Jorge
La riunione del mattino passò veloce e mi ritrovai con la testa abbastanza concentrata sulla partita, ma non del tutto. Non come al solito. La mia testa era alla sera prima e alla sera che avrei vissuto tra qualche ora, e anche a Werner che continuava a controllare il telefono alla ricerca di un qualsiasi riscontro da parte di Alessia. Lo vedevo sussurrare qualche parole in tedesco, in piena frustrazione, e non potevo che sogghignare.
Finita la riunione pranzammo tutti insieme, mangiando qualcosa di proteico e energetico, ma non troppo pesante. Non potevamo permetterci di correre meno del normale, come non potevamo in nessun modo perdere. Sapevo benissimo quanto fosse importante questa vittoria, non solo per la squadra e il suo morale, ma anche per i calorosi tifosi. Calorosi per gli altri... meno per me.
Sapevo di aver sbagliato qualche partita e di non aver brillato quanto avrei dovuto, ma avevo letto diversi commenti poco carini nei miei confronti che aveva reso ancora più importante la mia ottima prestazione in quelle partite. La vibrazione del mio cellulare mi fece irrigidire. Avevo paura di leggere delle scuse e per questo aprii con titubanza l'applicazione, trovando invece al suo interno un vocale di Alessia, che ben presto divennero tre.
- Guardalo come sorride! - urlò uno dei miei compagni dall'altra parte del tavolo, facendomi arrossire sulle guance. Il fatto che qualcuno se ne fosse accorto mi faceva pensare e mi metteva anche un poco a disagio, anche perché non si trattava di Mason o Werner, ma di un altro ragazzo che la sera prima non era stato neanche presente. Trovai tutti gli occhi su di me, facendomi sentire piccolo piccolo.
- Scusate ragazzi - dissi prima di alzarmi e allontanarmi per cercare un pò di privacy. Mi spostai fino a trovare una piccola conca e portai il telefono all'orecchio, cominciando a sentire il primo audio.
- Ciao Jorge, sono Alessia e volevo chiederti un favore.. -
- Dai Ale chiediglielo! - urlò una seconda ragazza, facendo sbuffare l'altra.
- Un attimo! Sei veramente impossibile Jenny! - la sentii lamentarsi, facendomi sorridere. Non era mai successo prima, tranne quella sera quando gentilmente mi aveva chiesto di uscire dal ristorante perché troppo tardi.
- Stavo dicendo... ti scoccia se viene anche una mia amica? Ci sarebbe un biglietto anche per lei? Mi sta tirando scema da questa mattina e non ci crede e continua a tampinarmi chiedendomi se può venire anche lei e ho fatto l'errore di dirle che te lo avrei chiesto quindi... niente te lo sto chiedendo - e lìaudio si interruppe con ancora di sottofondo il chiacchiericcio dell'amica di Alessia. Non aveva mai parlato di questa Jenny, ma visto che aveva parlato in italiano cominciavo a pensare che anche lei fosse originaria dell'Italia. Erano già amiche prima o si erano conosciute qui a Londra? Tutto quello mi rese ancora più curioso.
Guardai il telefono e posai il pollice sul secondo audio.
- Sempre se si può eh! Non voglio approfittarne, se è possibile bene, altrimenti se ne farà una ragione. E smettila Jenny! Mi stai facendo passare la voglia di chiederglielo! E sì, lo so, ma così è troppo. Cavolo scusami, ma mi rende pazza... comunque, solo se si può e non è un problema, veramente... non diventare pazzo, anche perché dovresti pensare alla partita... mi sento un'idiota... comunque quello che riesci, veramente - continuò lei, facendomi ridere. Sembrava realmente frustrata dalle insistenze dell'amica, ma non era solo quello che mi faceva sorridere, tanto quanto sentirla così indecisa e così attenta, oltre che essere in colpa! Nuovamente selezionai il terzo audio, portando il telefono all'orecchio.
- E ultima cosa, poi giuro che scompaio fino a questa sera... in bocca al lupo! O merda! O qualsiasi altra cosa che funziona... io farò il tifo per te e sono sicura che andrà benissimo. Grazie ancora, a dopo Jorge - finì lei, facendomi nuovamente arrossire. Il mio nome detto da lei prendeva un suono più dolce ed era molto più invitante. Era stato divertente sentire quel siparietto e ancora di più sentire quell'eccitazione nella sua voce. Sembrava felice di venire alla partita e io non potevo che esserlo a mia volta. Premetti il pollice sul tasto preposto e cominciai a parlare:
- Ciao Alessia, non c'è problema per i biglietti, te ne farò trovare due. E grazie per gli auguri, ci vediamo dopo - fu la mia semplice risposta. Avrei preferito vederla prima di partire, ma non potevo fare altrimenti: sarebbe una distrazione troppo grossa. Fissai la sua immagine profilo per qualche altro secondo prima di chiamare in biglietteria; tutti noi avevamo un numero di biglietti gratuiti da poter dare a famiglia e amici e solo raramente ne avevo utilizzati qualcuno, soprattutto per Natalia o Cat.
- Hey ciao, sono Jorginho... avrei bisogno di due biglietti per questa sera. Verrà a prenderli Alessia, del ristorante Gola. E per favore, potete anche farle trovare... - chiamai, cominciando a elencare delle piccole sorprese che mi avrebbe fatto piacere farle avere. Non era qualcosa a cui pensavo spesso, ma mi venne naturale farlo. A quanto ne sapevo quella sarebbe stata la sua prima partita allo stadio e volevo renderla indimenticabile. Misi giù la chiamata e aprii nuovamente Instagra, scrivendo ad Alessia.
*Ho fermato due biglietti, te e la tua amica avete il posto* le scrissi prima di mettere via il telefono e tornare insieme agli altri, che subito tornarono a guardarmi con sguardo interrogatorio e anche scocciato. Ovviamente quest'ultimo era di Werner. Non avrebbe mai accettato che qualcuno non lo calcolasse, dopotutto eravamo tutti noi abituati ad avere ciò che volevamo quando volevamo.
- Qui qualcuno è a puntino! Ed è bastata una mezza serata, la situazione è grave! - disse nuovamente Giroud, facendo ridere tutto il tavolo. Era bastato veramente troppo poco per far entrare Alessia nei miei pensieri e cominciavo a pensare che sì, sicuramente era infatuazione, ma poteva esserci anche di più. Ero solito stancarmi e, se non ottenevo ciò che volevo, rischiavo di perdere immediatamente interesse. Perché incasinarmi e sudare quando potevo raggiungere l'obiettivo senza far fatica?
Ecco, probabilmente Alessia valeva tutto lo sforzo.
Al pomeriggio facemmo una seconda veloce riunione, parlando di tattica e cercando di trovare una quadra su come giocare quella sera. Sarebbe stata una partita di testa e di gambe visto che gli avversari correvano come dannati e il mio ginocchio ultimamente aveva dato qualche problema nonostante la fisioterapia continua. Fortunatamente non era altro che un'infiammazione dovuta al sovraccarico, ma avevo sempre paura che potesse arrivare al punto di rottura. Tutti annuimmo e ci preparammo, prendendo il bus che in fretta ci portò allo stadio. Potevo sentire i vari cori e il calore degli inglesi e con essi l'adrenalina cominciare a salire. E anche un poco di paura, perché senza di essa si rischiava di peccare di superbia.
Ci cambiammo in silenzio, scambiando qualche battuta, ma rimanendo concentrati. Tutti stavano pensando a cosa fare a come comportarsi, come agire in base ai propri ruoli e compiti. Tutti avevamo la testa sulla partita e su quello che andava fatto: vincere. Lentamente ci spostammo verso la galleria e poi verso il campo, tacchetti delle scarpe affondavano sul prato e le urla dei tifosi ci invasero, facendomi sentire parte di qualcosa. Mi guardai in giro, osservai la tribuna, lì dove speravo ci fosse Alessia, e poi mi misi in posizione, gli occhi che guardavano solamente gli avversari e il pallone.
Pronto a giocare.
Me: vi avevo promesso un capitolo dalla parte di Alessia... ma mi sono confusa ahah il prossimo sarà dalla parte della giovane, mentre ora ci godiamo ancora un pò Jorge che si sta preparando alla partita!
Il prossimo capitolo arriverà lunedì come al solito e anche la prossima settimana ci saranno ben 3 aggiornamenti! E ci stiamo avvicinando a una serata... bollente!Vi ricordo, se volete, di votare e commentare i vari capitoli per farmi sapere se vi è piaciuto!!!
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About Last Night || Jorginho
RomanceFF su Jorginho <3 Alessia è emigrata a Londra in cerca di fortuna e per scappare da un passato pesante. Approdata nella grande città ormai da mesi, continua a lavorare nel ristorante italiano dello zio, ma i grandi sogni cominciano a sgretolarsi...