Jorge
Continuavamo a cantare, ballare e saltare. Avevamo vinto, anche se avevamo rischiato tanto. Era stata una bella partita, combattuta fino alla fine e sudata. Avevamo corso, fatto e subito falli e quel loro goal ci aveva ghiacciato il sangue nelle vene. Eravamo troppo sicuri dopo aver segnato e questo ci aveva tagliato le gambe. Mai e poi mai abbassare la guardia, ma ogni tanto capitava, l'importante era stato riprendersi e portare a casa i tre punti.
- Jorgi!! - urlarono i suoi compagni, mettendomi al centro dell'attenzione. Durante quel rigore mi ero sentito un vuoto nello stomaco, ma poi ho respirato, guardato la palla e la porta e respirato nuovamente. Era un mio mantra, qualcosa che mi aiutava a stemperare la tensione e concentrarmi su quello che dovevo fare. La testa, nei rigori, era ciò che contava veramente. Delle braccia muscolose mi abbracciavano mentre altri continuavano a cantare mentre si spogliavano e si infilavano sotto la doccia. Era il momento di prepararsi e festeggiare.
- Te la sei fatta sotto eh! Non ne mettevi una in buca da qualche partita - commentò Werner, facendo zittire coloro che l'avevano sentito. Non era una cosa carina da dire, a dir la verità era meglio evitare di parlare degli errori commessi nelle partite precedenti. Tutti sapevano quanto impegno ci mettevo e quanto male stavo nel fallire. Ogni fine partita, e soprattutto in trasferta, riguardavo interamente la partita per vedere dove avevo sbagliato e cosa potevo fare meglio. Il mio era un ruolo delicato e tutto girava sulla mia distribuzione.
- Si è portato il portafortuna oggi, lo guardava dagli spalti - replicò Mason, abbracciandomi e stemperando un poco la tensione. Alessia. Non ero riuscita a vederla chiaramente, ma avevo notato che i posti che avevo chiesto di riservare fossero occupati. Ora che l'adrenalina da partita stava scemando saliva la voglia di vederla, abbracciarla e semplicemente osservarla.
- Eccolo, l'abbiamo già riperso - commentò nuovamente Mason, facendo ridere l'intero spogliatoio, che tornò fortunatamente alla solita leggerezza.
Ci lavammo e preparammo, mettendoci un'eternità visto che continuavamo a scherzare e perdere tempo in qualsiasi modo possibile e immaginabile. Un secondo motivo per cui mi piaceva quella squadra era il gruppo, unito e coeso, scherzoso, ma serio nei momenti che contavano. Sulle nostre spalle avevamo unba responsabilità e un'obiettivo: la Champions League. Non qualcosa da poco, ma tutti volevamo arrivare a giocarci la finale e vincerla.
- Vieni con noi in auto? Almeno non ci sarà imbarazzo - domandai a Mason una volta usciti dagli spogliatoi e seguiti i nostri compagni attraverso il tunnel. Tutti avrebbero preso il pullman che li avrebbero portati al ristorante, in modo da passare un dopo partita in compagnia, ma avevo già avvisato che sarei arrivato con la mia auto e due ospiti. Speravo solo che Alessia si trovasse bene nel gruppo e che potesse legare con qualche altra moglie o fidanzata.
- Massi, solo perché hai segnato... e non prendertela per Werner, ce l'ha ancora per la ragazza - cercò di tirarmi su il morale. Non me l'ero presa, affatto, ma c'ero rimasto male visto che aveva toccato un nervo scoperto. Ancora mi chiedevo perché si fosse così intestardito e perché fosse diventato così stronzo.
- Non ti preccupare, so come è fatto - gli risposi prima di uscire sugli spalti. Raramente avevo visto il campo da quella prospettiva e speravo di non vederlo molto presto. Adoravo giocare, era diventato il mio sogno.
Camminai con al fianco Mason, il cuore che batteva all'impazzata e sembrava voler scoppiare. La cercai con lo sguardo, trovando però tutto completamente vuoto. Non capivo... ci eravamo accordati sul fatto che saremmo usciti insieme, quindi dov'era? Aveva avuto qualche problema? Ma non mi aveva scritto... Il panico, quello che neanche durante i rigori mi assaliva, ora sembrava avere il completo controllo del mio corpo.
- Jorge? - domandò una voce sottile dietro di me, facendomi rilassare e sorridere. Mi girai lentamente, trovandomi investito da Alessia. La ragazza mi era corsa incontro e aveva gettato le braccia intorno al mio collo, abbracciandomi con forza. Il mio cuore non poteva reggere di più; meccanicamente andai a stringerla, posando le mani sulla schiena coperta da una camicetta leggera e odorai il profumo dei suoi capelli.
- Oddio ma è stato fantastico! E quel rigore! Ho perso dieci anni di vita - la sentii commentare, senza però vederla in viso. Rimanemmo abbracciati per minuti perché nessuno dei due in verità voleva allentare la presa.
- Allora ti è piaciuta? - domandai, sogghignando. Ci avevo sperato, ma avevo dovuto aspettare la conferma fino a quel momento. Dopotutto per una persona che non era mai andata allo stadio quello sarebbe potuto risultare eccessivo.
- Da matti - rispose lei, sciogliendo lentamente l'abbraccio e tornando a qualche centimetro di distanza, ma non troppi. Era bellissima con quell'abbigliamento semplice e quel velo di trucco che rendeva i suoi occhi ancora più magnetici. Non si era stravolta per la partita, ma era rimasta semplice come piaceva a me.
- Stai... stai molto bene - balbettai, portandomi una mano tra i capelli ancora umidi, facendola arrossire. I capelli legati mettevano in risalto il viso leggermente lungo, ma particolare grazie agli zigomi alti e ai lineamenti molto delicati.
- Grazie, anche tu - la sentii ribattere, prima di vederla chiudersi nelle spalle e quasi nascondersi, come se si fosse improvvisamente vergognata di quell'abbraccio. C'era qualcosa su di lei che ancora non sapevo e che condizionava qualsiasi azione facesse.
- Emh emh - un colpo di tosse ci fece tutti girare e subito notai una ragazza bionda e appariscente. Era molto carina, curata in tutto e niente nel suo abbigliamento o trucco sembrava esser lasciato al caso. Lei doveva essere la famosa amica che aveva insistito per venire.
- Ah sì giusto... lei è Jenny la mia amica - ci presentò Alessia, indietreggiando un poco, come a lasciar lo spazio a noi due. Sorridendo strinsi la mano che Jenny aveva allungato e subito vidi i suoi occhi spalancarsi. Ecco, questo era lo sguardo che constantemente avevo addosso e di cui mi ero stancato. Sembrava meno ingenua e più navigata rispetto ad Alessia e stavo cominciando a chiedermi come potessero essere amiche quelle due. La salutai distrattamente, troppo preso da quella ragazza dagli occhi di smeraldo.
- Andiamo? La serata prevede una cena e poi pub visto che ci è concessa una pinta di birra - si intromise Mason, trovando l'attenzione di tutti. Alessia sorrise timida, rendendosi forse conto in quel momento che c'era anche una quarta persona di cui ignorava anche il nome mentre Jenny subito allungò la mano verso di lui, senza però riuscire a spiaccicare parola.
- Sì andiamo - acconsentii, avvicinandomi ad Alessia e cominciando a camminare con lei al fianco, la mia spalla che sfiorava la sua figura e la coda dell'occhio che la studiava. Con lei non sarebbe stato facile, anzi, sembrava di essere sulle montagne russe: col suo abbraccio, la sua presenza e i suoi messaggi avevo toccato la vetta, ma ci avevo messo anche pochissimo a tornare in basso visto che sembrava ricordarsi che non ci conoscevamo. Ma questo, forse, era ciò che più mi piaceva.
Me: ciao a tutti! Ecco il nuovo capitolo! La serata è iniziata e i due si sono rivisti, ma non solo, Mason è dalla parte parte Jorge e Alessia mentre Werner... beh lui non tanto e questo vorrà dire... guerra! I due si sono rivisti e Jorge è veramente preso da Alessia, ma Jenny accetterà la cosa senza dire niente?? Questa serata sarà... importante quindi seguitemi anche mercoledì quando uscirà il capitolo! ❤
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About Last Night || Jorginho
RomanceFF su Jorginho <3 Alessia è emigrata a Londra in cerca di fortuna e per scappare da un passato pesante. Approdata nella grande città ormai da mesi, continua a lavorare nel ristorante italiano dello zio, ma i grandi sogni cominciano a sgretolarsi...