«Questa é la tua camera.» Disse Chelsea spalancando la porta. Entrai posando l'unico borsone che avevo sul piccolo letto mal ridotto, mi guardai attorno, la stanza era piccola, spoglia e triste ma non mi importava, mi serviva solo un posto dove stare.
«Sistemati pure, appena hai finito raggiungimi in cucina.» Chelsea si voltò camminando verso il corridoio sistemandosi i cortissimi capelli rosso fuoco. Mi voltai anche io però verso il borsone, sospirando l'aprii prendendo la prima cosa: la nostra foto, la guardai a lungo e un dolore mi attraversò il petto, la infilai in fondo al borsone cercando di non pensarci. Perché è così che si fa: si va avanti, nonostante il dolore, nonostante le mancanze, si va avanti perché non si ha altra scelta. Tirai fuori una maglietta sgualcita e la sistemai dentro una piccola cassettiera. Quella stanza era orrenda. Dopo aver sistemato altri vestiti raggiunsi la mia nuova coinquilina in cucina. «Allora come ti sembra?» Mi chiese aprendo il frigorifero e tirando fuori un cartone di latte «Per me va bene» Risposi «Quindi rimani?» Mi chiese con tono sorpreso bevendo il latte direttamente dal cartone. «Certo.» Restò un momento in silenzio per rimettere a posto il latte «Te lo chiedo perché quella stanza fa pena e non ho mai tempo di riverniciarla, tutti quelli che volevano trasferirsi qui prima mi hanno conosciuta e soprattutto visto la camera, mentre tu non hai fatto nessuna di queste due cose, hai accettato immediatamente» Si appoggiò al piccolo tavolo che ci divideva. «Ho solo bisogno di un posto dove stare, andrò via fra qualche mese.» Smise di guardarmi prendendo una felpa sul piccolo divano della cucina. «Comunque, divideremo l'affitto, ecco le chiavi della casa.» si avvicinò porgendomele. «Adesso scappo, ho le prove con la mia band.» Infilò la felpa mentre mettevo le chiavi nella tasca dei jeans. «A dopo Hayley.» Mi salutò con la mano uscendo dalla porta d'ingresso, l'appartamento tornò silenzioso, andai in camera per finire di sistemare il resto delle poche cose che possedevo. In un anno mi ero già trasferita in dieci posti diversi, sempre più lontana da quel posto, nuovi lavori, nuove coinquiline, anche da qui me ne sarei andata presto, dovevo soltanto raccogliere un po' di soldi con un nuovo lavoro. Dopo aver finito di sistemare le cose che avevo dentro borsone, tranne la foto, lo gettai dentro l'armadio, andai in bagno sistemando lo spazzolino accanto a quello di Chelsea dentro un bicchiere e appesi l'accappatoio dietro la porta. Andai in cucina e guardai il grande orologio appeso al muro: erano già le sette di sera così decisi di riposarmi un po' distendendomi sul piccolo divano e accendendo la tv.
«Dai Jacob, vai adesso.» Mi svegliai sentendo la voce di Chelsea. «Fammi prendere la giacca, non spingere Chelsea!» Una voce maschile rispose a quella della mia coinquilina che intanto rideva, ero ancora sul divano, avevo dormito lì? Mi alzai e andai verso l'ingresso, da dove provenivano le voci, vidi Chelsea e un ragazzo molto alto con i capelli lunghi intento a baciarla e a stringerla a se. Rimasi ferma un secondo e poi imbarazzata indietreggiai rientrando in cucina senza fare rumore. «Ora vai.» Disse Chelsea dopo qualche minuto, sentii bisbigliare e poi la porta chiudersi. Mi sedetti sul divano mentre Chelsea rientrava in cucina. «Ti sei svegliata adesso?» Mi chiese sedendosi su una sedia di fronte a me mentre annuivo «Ieri sono rientrata tardi e ti ho vista dormire sul divano, non volevo disturbarti.» Annuii di nuovo. «Hai sentito me e Jacob?» Arrossii «No, tranquilla» Lei rise. «Vuoi fare colazione? Ho latte e cereali.» Si alzò andando verso il frigorifero e prendendo il latte di ieri. «No grazie, faccio colazione fuori.» Rifiutai pensando che Chelsea aveva bevuto da quel cartone il giorno prima. «Qui non c'è molto da fare ti avverto.» Sorrise prendendo i cereali. «Hai già trovato un lavoro?» Mi chiese cogliendomi alla sprovvista. «No ma comincio oggi a cercare.» Decisi sul momento. «Sei di poche parole Hayley.» Mi fissò come se volesse leggermi dentro. «Sono fatta così...» Risposi mentendo, volevo soltanto non legarmi più a nessuno.
Pochi minuti dopo ero fuori casa.L'aria fresca di settembre mi soffiava sul viso mentre camminavo svelta per le vie di quella piccola città, decisi di non allontanarmi troppo perché non conoscevo bene la zona così mi fermai davanti un piccolo bar per prendere un caffè, entrai e mi avvicinai al bancone ma sembrava non esserci nessuno.
«Buongiorno.» Dissi ad alta voce per farmi sentire ma nessuno rispose.
«Non puoi continuare a tenerlo, fa schifo questo posto!» Sentii una voce femminile gridare. «Basta Carol, so cosa fare.» Rispose una voce maschile.
La porta da dove venivano le voci si aprì e la donna si precipitò fuori dal bar senza nemmeno guardarmi, mi voltai per guardarla uscire.
«Scusaci, dimmi pure» Mi voltai sentendo la voce maschile dietro di me, era un anziano signore. «Si... solo un caffè...» Dissi sedendomi al bancone. «Sei appena arrivata?» Mi chiese avvicinandosi alla macchinetta del caffè. «Ehm si...» Risposi confusa, come faceva a saperlo? «Te lo chiedo perché nessuno viene mai qui a parte i soliti clienti.» Rise prendendo una cialda. «Sei solo di passaggio?» Chiese guardandomi. «No, mi sono trasferita ma in un certo senso, insomma si.» Perché me lo chiedeva? «Posso chiederti come mai? Sai, non è una cittadina molto conosciuta.» Avevo finito quasi tutti i soldi quindi mi serviva un lavoro per ricominciare a viaggiare sempre più lontana da quel posto ma non potevo dirglielo. «Mi piace viaggiare...» Risposi solamente. «Se avessi la tua età lo farei anche io... posso chiederti come ti chiami?» Il caffè cominciò ad uscire dalla macchinetta. «Ehm... Hayley...» Sospirai a disagio. «Hayley,scusa per averti fatto assistere alla lite di poco fa... mia figlia crede che vendere questo bar per trasformarlo in uno stupido fast food sia la cosa migliore, io sono molto legato a questo posto e voglio tenerlo anche se ormai la gente non viene quasi più...» Non capivo perché si confidava così con me. «Non spaventarti Hayley sono solo un povero vecchio che ama raccontare la propria vita alla gente.» Risi guardandolo mentre mi porgeva il caffè fumante. «Grazie mille...» Dissi portando la tazzina alle labbra. «Che sbadato, io sono Adam.» Annuii sorseggiando il caffè bollente. «La vita qui non è facile Hayley, se non hai un lavoro non hai niente, per questo mi rifiuto di andare in pensione anche se alla mia età, dovrei.» Sospirò scuotendo la testa e io abbassai lo sguardo. «Tu hai un lavoro?» Mi chiese poi. «No... mi sono trasferita solo ieri.» Adam rimase silenzioso per qualche minuto. «So che questo non è quello che hai sempre sognato ma posso offrirti un posto qui.» Spalancai gli occhi. «Davvero?» Poggiai la tazzina sul bancone fissandolo sbalordita, come poteva? Mi conosceva appena. «Si, lo vuoi?» Avevo disperatamente bisogno di un lavoro per pagare l'affitto. «Certo, grazie tante!» Sorrisi al signore che avevo appena conosciuto ma che mi aveva già presa a lavorare nel suo bar. «Purtroppo non posso pagarti molto Hayley, ma voglio aiutarti un po'.» Si appoggiò al bancone prendendo la tazzina ormai vuota. «Per me è veramente fantastico, la ringrazio tantissimo.» Lui rise. «Chiamami pure Adam, puoi iniziare da domani.» Sorrisi di più di prima, lo ringraziai di nuovo e felice mi incamminai verso casa.
«Sei tornata.» Disse Chelsea vedendomi entrare nella piccola cucina. «Si, ho trovato un lavoro.» Lei mi sorrise. «Congratulazioni Hayley.» La ringraziai. «Sai, avevo pensato alla tua stanza, quelle pareti scure fanno rabbrividire, non trovi? Potremmo dipingerle.» Propose entusiasta. «Si, va bene» Annuii. «Perfetto, vado a cambiarmi e poi usciamo a comprare la vernice.» Corse nella sua stanza mentre io andai in bagno a cercare un elastico per legarmi i capelli castani che tanto odiavo, lo trovai e guardandomi allo specchio cercai di fare una cosa di cavallo decente, mi soffermai a guardare i miei occhi verdi: erano spenti e tristi, sapevo che non si sarebbero mai riaccesi di emozioni. «Io sono pronta!» Gridò Chelsea dalla cucina.
Dopo qualche ora la stanza riprese un po' di vita con le nuovi pareti azzurro cielo, mi piaceva, avevamo sporcato tutto ma ne era valsa la pena. «Vado a farmi una doccia, sono tutta sporca.» La mia coinquilina rise lasciandomi sola dentro la stanza, sentii l'acqua della doccia scorrere e mi coricai sul pavimento invasa dal l'odore di vernice fresca.
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Fidati di me occhi verdi
RomanceTumblr: wattpad-trustmegreeneyes Dopo quella notte aveva congelato il suo cuore: rendendolo impenetrabile e privo di emozioni. Continuava a fuggire dagli affetti restando fredda e distaccata. Riuscirà mai a tenersi fuori da tutto anche dopo essersi...