12 Capitolo

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Arrivata al lavoro vidi Adam parlare con sua figlia. «Vai a comprare la vernice io mi occupo del bar.» Sentii dire ad Adam. «Avete bisogno di vernice?» Chiesi mentre Carol mi fissava. «Si, oggi vogliamo dipingere il locale.» Disse Adam con aria soddisfatta. «Io ne ho a casa, l'ho usata per dipingere la mia camera.» Lui mi sorrise. «Ti è avanzata?» Annuii. «Vado a prenderla se vuoi, non ci metto molto.» Lui mi sorrise mentre la porta del bar si apriva. «Oggi chiudiamo il bar, si vernicia.» Disse alla persona che era appena entrata, mi voltai, era Davis, sorrisi automaticamente vedendo il suo viso. «Che vuoi dire?» Chiese Davis ricambiando il mio sorriso. «Accompagnami a prendere la vernice a casa.» Dissi tirandolo per un braccio.
Appena rientrammo al bar tirammo fuori i pennelli e aprimmo la vernice. «Mi raccomando, non schizzarla ovunque.» Lo avvertii, lui sorrise senza rispondere, mi abbassai e immersi un pennello nella vernice color mare, quando mi alzai sentii Davis ridere e poi avvicinarsi a me. «Da dove iniziamo?» Gli chiesi voltandomi verso di lui. «Io ho un'idea...» Alzò la mano e mi accarezzò il viso, rimasi immobile fissando i suoi occhi, era così bello, quando smise di accarezzarmi, però, mi accorsi che mi aveva sporcata di vernice sulla guancia. «Ma che...» Non finii di parlare che lui mi sporcò l'altra guancia. «Vuoi la guerra allora.» Dissi lanciando il pennello per terra e immergendo le mani nella vernice, lui cominciò a correre fingendosi preoccupato. «Risparmiami, ti prego!» Gridò scoppiando a ridere e prendendomi in giro, lo rincorsi fino a quando, stanca, inciampai sui miei stessi piedi, risi anche io sentendo i passi di Davis avvicinarsi per poi vederlo distendersi su di me reggendosi soltanto con le braccia. «Ho vinto?» Mi chiese guardandomi negli occhi. «Solo questa volta.» Risposi toccandogli le braccia e sporcandolo con la vernice che avevo sulle mani.
«Allora iniziamo a verniciare oppure dovete ancora giocare?» Chiese Adam uscendo dal retro del negozio, Davis scattò in piedi aiutandomi ad alzarmi mentre diventavo rossa, ci aveva visti.
Davis mi riaccompagnò a casa quel pomeriggio dopo aver verniciato per bene il bar, quando rientrai Chelsea era già andata via, per la tournée con la band. Feci una doccia per lavare via il blu sulla mia pelle pensando a Davis, quel ragazzo era unico, sorrisi ricordando anche il tenero Billy, erano successe tante cose ed erano passati così tanti mesi, troppi mesi, non restavo mai così tanto in un posto, mi ero affezionata così tanto a Chelsea, Adam, alla band a Davis... immaginai il suo viso sempre allegro e il mio cuore si riscaldò, amavo le sensazioni che mi faceva provare, io ero innamorata di lui, e questa cosa mi spaventava, molto, anzi troppo.
Con il lavoro al bar avevo già raccolto abbastanza soldi per andar via, avevo tutte le ragioni per cambiare città ma il mio cuore, il mio cuore mi diceva di rimanere, sospirai portandomi le mani sulla testa, perché, perché tutte queste emozioni mi prendevano proprio ora? Smisi di pensarci appena il cellulare cominciò a vibrare nella mia tasca, era Chelsea. «Pronto?» Risposi cercando di assumere un tono allegro. «Hayley, siamo appena partiti, tutto ok? Hai una voce strana.» Come faceva ad accorgersene sempre? «Oh no, sta tranquilla, ero immersa nei miei pensieri, ti stai divertendo?» Lei sospirò. «Dimmi cosa hai o non ti lascio più in pace.» Disse seria. «Ma niente lascia stare.» Insistetti. «Hayley, sono Chelsea quindi devo saperlo.» Cominciai a torturarmi le dita. «Pensavo solo che forse, per me, sia meglio ricominciare a viaggiare ho raccolto abbastanza soldi.» Ammisi, lei doveva saperlo, le avevo detto sin dall'inizio che sarei andata via, ma le cose erano così cambiate. «Stai scherzando spero... non puoi ricominciare d'accapo in un'altra città, dannazione Hayley! Pensa a Davis, pensa a me! Con quei soldi puoi comprarci altro!» Gridò al telefono, mi stava sgridando per bene. «Io, non so cosa fare.» Risposi bisbigliando. «Perché non compri un letto? Quello che hai è vecchio, ti prego, ascoltami, pensaci.» Sospirai, non dovevo lamentarmi con lei, doveva divertirsi, era in tournée. «Ci penserò, tu per ora divertiti, ci sentiamo.» Dissi riattaccando.

Quella notte il sonno arrivò tardi portando solo incubi, non facevo che sognare lei, solo lei. Mi mancava terribilmente, perché era andata via da me? Continuavo a pensare. Sentendomi sola.

Fidati di me occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora