22 Capitolo

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Il vento mi scompigliava i capelli, i miei veri capelli, li avevo tinti del mio colore naturale, adesso si, mi sentivo veramente io. «Siamo vicini.» Dissi carica d'ansia, non vedevo i miei genitori da moltissimo tempo. «Ehi, sta tranquilla, di sicuro saranno contentissimi.» Rispose Davis rassicurandomi. «Accosta qui.» Fece come gli avevo chiesto e io, titubante scesi dall'auto, feci il giro e raggiunsi Davis, afferrai la sua mano decisa a non lasciarla più andare, respirai profondamente e poi camminai verso la piccola casa bianca, quella dove avevo vissuto quasi tutta la mia vita, ci fermammo davanti la porta e poi ci guardammo. «Pronta?» Mi chiese, lo guardai ancora di più e poi annuii, suonai il campanello,sentii dei passi e poi la porta aprirsi, era mia madre. «Mia?» Sorrisi. «Sono a casa.» Dissi mentre mi abbracciava forte. «George!» Gridò mia madre a mio padre. «Non urlare, cosa hai?» Chiese con voce stanca. «Mia!» Gridò non appena mi vide, corse anche lui ad abbracciarmi. «Ci sei mancata tesoro, ci sei mancata tantissimo.» Mi abbracciarono più forte e qualche lacrima scese dai miei occhi. «Mamma, papà lui è Davis.» Dissi staccandomi da loro e presentandolo. «Salve.» Li salutò e loro ricambiarono. «Entrate, devi raccontarmi molte cose.» Disse mia madre facendoci strada verso il salone.
Restammo a parlare tutto il pomeriggio.
«È ora di cena, vi fermate a mangiare con noi?» Chiese mia madre contenta, io annuii, non avevo smesso di sorridere da quando eravamo arrivati. «Allora preparo qualcosa, perché non vai a vedere la tua camera nel frattempo?» Non entravo in quella stanza da moltissimo tempo, non so se era una buona idea ma decisi comunque di vederla, presi la mano di Davis e salii le scale fermandomi davanti la mia camera, aprii la porta ed entrammo. «È rimasto tutto come avevo lasciato.» Ammisi sedendomi sul mio letto, c'era ancora quell'odore. «Siete tu e Brooke queste?» Mi chiese Davis guardando una foto appesa nella mia bacheca, mi alzai avvicinandomi. «Si, è lei.» Eravamo sedute sul prato del nostro giardino e sorridevamo a chi stava scattando la foto, eravamo così piccole. «Vieni.» Dissi a Davis, volevo vedere la sua camera.
Anche la sua era rimasta così come l'aveva lasciata, mi faceva stare male guardare la sua stanza senza di lei ma con Davis accanto mi sentivo protetta da qualsiasi male, così sorrisi non pensando ai brutti momenti ma a quelli belli, quelli che avevano cambiato la mia vita in meglio.
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Dedicata ai veri Mia e Davis che non hanno mai smesso di amarsi.

Fidati di me occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora