19 Capitolo

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«Hai preso tutto?» Mi chiese Chelsea uscendo dalla porta d'ingresso. «Credo di si.» Risposi prendendo il mio borsone, alla fine mi aveva convinta a venire con lei, in fondo era solo un giorno. Alzai lo sguardo e vidi i grandi occhi di Chad fissarmi. «Ti aiuto?» Mi chiese. «No, grazie, è solo un borsone.» Lui non mi ascoltò, lo prese e se lo caricò su una spalla.
Viaggiammo su un piccolo furgoncino con gli strumenti, Chad si era seduto accanto a me, forse troppo vicino, riuscivo a sentire il suo respiro sul mio collo.
Cantarono e scherzarono per tutto il viaggio e non appena arrivammo ci fermammo in un piccolo motel, io e Chelsea prendemmo una piccola camera con un letto matrimoniale, era una stanza sudicia e mal ridotta. «Confortante, eh?» Disse sarcastica Chelsea mentre apriva il piccolo frigo che nemmeno funzionava. «Temo che ci possano anche essere degli scarafaggi sul letto.» Ammise disgustata, io risi per la sua espressione. «Controlliamo allora.» Risposi prendendo le coperte e tirandole via, le lenzuola erano pulite, Chelsea tirò un sospiro di sollievo e poi scoppiammo a ridere.
La sera rimasi a guardarli suonare al Music bar cantando le loro canzoni, quando finirono mi raggiunsero. «Come è stato?» Mi chiese Lucy. «Grandioso.» Risposi sorridendo e tirando fuori il cellulare, nessuna chiamata e nessun messaggio. «Andiamo a bere qualcosa in camera?» Chiese Mark e tutti annuirono entusiasti. «Io mi faccio una passeggiata, vieni con me Mia?» Propose Chad guardandomi, accettai perché non mi piaceva bere, mi offrì la sua mano io posai il cellulare e l'afferrai.
Uscimmo dal bar cominciando a passeggiare, non era male, l'aria era meno fredda delle altre sere. «Ti siamo piaciuti davvero?» Mi chiese sorridendo, io annuii ricambiando il sorriso. «Sei davvero bella sta sera.» Disse prendendomi alla sprovvista. «Oh, beh... grazie mille.» Risi imbarazzata. «Chelsea mi ha detto quello che è successo, anche di Davis.» Disse guardando il cemento sotto i suoi piedi, io feci qualche altro passo e poi parlai. «Si, cerco di riprendermi.» Alzai le spalle, era così, ci stavo male perché fra tutti i modi per essere felice io avevo scelto lui ma, non avevo avuto la possibilità di dimostrarlo e mi odiavo per questo, mi ero di nuovo chiusa in me stessa quando voleva che parlassi che mi esprimessi, non lo facevo dalla morte di mia sorella, quello mi aveva sconvolta, aveva lasciato un dolore che non era più andato via.
Davis dannazione perché non tornavi? Io ti aspettavo, io ero lì per lui, io volevo rimediare, ricordo ancora il suo sguardo prima che sparisse il giorno dopo. «Mia?» Sentii la voce di Chad che mi risvegliò dai miei pensieri, da quanto non lo stavo ascoltando? «Cosa? Io... scusa, stavo pensando.» Lui mi guardò preoccupato. «Tranquilla, ti chiedevo,vuoi prendere un gelato?» Mi chiese, no, non ne avevo più voglia, volevo tornare in camera. «No grazie, sono stanca, voglio tornare in camera.» Il suo sguardo si spense, sembrava deluso. «Oh... va bene, torniamo.» Cominciammo a camminare verso il motel rimanendo in silenzio.
Quando arrivammo davanti la mia camera l'aprii e poi mi voltai verso Chad. «Grazie per avermi accompagnata, a domani.» Lo salutai voltandomi di nuovo quando lui mi afferrò la mano, mi girai confusa ma non ebbi nemmeno il tempo di accorgermi cosa stava facendo che mi ritrovai le sue labbra sopra le mie, lo spinsi via. «Cosa fai?» Chiesi sconvolta. «Io, mi dispiace... credevo...» Non ebbe il tempo di finire la frase che la porta della camera di Mark si spalancò, erano Lucy e Chelsea. «Ma cosa fate?» Chiese Chelsea guardando la mia faccia sconvolta. «Meglio andare a dormire.» Dissi guardando prima lei e poi lo sguardo imbarazzato di Chad, entrai in camera correndo verso il bagno per piangere.
Quella notte non avevo dormito, avevo pensato, pensato e basta ascoltando il respiro regolare di Chelsea che, alla fine, stanca di chiedermi cosa fosse successo si addormentò.
La mattina dopo partimmo, non guardai nemmeno Chad, lui sapeva cosa c'era tra me e Davis, ancora non capivo il perché di quel gesto, il viaggio lo passai accanto a Mark, era un tipo tranquillo e non parlava molto e questo mi aiutava a pensare ancora.

Fidati di me occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora