9 Capitolo

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Sabato mattina mi alzai dal letto più scoraggiata che mai, ripensando alle parole di Michael.
Chelsea mi accompagnò al lavoro e anche lei notò che c'era qualcosa che non andava in me ma non confessai.
«Buongiorno.» Mi salutò Adam, ricambiai sorridendo debolmente. «Finalmente sabato, non è così? Domani riposo.» Disse scherzando mentre annuivo ancora non in vena di scherzi.
"Significhi molto per lui allora."
Aveva detto così Michael, ed era veramente così? A quel pensiero il mio cuore cominciò a battere più velocemente, il rumore della porta che si aprì mi distrasse dai pensieri che mi tartassavano, alzai lo sguardo e vidi Davis che entrava senza dire niente, sembrava pallido, mi guardò con aria triste ma non disse nulla si avvicinò soltanto sfiorandomi un braccio e poi andò dietro il bancone lasciandomi da sola con i brividi che solo lui sapeva provocare.
La giornata passò così, non ci parlammo, non voleva che scoprissi cose sul suo passato evidentemente, ed evidentemente non significavo molto per lui, il mio cuore mancò un battito a come stavo pensando, non potevo biasimarlo, non avevo niente di speciale.
Alzavo lo sguardo e lo vedevo assente, forse pensieroso, mi veniva da urlare e scappare via. Io lo avevo ridotto così con le mie stupide parole.
Appena Adam ci disse che potevamo andare schizzai fuori dal bar convinta che niente mi avrebbe fermata, quando poi parlò. «Occhi verdi, ti prego...» Mi fermai socchiudendo gli occhi e voltandomi verso di lui. «Mi dispiace Davis, non avrei dovuto dirti quelle cose ieri.» Lui sospirò avvicinandosi a me. «Devi sapere che è la verità, sono cresciuto senza i miei genitori, non so nemmeno chi sia mio padre.» Scosse la testa appoggiandosi al muretto, lo feci anche io appoggiandomi accanto a lui. «Mia madre aveva diciassette anni quando rimase incinta.» Rimasi in silenzio per fargli capire che stavo ascoltando, fece una pausa e poi continuò. «I suoi genitori la cacciarono via di casa dicendole che non faceva più parte della famiglia, solo sua sorella continuò a scriverle lettere quando mia madre andò via.» Abbassò lo sguardo, e lo feci anche io. «Mia zia è sempre stata molto legata a mia madre, si volevano veramente bene. Dopo due mesi mia zia lasciò la casa dei suoi genitori per trasferirsi in una piccola casetta in campagna, non sopportava il fatto di avere intorno le persone che avevano cacciato via sua sorella.» Delle lacrime fecero capolinea sulle mie guance, mi ricordava tanto lei. «I mesi passavano e mia madre non scrisse più a sua sorella fino a quando una mattina, uscendo di casa trovò sulle scale una cesta con dentro un neonato.» Smise di parlare e io asciugai in fretta le lacrime. «E-eri tu?» Domandai con un fil di voce mentre annuiva. «Mi lasciò a mia zia, forse non poteva mantenermi, mi sono fatto tante domande ma non so se potrò mai dare una risposta ad ognuno di loro.» Sospirò guardando il cielo pieno di nuvole. «A quattordici anni Adam mi prese a lavorare con lui, ne sono molto grato.» Sorrise debolmente mentre mi prendeva la mano nella sua, strinsi forte le sue dita facendogli capire che ero lì, lì con lui. «Non esiste momento più bello di quando intrecci le dita in quelle di un'altra persona lei te le stringe.» Mi disse facendomi sorridere, mi spostai più vicina a lui e lentamente allungai le braccia per stringerlo a me, chiusi gli occhi pensando a ciò che mi aveva appena detto. «Hayley!» Gridò Chelsea facendomi sobbalzare. «È arrivata.» Dissi staccandomi da Davis, lui annuì sorridendomi.

Mentre salivo le scale per arrivare al mio appartamento il mio cellulare vibrò.
Domani vieni in campagna con me e Billy, ti prego.
Sorrisi. «Vuoi dirmi che è successo?» Disse Chelsea aprendo la porta di casa, mi affrettai a rispondere.
Ci sarò, dimmi a che ora.
«Allora?» Chiese ancora Chelsea mentre sorridevo. «Domani sono con lui.» La mia amica spalancò la bocca per lanciare un urletto e poi mi abbracciò. «Usciamo solo insieme, non fare così.» Risposi ridendo.

La mattina dopo non facevo altro che pensare a Davis, mi affacciai alla finestra per la millesima volta per controllare se fosse arrivato, alzai lo sguardo al cielo e notai dei nuvoloni grigi, non era la tipica giornata per una passeggiata ma non mi importava, «Hayley! C'è Davis!» Gridò Chelsea, sorrisi prendendo la borsa e precipitandomi verso l'ingresso. «A dopo!» Gridai anche io uscendo.
Ero così felice, così felice di stare con lui.

Fidati di me occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora