6 Capitolo

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«Fa come se fossi a casa tua.» Disse Davis facendomi entrare nel suo appartamento. Aveva un enorme salone. «Dove è il cucciolo?» Domandai guardandolo, sorrise camminando verso il corridoio. «Vieni.» Disse mentre lo seguivo, si fermò davanti una porta e appena l'aprì capii che era la sua camera da letto. «Guarda,sta dormendo.» Disse, il piccolo era raggomitolato su se stesso sopra il grande letto, ci avvicinammo. Davis si sedette accanto al cucciolo mentre io restai in piedi. «Puoi sederti, sta tranquilla.» Mi sorrise accarezzando il cagnolino, feci come aveva detto accarezzandolo come lui. «Bob?» Mi chiese alzando lo sguardo su di me. «Come? Meglio Bobby.» Lui scosse la testa. «No no, Billy?» Annuii, il nome Billy mi piaceva per il nostro piccolo. «Guarda come dorme tranquillo.» Dissi abbassando la voce. «Nemmeno la musica a tutto volume lo sveglierebbe.» Risi accarezzando le orecchie di Billy mentre mi ricordavo del mio iPod. «A proposito di musica... il mio iPod?» Chiesi, mi guardò e poi scattò in piedi avvicinandosi al grande cassettone. «Eccolo.» Lo agitò in aria facendomelo vedere per poi sedersi sul letto, tirò fuori dalla tasca dei jeans delle cuffie e poi si distese accanto a me. «Cosa fai?» Chiesi scansandomi. «Stenditi.» Aggrottai le sopracciglia alzandomi. «Ma perché?» Si alzò anche lui svegliando Billy per sbaglio. «Torna a dormire piccolo.» Disse accarezzandogli la testa, lui non gli diede ascolto scendendo giù dal letto e guardandomi. «Avanti, fidati, stenditi.» Indicò il letto, cosa aveva? Indietreggiai sbattendo contro il comodino mentre rideva, spalancai gli occhi. «Ridi di me?» Chiesi con aria di sfida, si avvicinò sorridendo. «Si, occhi verdi sei buffa.» Spalancai gli occhi ancora di più spingendolo via da me e cominciando a correre per la stanza ridendo. «Vieni qui!» Gridò ridendo anche lui, uscii dalla stanza correndo in cucina. «Mai!» Risi di più mentre mi fermavo dietro il tavolo, lo guardai mentre mi sorrideva con aria divertita. Cercò di prendermi ma scappai in salone inciampando sui miei piedi, mi ritrovai a terra mentre Davis si avvicinava. «Tutto ok?» Rise chiedendomelo, mi faceva innervosire, lentamente si distese accanto a me sul pavimento. «Visto? Ora ti sei distesa.» Lo presi in giro con una smorfia mentre prendeva il mio iPod e poi le sue cuffie. «Dimmi se ti piace.» Me ne porse una mentre azionava il tasto play. «Volevi farmi distendere solo per ascoltare la musica?» Chiesi, si voltò su un fianco guardandomi con quegli occhi scuri e poi annuì.
Chiusi gli occhi appena la musica partì, non mi ero mai sentita così calma dopo quella notte. Perché Davis mi faceva questo effetto? Non potevo permetterglielo, dovevo strappare quella cuffietta dalle mie orecchie e scappare da casa sua, non doveva avvicinarsi tanto a me, solo che non riuscivo a muovermi, restavo ferma sentendo il suo sguardo bruciarmi la pelle, cosa mi stava facendo? Ero cambiata? No, non potevo.
Aprii gli occhi quando Billy mi leccò la guancia, risi. «Ehi, cosa fai!» Lo accarezzai alzandomi e sedendomi sul divano, Davis restò a guardarmi in silenzio. «Cosa c'è?» Gli chiesi mentre il cucciolo saltava sul divano insieme a me. «Niente...» Rispose sorridendo. «Allora perché mi fissi così?» Chiesi ancora arrossendo. «Perché sei bellissima.» Spalancai gli occhi mentre le guance prendevano fuoco, abbassai lo sguardo mentre lui si alzava e si avvicinava a me. «E poi, questi occhi verdi...» Mi alzò il mento con due dita fissando i miei occhi verdi con i suoi marroni, trasmettendo parole ed emozioni senza aprire bocca, distolsi lo sguardo stordita dalle sue attenzioni, si allontanò avvicinandosi al tavolino basso, mi aggiustai sul divano cercando di ricompormi. «Adesso, mettiamo un po' di musica.» Disse cliccando qualcosa sullo stereo. «Ma l'abbiamo già ascoltata.» Dissi alzandomi mentre Billy restava sul divano. «Questa è diversa...» Schiacciò un tasto e una canzone con il ritmo incalzante partì. «Ma cosa fai?» Gli chiesi spostando i capelli indietro, si avvicinò prendendomi le mani e cominciando a muoversi al ritmo della canzone, risi insieme a lui mentre ci muovevamo in sincronia, la canzone finì presto, ci bloccammo e io alzai la mano sfiorandogli il viso e lui fece lo stesso toccando lo zigomo, ormai guarito, cosa stavo facendo? Una nuova canzone, lenta, uscì dolce dalla radio facendo muovere nuovamente Davis, mi poggiò le mani sul fianco facendomi sussultare mentre io poggiavo, esitante, le mie sulle sue forti spalle. «Balliamo?» Mi chiese. «Balliamo.» Risposi sorridendogli e smettendo di preoccuparmi, cominciò a ballare e io trasportata da lui, era davvero bravo, appoggiai la testa sul suo petto sentendo il suo odore, chiusi gli occhi abbandonandomi. «Se hai bisogno di qualcuno che ti abbracci a qualsiasi ora della giornata, io sono qui.» Scherzò, lo guardai ridendo anche io mentre lo colpivo scherzosamente sulla spalla.
Il nostro ballo continuò fino a quando la canzone non finì, stanca mi sedetti sul divano guardando l'ora. «Ora devo proprio andare Davis.» Dissi guardandolo. «Ti accompagno a casa.» Sorrisi ringraziandolo, salutai Billy e poi uscimmo.
Appena rientrai Chelsea era in cucina ad aspettarmi. «Raccontami tutto.» Dopo la rottura con Jacob non era ancora uscita di casa, erano due giorni che indossava sempre lo stesso pigiama. «Mi ha restituito l'iPod.» Dissi sorridendo.
Quella sera quando andai a letto ripensando alla giornata: non avevo mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto dopo quella notte, Chelsea e Davis erano speciali, era un bene o un male? Tutto questo mi stava spaventando ma non riuscivo più ad essere fredda con loro.

L'ultima giornata di riposo era arrivata e stavo già meglio, rimaneva solo un piccolo segno viola sopra lo zigomo che sarebbe scomparso a breve. «Oggi è l'ultimo giorno.» Disse Davis facendomi scendere dalla sua moto. «Lo so, io sono contenta di tornare a lavoro... ma, mi spieghi cosa ci facciamo in campagna?» Avevamo fatto un viaggio lungo mezz'ora, l'aria fredda annunciava l'arrivo dell'inverno e desideravo tanto essere a letto in quel momento. «Io sono cresciuto qua.» Disse sorridendo debolmente. «Davvero?» Mi guardai attorno notando quanto fosse rilassante quel silenzio, Davis annuì cominciando a camminare. «Voglio farti vedere una cosa.» Mi prese la mano guidandomi verso un piccolo sentiero pieno di erbacce fino a raggiungere un piccolo spiazzale. «Venivo qui a giocare con mia zia, mi arrampicavo su questo albero.» Alzai lo sguardo notando quanto erano larghi i rami. «Vivevi qui con tutta la tua famiglia?» Gli chiesi guardandomi attorno, era un posto incantevole. «Solo con mia zia...» Disse quasi senza voce abbassando lo sguardo, non feci altre domande per evitare di metterlo a disagio. «È veramente bello.» Sorrisi mentre lo faceva anche lui. «Sediamoci.» Indicò le radici dell'albero, feci come mi aveva detto. «Ci hai vissuto per tanto tempo?» Chiesi ancora evitando di chiedergli della famiglia. «Fino ai sedici anni, poi mi sono trasferito in città.» Rispose e io annuii. «Da solo?» Scosse la testa. «No, con un mio amico, quello dove dovevo andare prima che insomma... quell'uomo.» Annuii capendo di cosa stesse parlando, ricordai la paura di quell'attimo: prima di essere colpita. «Ma ora raccontami un po' di te.» Disse guardandomi e avvicinandosi. «Non c'è niente da dire...» Abbassai lo sguardo. «Non ci credo, raccontami.» Sospirai. «Vivevo in città con i miei.» Era la verità. «Cosa ti ha spinta a cambiare posto?» Deglutii sospirando. «Beh... mi... mi piace viaggiare.» Mentii cercando di non farlo vedere. «Capisco.» Rispose senza aggiungere altro, mi rilassai appoggiando le spalle sul grande albero. «C'è così tanta calma.» Dissi a bassa voce. «Per questo adoro questo posto.» Rispose sorridendo, si voltò guardandomi negli occhi e sfiorandomi il braccio, brividi attraversarono il punto dove mi aveva toccata, si avvicinò ancora di più, riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia guancia, il mio cuore accelerò, cosa voleva fare? Avvicinò le sue labbra alle mie facendomi perdere il controllo e poi il suo cellulare cominciò a suonare, si allontanò sospirando con uno sguardo che diceva "mi dispiace".
Solo in quel momento capii, cosa mi stava facendo? Avevo perso il controllo? Aveva cercato di baciarmi e io ero rimasta ferma sentendo i brividi, brividi? Lui... no, non doveva piacermi, non poteva.
«Occhi verdi... era il mio amico, te ne ho parlato poco fa... io, mi dispiace» Disse tornando da me e toccandosi i capelli scuri. «Sta tranquillo Davis, ora è meglio tornare a casa.» Risposi fredda, non sarebbe dovuto accadere di nuovo.

Fidati di me occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora