42. Parolacce | Strawhat Pirates

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Salve!
Sì, ho scritto una ff la sera della partita con l'Italia. Idc
Mi dispiace siano brevi le ultime ff ma non ho molta fantasia per scriverle più lunghe, spero comunque apprezzerete
Enjoy

 IdcMi dispiace siano brevi le ultime ff ma non ho molta fantasia per scriverle più lunghe, spero comunque apprezzereteEnjoy

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Categoria: Missing Moment
Ambientazione: Nessuna specifica

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Era una giornata afosa sulla Thousand Sunny. Nessuno aveva particolare voglia di fare alcunché, così era possibile vedere tutti riuniti sull’erba del ponte, sdraiati ovunque.

No, non tutti: Franky doveva potenziare tutti i mezzi contenuti all’interno della nave, così era rimasto di sotto, da solo ma all’ombra.

Quello era un caldo che ti poteva far vedere una palma in mezzo all’oceano come scioglierti il cervello per surriscaldamento, e fu probabilmente per questo che la domanda che si levò fu particolarmente strana.

«Ragazzi, ma voi avete mai sentito Franky dire parolacce?» chiese Brook, steso sul ponte senza il suo solito completo e con i fili d’erba che rischiavano di incastrarsi tra le vertebre.

Per un momento nessuno rispose, tanto che lo scheletro si chiese se qualcuno lo avesse sentito, poi la voce di Sanji rispose: «Ora che mi ci fai pensare, non mi viene in mente abbia mai detto parolacce.»

«Io l’ho sentito dire “maledetto” e “scemo”.» aggiunse Chopper, nascosto sotto l’ombrellone di Robin.

«”Scemo” è una parolaccia a stento.» osservò Zoro. «Io l’ho solo sentito dire “dannazione”.»

«Io non ascolto mai cosa dite.» disse Luffy con la delicatezza di un elefante. Il capitano era steso sulle scale che conducevano al timone, le gambe incastrate tra i vari sostegni della balaustra.

«Lo sappiamo.» risposero tutti in coro.

«Io ricordo ancora quando ho detto la parola “bastardi” e mi ha ripreso dicendo che c’erano delle signore nelle vicinanze e non era elegante.» disse Sanji sollevando la sigaretta con due dita per evitare che parlando gli finisse in gola.

«Ah, sì, poi aveva imprecato anche Nami ed era incredulo.» disse Usop ridendo.

«Io l’ho sentito imprecare.»

Robin non aveva neanche alzato gli occhi dal libro che aveva appoggiato sulla pancia: lo fece solo quando si ritrovò sette paia di occhi addosso.

«Tu lo hai sentito imprecare?» chiese incredulo Usop.

«Una sola volta. Non l’ho mai sentito imprecare per la sua attrezzatura, ma ricordo bene quella volta. Qualcuno aveva colpito te, Usop, con così tanta forza da quasi ucciderti. Mi pare fosse quella volta che eri anche stato torturato, ma potrei sbagliarmi. Ti aveva tra le braccia e ricordo di averlo sentito dire, con la voce più dura che gli abbia mai sentito uscire dalla gola, “Te la farò pagare per questo, figlio di puttana.”.»

Per un momento nessuno parlò, poi si girarono tutti verso le scale, sentendo dei passi pesanti.

Franky riemerse dalla pancia della nave e si buttò sull’erba, un sorriso pacifico sul volto.

Per un momento regnò il silenzio, poi Sanji lo ruppe e chiese: «Franky, ti posso fare una domanda?»

Il cyborg girò la testa verso di lui e disse: «Certo, dimmi.»

«Tu dici mai parolacce?»

Per qualche motivo la domanda lo fece ridere. «Solo se sono davvero furioso. Sono cresciuto prima con i carpentieri, dove se ti schiacciavi un dito ti partiva una bestemmia, quasi, e poi con Kokoro: se ti scappava anche solo un “cretino” o un “deficiente” ti schiaffeggiava con una bottiglia di vino. Devo essere davvero… beh, incazzato, per farmi dire parolacce.»

«Beh, questo risolve la questione.» disse Zoro chiudendo gli occhi. Tutti parvero tornare inermi sull’erba e Franky guardò Usop, che disse: «Non ti abbiamo mai sentito insultare e ci chiedevamo il motivo.»

Lui annuì senza commentare nulla, poi chiuse gli occhi e si dedicò a rilassarsi e a prendere il sole, godendosi la quiete.

Lui annuì senza commentare nulla, poi chiuse gli occhi e si dedicò a rilassarsi e a prendere il sole, godendosi la quiete

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