35. Smalto | Usop e Nami

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Sto cercando di essere produttiva e spero di star riuscendo nell'intento.
Enjoy, sperando che WATTPAD SMETTA DI CRASHARSI MENTRE CERCO DI POSTARE

Categoria: Missing moment
Ambientazione: /

Era un giorno sereno sopra la Thousand Sunny

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Era un giorno sereno sopra la Thousand Sunny. Stavano navigando seguendo il vento lungo un tragitto tranquillo, permettendo a tutti di avere un bel po' di tempo libero.

Franky stava migliorando le parti meccaniche della nave e delle scialuppe; Luffy dormiva; Zoro alternava dei riposini sotto il sole con duri allenamenti in palestra; Brook componeva musica, seduto sulla coffa; Robin leggeva, stesa su una sdraio, Nami al suo fianco; Sanji viaggiava da ogni parte della nave per offrire bevande rinfrescanti alle sue donne e, se sazie, a tutti gli altri; Chopper studiava libri di medicina che gli aveva prestato Law con la promessa di non rovinarli.

E Usop, beh... Lui, nascosto a poppa della nave, osservava con interesse uno smalto che aveva sgraffignato dalla camera di Nami e Robin.

Non era da lui rubare, era più da Nami, ma era da giorni che la noia lo aveva portato a chiedersi come sarebbe potuto stare con lo stesso smalto che usava anche la rossa. Era giallo fosforescente, se avesse deciso di metterlo poi non sarebbe riuscito facilmente a toglierselo.

Lo osservava incuriosito e tentato. Voleva metterlo, ma molte cose lo fermavano: i sensi di colpa per il furto compiuto, i giudizi dei compagni se se lo fosse messo, la semplice paura del fare qualcosa che gli pareva proibito.

«Quello è il mio smalto?»

Usop per poco non ruppe la boccetta per lo spavento. Si girò di scatto e vide Nami, anche se era così vicina che vedeva più la parte bassa del suo bikini che lei intera.

«Io... Uh... Certo che no, questo l'ho... L'ho preso per me.» farfugliò, schiaffeggiandosi mentalmente per l'idiozia che aveva detto.

«Le normali boccette non hanno il tappo arancione, Usop. L'ho tinto io di arancione per riconoscerlo come mio.»

Il cecchino rimase in silenzio per un lunghissimo momento, il volto che decideva se impallidire o arrossire. Alla fine le tese la boccetta e mormorò: «Scusami.»

«Usop, sai vero che se lo vuoi mettere me lo puoi semplicemente chiedere? Non ti mangio.»

«Conoscendoti, mi faresti pagare il servizio...» commentò Usop. «E poi... No, meglio di no.»

«Gli altri non ti giudicherebbero di certo, Usop. Se vuoi, te lo posso mettere.»

Usop guardò un momento il mare che scorreva dietro di loro, poi si alzò e annuì. «Vorrei.»

La seguì e si sedette di fronte a lei sul suo sdraio. La giovane piegò la gamba e mise la mano destra del ragazzo su di essa, poi svitò la boccetta e iniziò a mettergli lo smalto.

Non stonava sulle sue unghie come temeva. Gli stava, anzi, piuttosto bene. Osservò Nami, che stava operando sorridente.

«Ti dona quel colore, Usop.» commentò Robin, che aveva abbassato il libri che stava leggendo per osservare i due.

«Uh, grazie, Robin.» disse Usop mentre Nami esclamava: «Vero che a lui sta benissimo?! A me non sta così bene!»

«Perché tu hai la pelle chiara, mentre quella di Usop è piuttosto scura.» stabilì la corvina.

Nami finì la prima mano e iniziò con la seconda, poi disse: «Non so, forse è solo che il giallo non è il mio colore. Ho lo smalto arancione, e pur essendo chiaro quello mi sta bene.»

«Però tu sei rossa, forse è per quello.» fece Usop.

«Concordo con lui.» fu il commento di Robin.

«Dopo mi metterò questo lo stesso.» ribatté Nami finendo di mettere lo smalto al compagno. Lo guardò e aggiunse: «Lascialo asciugare, con questo vento cinque minuti dovrebbero anche bastare.»

Usop annuì e lasciò le mani sotto il vento mentre la ragazza si metteva lo smalto a sua volta. Alla fine chiuse la boccetta e lasciò ad asciugare anche le sue unghie.

Quando furono asciutti, Usop non riuscì a resistere e fece vedere a tutti le nuove unghie.

Zoro rimase impassibile, ma dagli altri ricevette complimenti. Luffy ne rimase tanto affascinato che chiese a Nami di poterlo mettere anche a lui.

Usop si chiese da dove gli fossero nate tutte quelle paure, perché in quel giorno si sentì immensamente felice.

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