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Ogni pochi metri le gallerie svoltano e si diramano in altre direzioni. Sotto i nostri piedi, il pavimento passa dal cemento al fango, dal fango ai mattoni e poi di nuovo al cemento. Senza alcuna logica. Capitiamo perfino in una cantina con tanto di scaffali di legno colmi di bottiglie polverose, come se ci trovassimo nel seminterrato di qualcuno, solo che non ci sono uscite verso l'alto, solo altri tunnel da imboccare

Più avanti ci imbattiamo in un soffitto fatto di tavole e si sentono delle voci e dei passi, come se fossimo sotto un locale. Poi troviamo il nostro primo scheletro. Indossa degli abiti bianchi, come una specie di uniforme, e ha accanto una cassa piena di bottiglie

A: un lattaio -deduce

Percy: cosa?

Io: uno di quelli che una volta consegnavano il latte a domicilio

Percy: si, lo so cos'è un lattaio, ma... c'erano quando mamma era piccola, un milione di anni fa. Che ci fa qui?

A: alcuni ci capitano per sbaglio, altri di proposito, in esplorazione. Ma non tornano mai indietro. Tanto tempo fa, i cretesi mandavano perfino qui delle persone come sacrifici umani

Grover: è qui da un sacco di tempo -deglutisce indicando le bottiglie, che sono rivestite di polvere bianca. Le dita dello scheletro artigliano la parete di mattoni, come se fosse morto mentre cercava di uscire

Tyson: sono solo ossa. Niente paura, ragazzo-capra. Il lattaio è morto

Grover: il lattaio non mi dà fastidio -replica -ma la puzza di mostri sì. Non la senti?

Tyson: un sacco di mostri. Ma sottoterra è sempre così. Mostri e lattai morti

Grover: oh, bene -piagnucola -e io che speravo di sbagliarmi, tu non senti nulla Lenn?

Io: ho un raggio di percezione di circa 15 metri, oltre non riesco ad avvertire nulla... e beh... -mi mordo il labbro -c'è qualcosa che ci segue da quando siamo entrati, si mantiene costantemente alla mia destra... le sue emozioni sono confuse, non riesco a capire se voglia farci del male o no -ammetto e gli altri mi guardano ad occhi sgranati

Percy: perché non lo hai detto da subito? -chiede un po' violentemente

Io: siete già tutti troppo nervosi e con le mie capacità, sopportarvi è tanto. Non volevo peggiorare la situazione, in ogni caso sono pronta a infilzarlo in ogni momento

A: dobbiamo addentrarci di più -suggerisce -deve esserci una strada per il centro del Labirinto

Ci conduce a destra, poi a sinistra, quindi lungo un corridoio d'acciaio simile a un condotto dell'aria. Prima di sbucare in una nuova stanza, mi blocco prendendo la maglietta di Percy e facendolo fermare

Io: c'è qualcuno là dentro -dico alla sua occhiata confusa e tutti si fermano a guardarmi

A: è un mostro?

Io: no... è umano ma...

Grover: ma cosa? -chiede nervoso

Io: il corpo è uno ma le emozioni sono due, cioè è come se ci fossero due persone che provano emozioni diverse ma il corpo è lo stesso

Percy: com'è possibile? -chiede aggrottando le sopracciglia ed io scuoto la testa

Io: non lo so ma non abbiamo altra scelta che avanzare, non ci sono altri corridoi

I quattro annuiscono e così riprendiamo a camminare finché non sbuchiamo di nuovo nella stanza con la fontana e i mosaici romani. Solo che stavolta non siamo soli

La prima cosa che noto sono le due facce. Spuntano a entrambi i lati di un'unica testa e ci scrutano da sopra le spalle, perciò la testa è molto più larga del normale, come quella di un pesce martello. Guardandolo da davanti, vedo solo due orecchie sovrapposte e due basette identiche e speculari

Io sono la figlia prediletta {Libro 2}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora