45. Paura

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Indosso un vestito viola che arriva fino alle caviglie, un paio di tacchi, non molto alti, neri e mi pettino i capelli dandogli volume. Aggiungo un paio di orecchini oro, che mi ha prestato mia zia, e una borsetta nera. Mi guardo un'ultima volta allo specchio e mi sorrido fiera. Quante ne ho passate e ora non mi sembra vero che stia così bene, che stia così in pace. L'amore può distruggere, ma se continui a crederci, a sperarci, sa anche premiare. Il suono del campanello mi risveglia dai miei pensieri. Esco dal bagno e scendo le scale di marmo sentendomi una principessa. I miei zii non sono in casa: sono usciti anche loro.  Quando raggiungo la porta e la apro, davanti ai miei occhi si presenta una vista che accellera il mio battito cardiaco. Ashton indossa una camicia bianca, una cravatta nera, un paio di jeans neri e un paio di Vans. Non è vestito molto elegantemente, ma si è impegnato.

-Sei bellissima.- Commenta guardandomi.

-Tu non sei da meno.- Unisco le nostre labbra in un semplice tocco che, il riccio, approfondisce. Dopo alcuni minuti ci allontaniamo e lui mi invita a salire in auto. 

-Allora, dove andiamo a mangiare?- Chiedo. -E con chi?- Continuo.

-Cosa non capisci di "E' una sorpresa?"- Ridacchia mentre io sbuffo. Tutto questo mistero mi sta uccidendo. Il viaggio trascorre avvolto dal silenzio per un'ora: il tempo che ci impieghiamo per arrivare al ristorante. Scendiamo dall'auto e camminiamo verso l'entrata del locale. Sulla porta d'ingresso ci sono due persone che riconosco subito: Christine e Ed. Sorpresa ed incapace di fare qualcosa è Christine la prima ad abbracciarmi. 

-Non te l'aspettavi, eh?- Chiede sghignazzando stringendomi. 

-Assolutamente no!- Ammetto ricambiando l'abbraccio. Lei si allontana da me permettendomi di salutare anche Ed. 

-Ciao rosso, come stai?-

-Bene, prima che ti vedessi.- Roteo gli occhi e scoppiamo a ridere insieme.

-Sarà meglio entrare, si gela qua fuori.- Propone Christine e tutti annuiamo in approvazione. Un cameriere ci fa accomodare ad un tavolo, appunto, per quattro. 

-Come mai questa cena?- Domando.

-Avevo voglia di vederti, Julia. Sai, all'università mi hanno messo in stanza una che è peggio di un maiale! Devi vederla!- 

-Non ci tengo così tanto, sai?- Ridacchio seguita da lei. Rivolgo la mia attenzione su Ed, che è parecchio cambiato.

-Come va la vita, Ed?- Chiedo.

-Da quando non ci sei tu, benissimo, cara.- 

-Sempre simpatico, eh?-

-Sempre.- Scuoto la testa sorridendo. Le ore passano velocemente. Ashton e Ed non smettono di parlare di auto, calcio, musica, strumenti musicali, mentre io e Christine ci ricordiamo i momenti passati insieme a scuola, oppure ci facciamo, a vicenda, domande sulla nostra vita attuale. Christine è riuscita a prendere un appartamento tutto suo e ha trovato anche un lavoro in una gelateria piuttosto famosa. Sembra che a tutte due siano stati ripagati gli anni vissuti nel dolore. 

-E la tua amica, Nicole?-Domanda Chris mangiando il suo dolce alla panna. Alla pronuncia di quel nome mi irrigidisco e sembra che, la ragazza davanti a me, lo abbia notato.

-Non siamo più amiche.- Rispondo facendo l'indifferente.

-Mi dispiace, non volevo..-

-Non è copa tua, non potevi saperlo.- La rassicuro sorridendole. Lei ricambia il sorriso per poi affondare la sua forchetta nella torta che ha ordinato. La cena finisce e, dopo aver pagato ognuno il suo conto, usciamo nel cortile del ristorante per salutarci.

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