21. L'ultima settimana.

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E' Lunedì e questa settimana sarà l'ultima settimana qui al campo estivo Summer Paradise. L'ultima settimana che vedrò Zayn. L'ultima settimana che vedrò Nicole. Insomma, l'ultima settimana. Ora sono nel letto girata dalla parte del muro e sono più o meno le sei e mezzo del mattino. Venire qui mi ha fatto bene, non ho pensato regolarmente a mamma e a papà, e quando lo facevo sorridevo invece che piangere. Cambiare aria, stare lontana da una casa che profuma di mia madre ed è piena di fotografie di mio padre mi ha fatta stare bene. Mi ha fatta rinascere, ed era questo di cui avevo bisogno: rinascere. La mia conclusione è di comprare un appartamento vicino al collegio in cui andrò e vendere quella dannata casa bianca piena di ricordi. Il collegio non è molto distante da Sydney quindi ci posso andare senza alcun problema. Il problema è che se comprassi una casa, non mi servirebbe a nulla perché in collegio ci sono i dormitori. Ho ancora le idee confuse, ma le rischiarerò nel tempo anche se ne ho poco. Decido di alzarmi ed andare a fare la doccia. Mi spoglio davanti allo specchio e osservo per un attimo il mio corpo. Non sono ingrassata, ne dimagrita. I miei capelli sono sempre scuri e i miei occhi sempre verdi. Sono sempre io. Mi sono odiata e disprezzata da sola, ma perché? Questa sono io e devo piacermi. Non sono un errore altrimenti non sarei nata. Sono Julia Amy Evans e mi amo così come sono. Basta avere orrore di me stessa, basta uccidermi da sola, basta. Sorrido ed entro in doccia, lascio scorrere l'acqua calda e trasparente sul mio corpo beandomi del suo calore. Non penso a niente, sento solo il rumore dell'acqua scorrere. Sono isolata da tutto e tutti. Siamo solo io e l'acqua nessun'altro. Rimango per ben un'ora dentro la doccia, diciamo che mi sono fatta trasportare... okay, sicuramente. Mi vesto con dei legghins neri lunghi e un maglione verde, amo il verde... è il mio colore preferito. Fa piuttosto freddo questa mattina. Mi infilo le mie vans nere e decido di andare in riva al mare.  Quando arrivo scorgo una figura, che conosco benissimo, girata ad osservare l'acqua: Zayn. Mi fermo e lo guardo: jeans neri, una giacca anch'essa nera, le sue amate blaizer verdi e una mano nella tasca, l'altra è vicino alla faccia. A volte delle nuvolette di fumo si alzano in aria: sta fumando. Prendo la rincorsa e gli salto sulla schiena.

-Cosa cazzo?!- Direi che si è spaventato leggermente.

-Mi hai fatto spaventare!- Afferma quando lo affianco.

-Non lo avevo notato.- Ridacchio. Lui mi fucila con lo sguardo per poi spingermi e buttarmi sulla sabbia.

-Ops.-Dice per poi iniziare a correre inseguito da me.

-SE TI PRENDO TI UCCIDO MALIK!!- Urlo.

-SE MI PRENDI!- Risponde.

Ashton's Pov.

Sono esattamente le 7.25 di Lunedì mattina dell'ultima settimana al campo. Lo devo ammettere, mi è piaciuto stare qui però mi manca tutto di casa. Julia ieri mi ha detto che vuole andare ad un'università per orfani o qualcosa del genere e ho in mente di falsificare i miei documenti per seguirla. Ho fatto una promessa ad una persona speciale, ad una persona che amo e la manterrò. Il telefono, che tengo sempre sotto al cuscino, inizia a vibrare: mi stanno chiamando. Lo prendo ed esco dalla baita in punta di piedi per non svegliare gli altri. Mi sta chiamando Michael, ma mica era in America quell'idiota?

-Mic?-

-Ash! Credevo che non rispondessi.-

-In effetti avrei dovuto..-

-E' una cosa seria. Sono nella merda più assoluta.-

-Ohh, che novità!!-

Quello con cui sto parlando al telefono? Michael Gordon Clifford, uno che non ama stare alle regole e quando gli salta qualcosa in testa lo fa. Come adesso per esempio.

-Ti ho detto che è seria!-

-Ma io sono serio. Racconta.-

-Ho guidato quando ero ubriaco fradicio e ho investito un tizio.-

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