13. Promessa.

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-Sinceramente mi aspettavo di più da lei, signorina Evans.- Afferma con voce delusa il mio professore di italiano. Gli esami. Già, gli esami. Il mio risultato? Un vero schifo. Non ho nemmeno il coraggio di andare a casa da mia madre e dirle: "Ehi mamma, sono stata promossa solo perché ero una brava studentessa." Ero una brava studentessa. Ero. Esco dalla scuola, scendo i gradini e mi ritrovo davanti Sophia.

-Ehi!! Che farai adesso? L'estate è alle porte, non la passerai in casa, vero?!- La sua voce è piena di energia, forse troppa energia per i miei gusti.. ma ero anche io così una volta, prima di innamorarmi.

-Mia madre vuole che vada in un campo estivo...- Affermo con un fil di voce.

-Oh, d'accordo!- Mi stampa un bacio sulla guancia e sparisce alle mie spalle. Il motivo del suo comportamento menefreghista nei miei confronti? Semplice, me. Già, me. Sono io l'errore più grande di questo mondo. Io e Sophia, la nostra amicizia, non è più come prima da quando sono così: uno schifo. Una depressa stupida che cammina. Tiro fuori una sigaretta dal pacchetto che mi porto sempre nella tasca della felpa, la incastro tra le labbra e la accendo. Inizio a muovermi verso casa mia con passo lento. Butto fuori una nuvola di fumo e lo osservo. Il mio respiro, colorato di grigio che si mischia con l'aria. Finalmente arrivo a casa, entro e subito mia madre mi corre incontro.

-Tesoro! Com'è andata?- Chiede entusiasta. Ma andiamo, come pensi che sia andata? Sei rimasta ancora alla Julia 'perfetta'? Alla studentessa modello?

-Io non ti dico niente, se vuoi saperne qualcosa parlane con i miei professori. Non aggiungo altro.-Le rispondo fissandola negli occhi. Mi dispiace essere cambiata così per così, senza preavviso. La lascio lì, a fissare la porta e mi dirigo in camera mia. Osservo la fotografia di mio padre sulla mensola e di colpo i ricordi felici di me e lui riaffiorano nella mia mente. Io: una bambina sorridente, con un sorriso pieno sul viso e le trecce lungo le spalle su un'altalena rossa. Lui: un uomo affascinante, giovane con una risata calorosa e piena di vita che spinge quell'altalena rossa su cui sono seduta io. -Più in alto, più in alto!- Grido io facendo crescere la sua risata paterna. -Se ti spingo più in alto di così arriverà un angelo e ti porterà in cielo!- Mi risponde facendomi sognare. Ma perché quell'angelo ha portato mio padre in cielo e non me? Che ha fatto lui di sbagliato? Non mi ha spinto più in alto, è stato bravo, è stato un vero padre. Mi avvicino alla mensola, prendo la foto e la stringo al mio petto. -Mi dispiace papà, sono una pessima figlia..- Sussurro. Stranamente le lacrime non scendono. Ecco, pure i miei occhi si sono stancati di me, io mi sono stancata di me. Appoggio ancora, con molta cura, la fotografia di mio padre sulla mensola e scendo in salotto. "Mamma?" Chiamo, senza ricevere risposta. Sarà andata sicuramente a parlare con i professori. Abbandono il mio peso sul divano, sprofondando tra i cuscini. Dopo qualche minuto il telefono di casa suona e vado a rispondere.

-La figlia della signora Evans?-

-Sì, sono Julia Evans.-

-Sua madre ha fatto un incidente è ricoverata al Central Hospital.-

-C..cosa?- La mia voce esce strozzata.

-Tutt'ora è in coma, la preghiamo di venire qui appena può.- Riattacco. Siccome non ho ne una macchina, ne la patente esco di casa correndo in direzione dell'ospedale in cui è stata ricoverata mia madre. Che io sappia non è molto distante, mi fido poco di me stessa.. ma passati dei minuti sono in sala di attesa. Ho già perso mio padre, non sopporterei di perdere mia madre.. non sopporterei di lasciarla andare così senza nemmeno averla salutata. Alcune lacrime fredde iniziano a bagnarmi le guance.

-Julia.- Una voce calda e profonda pronuncia il mio nome facendomi rabbrividire, e solo una voce è in grado di farlo: la voce di Ashton Irwin. Mi giro verso destra e lo vedo in piedi, con tutta la sua bellezza. Mani nella tasca dei jeans, una maglietta nera con sopra una felpa rossa, capelli scompigliati e Vans nere. Non rispondo al suo richiamo: lo osservo in ogni suo movimento e basta. Si avvicina e si siede sulla poltroncina di fianco a me. Porto lo sguardo sulle mie scarpe mentre lui mi cinge le spalle con il suo braccio.

-Mi spiace..- Sussurro senza distogliere lo sguardo dai miei piedi.

-Ehi, va tutto bene..- Anche lui sussurra, come se qualcuno potesse sentirci. Chiudo gli occhi sul suo petto lasciandomi cullare dal suo profumo e dalla sua mano che si muove in su e in giù sopra il mio braccio pieno di brividi. Siamo rimasti molti minuti in quella posizione, senza dirci parole, senza guardarci. Non ho smesso un secondo di piangere e ho urlato quando il dottore è uscito e mi ha detto abbassando lo sguardo: -Abbiamo fatto il possibile, mi spiace..-

-Dicono tutti così! Non avete fatto niente, perché se aveste fatto il possibile lei era sarebbe ancora viva! Sarebbe uscita da quella sala e mi avrebbe abbracciato!!!- Ho urlato sfinita contro quel povero uomo. Lo sorpasso entrando nella stanza di mia madre, le labbra viola, il viso pallido. Quella sembrava una persona totalmente diversa da mia madre. Mi sono avvicinata, a piccoli ed insicuri passi senza distogliere lo sguardo dalle sue labbra. Le lacrime continuavano a scendere silenziosamente sulle mie guance rigandole. Allungo la mia mano accarezzandole la sua guancia fredda. -Mi dispiace... è tutta colpa mia.- Appoggio la mia testa sul letto inginocchiandomi davanti a lei. Prima mio padre, ora lei. Cosa ti ho fatto dannato angelo? Perché mi stai uccidendo così? Perché?! Delle mani mi stringono le spalle. So' perfettamente di chi sono. Solo Ashton può avere delle mani così grandi. Mi alzo e mi giro abbracciandolo. -Ashton, non lasciarmi mai. Prometti. Prometti che non mi lascerai mai, promettimi che rimarrai con me per sempre, promettimi questo. Non lasciarmi, ti prego, non farlo ne ora ne mai.- La mia voce è spezzata dal pianto, ma cerco di scandire bene le parole tra un singhiozzo e l'altro per far capire che ho detto.

-Lo prometto. Rimarrò con te per sempre. Lo prometto. Lo prometto.-

-Per sempre? Prometti?- Chiedo ancora piangendo.

-Per sempre, prometto. Te lo prometto, per sempre. Per sempre.- Risponde stringendomi ancora di più a lui.

Spazio me.

Io vi ringrazio per avermi scritto sia nel capitolo precedente sia nei messaggi privati di continuare questa storia. VI AMO. *3* Anyway, Ashton ha promesso che resterà per sempre con Julia, ma sarà così? Io di certo non lo so x'3 Il prossimo capitolo sarà molto luuuuuungo u.u I LOVE YOU. (Grazie ad una persona speciale, sa che sto parlando di lei, che mi ha scritto molti, TROPPI, complimenti su Whatsapp, grazie di cuore ti adoro.) *^*

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