6. La cena.

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-Hey, aspetta, questa sera Ashton viene da te a cenare?- Chiede Sophia, prendendomi il polso fermandomi. Annuisco semplicemente. Non ho per niente voglia di vederlo dopo ciò che è successo, infatti a scuola sto facendo il possibile per evitarlo.

-E se vieni a casa mia?- Propone cercando di liberarmi da quella situazione, ma rifiuto subito.

-Non è giusto scappare continuamente da lui. Non mi porterà a nessuna soluzione, poi, un giorno o l'altro ci ritroveremo a discutere di ciò che è successo per cui, perché non farlo questa sera?- Sospiro.

Improvvisamente Rebecca ci taglia la strada, e si posiziona di fronte a noi spostandosi i capelli biondi con un gesto tremendamente vanitoso. Penso che questa volta sarò io a tirarle uno schiaffo, non mi va proprio di rompermi i timpani con la sua voce.

-Ora hai capito a chi appartiene Ashton?- La guardo corrugando la fronte. Prima di tutto, provo pena per Ashton se davvero "appartiene" a Rebecca. E, in secondo luogo, non capisco come una persona possa appartenere ad un'altra. Non è mica un oggetto, santo cielo. Sorrido scuotendo la testa trovando la prepotenza della bionda eccessivamente esilarante e la supero, lasciandola basita e senza una risposta.

***

-Tesoro, mettiti quel vestito molto grazioso che abbiamo comprato a New York.- E così le 19.00 stanno per arrivare. Se qualcuno mi concedesse di avere un superpotere, sceglierei quello di controllare il tempo.

-Devo proprio?- Sbuffo sedendomi sul bordo del letto e guardando l'armadio decorato con poster di diversi cantanti.

-Si, e sbrigati!- Impone mia madre. Sospirando mi alzo dal letto e prendo da un cassetto il vestito preferito di mia madre, lo guardo leggermente infastidita. Non mi piace indossare abiti eleganti, non mi sento a mio agio, fin da piccola. Il campanello suona e sento il mio cuore fermarsi per qualche secondo. Scuoto velocemente il capo e mi infilo dalle gambe il vestito e piego gli indumenti che indossavo prima, posandoli sulla scrivania. Sotto ordine di mia madre, scendo le scale e vado ad accogliere gli ospiti.

Quando apro la porta la signora davanti a me sorride ampiamente. Ricambio il sorriso e, salutandomi, entra seguita da Ashton che mi guarda dalla testa ai piedi per poi mordersi il labbro inferiore. Assottiglio lo sguardo, sentendo la rabbia crescere nel mio corpo. Chiudo la porta alle sue spalle ed entrambi ci sediamo, vicini, per mia fortuna, ovviamente.

Mentre mia madre sta iniziando a servire sento una presenza calda sulla mia coscia. Capisco, immediatamente, che è la mano del ragazzo seduto accanto a me. Dio, ma che vuole ora? Muove il suo pollice in su e in giù, lentamente, non facendomi più capire niente.

Mi alzo dal tavolo velocemente in preda alla confusione,facendo spaventare le due donne che erano intente a discutere del lavoro.

-Non ho più fame, scusatemi.- Detto questo mi precipito su per le scale, ed entro in camera mia, chiudendo la porta e appoggiandomi con la fronte a quest'ultima. Quel ragazzo è così strano, penso che non riuscirò mai a conoscerlo fino infondo. Mi sdraio sul letto, lasciando sprofondare il viso nel cuscino.

Dopo alcuni minuti, qualcuno bussa alla porta: sicuramente è mia madre, bramosa di farmi una lunga ramanzina sull'educazione.

-Mamma, non scendo, vattene!- Nessuna risposta.

-Mamma!- Mi alzo e vado ad aprire.

Spazio Me

Scusate immensamente per il capitolo cortissimo! Mi farò perdonare, promesso xx

Giulia

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