11. Confessioni, delusioni e soddisfazioni

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-Scusa se non ti ho aspettato, ma sei uscito tardi..- Dico chiudendo la porta alle spalle di Ashton.

-Tranquilla, tu e Sophia avete fatto pace?- Si gira verso di me, mettendosi le mani in tasca e appoggiandosi al divano.

-Si e no.- Alzo le spalle pensando che, realmente, non perdonerò molto facilmente Sophia e gliel'ho fatto capire. Pensavo fosse più responsabile, che fosse realmente simile a me. Invece era solo una delusione e, lasciatemi dire, una grossa delusione. Pensateci un secondo: entrate in una stanza e trovate la vostra migliore amica completamente nuda abbracciata ad uno sconosciuto, è così rivoltante.

-Capisco... questa sera c'è la..- Accenna Ashton, ma lo interrompo senza lasciarlo finire.

-No, non ci verrò Ashton e non tentare di..- A sua volta, non mi lascia finire di parlare.

-Fammi finire.- Sorride allontanandosi dal divano per avvicinarsi a me. Alzo semplicemente gli occhi al cielo, incitandolo poi a continuare.

-Dicevo, questa sera c'è la festa di Jennifer, e penso che tu lo sappia già, ma volevo passare questa serata con te. Solo tu ed io, a casa mia, niente oche, niente seccature, solo noi. Che ne dici? Ti va?-

Fermiamoci un secondo tutti quanti. Mi sta seriamente chiedendo di andare a casa sua? Aspetto qualche minuto prima di rispondere, non per pensare alla risposta, sarei una scema a deviare l'invito, più che altro aspetto che un mostro immaginario mi morda il sedere per risvegliarmi da questo sogno, perché, andiamo, è sicuramente un sogno.

-Ehm.. devo chiedere a mia madre.- Sì, è il meglio che sono riuscita a tirare fuori aspettando il fatidico mostro dai denti aguzzi che, evidentemente, non arriverà mai. Ashton inarca leggermente le sopracciglia per fare un ampio passo verso di me e costrigendomi a indietreggiare, arrivando a toccare il legno della porta con la schiena.

-Sei abbastanza grande per decidere da sola, no?- Il suo tono di voce si affievolisce, quasi diventa un sussurro e, nel mentre, mi accarezza una guancia.

-Sì..sì, verrò da te.- I suoi occhi sono un qualcosa di indescrivibile e più lo guardo, più mi sembra di trovare qualcosa di particolare nel suo viso. E' così bello, cavolo, non mi stancherei mai di guardarlo.

-Perfetto, sai già dove abito.- Le sue labbra si curvano in un sorriso mentre allontana la mano dal mio viso, ormai rosso fuoco.

Sento nel mio corpo diffondersi una sensazione strana mentre lui si allontana da me. Un bisogno di baciarlo esplode improvvisamente nel mio petto e, detto fatto, le mie labbra premono contro le sue. Ha un profumo dannatamente buono.

-Mi piaci.- Il mio cuore si ferma a quelle parole e mi stacco immediatamente d Ashton. Mi autoconvinco che non l'abbia detto, perché, oh, non l'ha detto sul serio. Lo vedo sorridere tranquillamente, come suo solito, mentre io vorrei tanto sbattere la testa contro il muro o andare in strada e iniziare a correre come un imbecille. Se prima ero in confusione, ora lo sono ancora di più.

***

Sono davanti alla porta della casa di Ashton da ormai un quarto d'ora e non riesco a premere il campanello. Lo so, sono stupida. Ma si sa che noi ragazze viaggiamo costantemente sull'isola delle paranoie insensate ed inutili e, beh, io ho sempre il biglietto di prima classe. E se non gli piace ciò che indosso? I miei capelli saranno in ordine? E se ha iniziato ad odiare le Vans? E se non gli piaccio veramente e l'ha solo detto perché, non lo so, gli andava? Merda, merda, merda. Fortunatamente esiste quella vocina che abbiamo nascosta da qualche parte che fa azionare il cervello anche in queste situazioni, e credetemi, io la amo a confronto di altre persone. "Non avrai mai una risposta se non premi quel campanello", ecco il suo consiglio, ed, ecco, che lo ascolto.

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