3. Una ragazza insopportabile.

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Le strade di Sydney sembrano essere deserte e l'unico rumore che si sente è il suono delle scarpe, mie e di Ashton, battere sull'asfalto. Sono così in imbarazzo che non so che cosa dire. Sembrerò una timida, senza una vita sociale, ne voglia di farsi nuove amicizie, ma non è colpa mia se stare con lui mi provoca così tanti problemi e paranoie.

-Non sei costretto ad accompagnarmi a casa...- Cerco di dare inizio ad un discorso abbastanza decente.

-Io voglio accompagnarti a casa.- Precisa tranquillamente mettendosi le mani in tasca.

-Non da fastidio alla tua ragazza?- Chiedo fissando il paesaggio intorno a noi. La giornata è bella, la temperatura calda: un tipico giorno australiano in fin dei conti.

-A Rebecca? Non le importa, almeno, non penso. Sono convinto di lasciarla domani: è davvero una persona insopportabile. Mi vuole soltanto per una cosa, non so se mi spiego.- Le mie guance si colorano di un rosso acceso. Cavolo, perché non rifletto otto volte prima di fare una domanda?

-Perché sei arrossita? E' tutto okay, non mi hai dato fastidio.- Dice calmo. Non capisco come possa essere sempre così pacato, è del tutto impossibile che una persona ci riesca.

-Che ne dici se ci fermiamo a mangiare da qualche parte?-  Propone Ashton cercando di porre fine al mio imbarazzo. Per quanto possa essere tremendamente timida quando parlo con questo ragazzo, lui riesce sempre a trovare una via di fuga che mi permetta di sentirmi a mio agio e, Dio, lasciatemi dire che lo adoro per questo.

-Oh, va bene.- Affermo alla fine abbozzando un sorriso che Ashton ricambia.

*** 

-E' bello qui.- Commento guardando Ashton, di fianco a me, seduto sull'altra altalena del parco in cui ci troviamo. Lui annuisce in segno di accordo. Ad un tratto la nostra tranquillità viene interrotta da un rumore di tacchi. Sposto lo sguardo verso l'ingresso e vedo Rebecca accompagnata da altre ragazze, probabilmente sue amiche. Subito mi pento terribilmente di aver assecondato Ashton. Il gruppo delle 'siamofighesolonoi' si posiziona davanti a me e al riccio.

-Ashton che ci fai qui con questa ragazzina?!- Urla leggermente Rebecca con una voce stridula. Mentre mi guarda dai suoi occhi sembra fuoriuscire veleno.

-Modera i termini: ragazzina sarai te.- Non le conviene provocarmi così duramente, sembrerò una ragazza impacciata e goffa, ma, di certo, non mi lascio calpestare da una che di vergine ha solo il cervello.

 -Ma ti sei vista? Indossi dei jeans corti e una maglietta bianca, sei senza trucco e i tuoi capelli sono raccolti in una coda.- Blatera gesticolando e assumendo un'espressione schifata.

-Meglio la semplicità che essere troia.- Ribatto subito. I suoi occhi mi trafiggono, ma solo pochi secondi, poiché si posano ancora su Ashton. La bionda è colma di rabbia, lo si vede lontano un miglio.

 -Ashton vieni via subito!- Impone al ragazzo, il quale scuote la testa con un sorriso divertito.

-No.- Dice semplicemente.

-Ashton, sono la tua ragazza!- Sbotta Rebecca pestando, violentemente, il piede destro a terra. Come cavolo è possibile che riesca a stare in equilibrio su quei grattacieli? Io non ci riuscirei nemmeno dopo anni e anni di allenamento.

-Ora non più: ti lascio Rebecca Hope, e non fare finta che te ne importi.- Gli occhi della ragazza si sbarrano e la sua bocca si apre, incredula. Ridacchio silenziosamente a quella scena. 

-Cosa? Tu osi mollarmi?!-  Urla, quasi esaurita, la bionda.

-Ha detto di sì, che ti molla, non ci senti per caso?- Intervengo, ormai sapendo di avere la situazione in pugno. Lei mi rivolge uno sguardo feroce, mentre io sto per accasciarmi a terra e morire soffocata dalle mie stesse risate.

-Tu stai zitta bimbetta!- D'accordo, Miss Mondo, con questa, ha davvero esagerato. Con un movimento veloce afferro le sue gambe e le tiro verso di me: in questo modo lei cade a terra, perdendo ovviamente l'equilibrio. Grida come se stesse partorendo e, contemporaneamente, fissa il suo vestito rosa, ormai sporco.

-Io almeno non gioco con la terra.- L'ammonisco scoppiando a ridere seguita da Ashton.

-Me la pagherete cara, soprattutto tu Evans!- Le sue amiche la aiutano ad alzarsi e, finalmente, se ne vanno. La tranquillità di prima ritorna ad abbracciare ogni metro del parco.

-Sono qui da poco e già mi sono creata dei nemici, fantastico.- Dico ridacchiando.

-Non ti preoccupare, non ci perdi molto.- Ride Ashton.

***

-Sono contenta che hai fatto amicizia con il signorino Irwin.- Dice mia madre mescolando animamente, con un cucchiaio di legno, della pasta all'interno di una pentola rossa.

-Mamma, perché lo hai chiamato in quel modo?- Domando accigliata, mordendomi il labbro inferiore per non iniziare a ridere.

 -Perché è il figlio del mio capo, Julia.- Risponde piatta. Roteo gli occhi pensando che non è una scusa plausibile. Non può chiamarlo semplicemente 'Ashton'? No, andiamo a complicarci la vita, magari lo chiamerà anche 'Lord signorino Irwin secondo' un giorno. Sorrido a me stessa, per via dei miei pensieri.

 -Sono contenta perché la settimana prossima, di Lunedì verranno a cena da noi Mrs. Irwin e suo figlio.- Afferma e annuisco un po' agitata. Non so se sono pronta a vedere quel sorriso ad una sedia di distanza dalla mia.

-Vado in camera mia, a dopo.- Avverto mia madre. 

-Okay, ti chiamerò quando sarà pronta la cena.- Salgo le scale in parquet e apro la prima porta sulla destra. Entro nella mia stanza e accendo le casse collegate al mio Mp3. Le note di "Give me love" di Ed Sheeran, rimbalzano sui muri colorati di un verde-acqua. Decido di raccontare tutto a Sophia, così abbasso di un po' il volume della musica e prendo il telefono chiamando la ragazza che, ormai, considero come la mia migliore amica.

"E' destino, è destino, è destino!" Canticchia quando ho finito di spiegarle tutto.

"Smettila, non ti racconto più niente se reagisci così." Brontolo. Se non fossimo separate da un telefono l'avrei già strozzata.

"Vero che non te ne andrai da qui?" Chiede passati alcuni minuti Sophia.

"No, anche se mia madre soffrirà. Sento che questa città ha tanto da darmi." Ammetto buttandomi sul letto.

"Grazie.." Sibila. Dopo esserci salutate spengo la chiamata e, contemporaneamente, la voce di mia madre mi richiama per andare a cenare. Interrompo la magica voce di Ed e raggiungo mia mamma. Mentre parla immagino la cena di Lunedì, immagino Ashton di fronte a me, con i suoi riccioli ribelli, i suoi occhi verdi: una bellissima scena.

Stay with Me➵afiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora