•Capitolo 28 - Rapimento• [IN REVISIONE]

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Le lacrime ti scendevano ininterrottamente. Non riuscivi a fermare il tuo pianto isterico.
Il senso di colpa ti stava divorando, anche se sapevi benissimo che non eri in te.

«Ti posso giurare che non volevo!» ti lamentasti in lacrime.
Lui prese un bel respiro e ti fece sedere sul divano. «Dimmi cosa è successo.» ti disse con tono calmo.
Ti calmasti e prendesti un bel respiro, cercando di controllare le tue emozioni. «O-okay... allora...»

-

*Circa cinque ore prima*

Appena Cinque salì al piano di sopra tu finisti di riempire il contenitore di dolci. Lo posasti sul tavolo e te ne andasti il più lontano possibile da casa tua. Eri arrabbiata a morte con lui e impedire che quell'avvertimento in quel biglietto si avverasse, era un tuo obbiettivo.

Le strade erano già piene di bambini travestiti. Urtasti la spalla di un ragazzo involontariamente, facendogli fare una bella caduta. Non te ne importò molto, ma un brivido percorrere tutta la schiena ti fece fermare. Ti voltasti verso il ragazzo a terra guardandoti con aria sconvolta.

«Scusami... non guardavo dove camminavo.» lo aiutasti ad alzarsi.
«G-grazie.» arrossì. «Come ti chiami?»
«Devo andare.» concludesti dando le spalle al ragazzo e continuando a camminare.

Quasi un'ora dopo ti accorgesti che eri arrivata fin troppo lontana. Eri ai margini della città. Avrai camminato sì e no circa tre chilometri se non di più a passo svelto. Non eri per niente stanca, ma la collera era di meno.

Eri davanti ad un'autostrada, ma non avevi per niente voglia di tornare a casa e rivedere di nuovo la sua faccia. Nonostante ti fossi calmata di poco, di certo non lo avevi perdonato per quello che aveva fatto.
Trovasti una pietra abbastanza liscia per sederti. Era a pochi passi dalla strada, ma non poteva importartene di meno.
Sospirasti sedendoti su quel sasso. Era tutto deserto. Macchine ne passavano ogni tanto.
Appoggiasti i gomiti sulle ginocchia, andando poi a poggiare la testa sui polsi. Sospirasti. Non sapevi proprio cosa fare.

Dopo circa trenta minuti decidesti che era ora di tornare a casa. Ti alzasti dalla pietra in cui eri seduta e iniziasti a camminare verso la città.
Passarono alcune macchine a tutta velocità, e proprio una rallentò per stare al tuo passo. Guardasti l'auto con la coda dell'occhio e aumentasti il passo.
Ti suonò, facendoti sobbalzare.

«Che ci fai qua tutta sola?»

Non gli rispondesti. Ripresi a camminare ignorando l'uomo. Da quanto sentito dalla sua voce doveva esse un vecchio.
Continuò a seguirti al tuo passo.

«Ti serve un passaggio?» ti domandò.
Aumentasti il passo e lo guardasti attraverso la tua spalla. «No, grazie.»

Lui continuò a tenere il tuo passo con l'auto. «Perché? È meglio che stare qua fuori città. Ti posso dare uno strappo fino a casa tua.»
«Ho già detto che non mi interessa.» rispondesti acida.
«Come vuoi tu.» l'uomo chiuse il finestrino e accelerò continuando per la sua strada.

Tirasti un sospiro di sollievo, ma evidentemente quella non sarebbe stata l'ultima auto della serata.
Alcuni ti suonarono il clacson o ti urlavano frasi poco carine.
Un'altra auto si fermò poco dopo ma tu riuscisti ad uscirne senza molti problemi. Ti erano capitate persone poco insistenti per tua fortuna.

Una cosa che mai ti saresti aspettata accadde.
Un camioncino bianco si fermò a qualche metro di distanza da te. Non uscì nessuno, quindi tu accelerasti il passo passandogli accanto. Ti salì un brivido e la rabbia che prima avevi si tramutò in paura. Non era stata poi una grande idea uscire a quest'ora.
Dal mezzo uscirono due persone che si avvicinarono alle tue spalle. Prima che potessi accorgertene una delle due ti aveva già immobilizzata mettendoti un fazzoletto sul naso e bocca facendoti inalare qualche sostanza che ti fece svenire.
Insieme all'aiutante ti buttarono nel cofano e partirono subito dopo.

𝐁𝐥𝐨𝐨𝐝𝐑𝐞𝐝 - [~Five X Reader~]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora