XavierxBellatrix
Genere: Het (sono presenti alcune scene spinte/ soft)
Richiesta da: @Sofia_Granger_RaimonEsausta, si accasciò sul letto sfatto a causa dei movimenti violenti che si erano susseguiti su di esso poco prima. Allungò una mano sul comodino accanto ad essa e prese una scatolina di pillole, inghiottendone una senza neanche bere un sorso d'acqua. Il farmaco anticoncezionale che le era stato prescritto dal medico e che la ragazza non mancava mai di assumere era l'ideale per poter prevenire delle gravidanze indesiderate a seguito del lavoro cui ogni sera si dedicava.
Isabelle sospirò, raggomitolandosi su un fianco e chiudendo gli occhi, cercando di calmare il proprio corpo dal terribile mix di eccitazione e ribrezzo che provava ogni volta che accoglieva un uomo nella sua stanza. Ascoltando i battiti del proprio cuore, Isabelle non riuscì a trovare il conforto vitale di cui necessitava. Era viva, era fatta di carne ed ossa e respirava, eppure si sentiva inspiegabilmente morta, priva di uno scopo per il quale andare avanti, fatta eccezione per il motivo intrinseco ed intimo, che mai aveva rivelato a nessuno, per il quale durante le notti delle sue avvilenti giornate universitarie si concedeva ai suoi clienti come prostituta a pagamento. Presa da un'improvvisa foga, si rialzò mordicchiandosi il labbro inferiore e raccogliendo i soldi lasciati alla rinfusa sul materasso per poi depositarli all'interno di una piccola cassaforte segreta, contando disperatamente quanto era riuscita a racimolare in quei quattro anni nei quali aveva inaugurato la sua doppia vita. Sarebbero bastati quei guadagni per poter fare ciò per cui lei stessa aveva giurato di sacrificare la propria esistenza, la propria dignità e la propria reputazione? Non mancava molto alla data nella quale avrebbe dovuto consegnarli, eppure la giovane Trick non provava alcun tipo di ansia o di paura, come se nulla ormai la potesse più scuotere e nessun problema derivato da qualsiasi evenienza potesse coinvolgerla o turbarla più di quanto non lo era già stata. Isabelle aveva scelto, in concomitanza con l'abbandono della sua carriera da studentessa regolare, di annientare qualsiasi stimolo umano che provenisse dall'esterno, eliminando a poco a poco i suoi interessi, le sue amicizie e le sue passioni, disponendo la propria anima unicamente al raggiungimento del suo obiettivo, per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse stata richiesta, e per evitare che il suo spirito potesse essere corrotto da qualcosa per il quale non valeva la pena sprecare il proprio misero tempo. Spesso Isabelle, guardando il denaro che era riuscita a raccogliere, si chiedeva se fosse giusto quello che stava facendo, se in realtà lei non fosse già sporca sin da quando era una semplice bambina e che soltanto una persona impura come lo era lei avrebbe potuto cercare una risposta ai suoi interrogativi nella vendita del proprio corpo ad estranei per i quali lei non significava assolutamente niente se non delle ore di piacere animalesco. Subito dopo, però, si rendeva conto che in realtà non le importava davvero e che la sola cosa importante era adempiere al compito del quale era stata investita. Persa nei suoi pensieri si levò in piedi, annodandosi i lunghi e fluenti capelli blu in una coda di cavallo e andò verso lo specchio,rimirandosi come ogni notte. Era una ragazza normalissima: non era certamente magra ma neanche troppo robusta, era piuttosto formosa e il suo viso smorto era addolcito da un paio di occhi azzurri come la sua chioma, che era la caratteristica fisica che più la faceva risaltare agli occhi di un osservatore. Sospirò nuovamente, stanca quasi di vedersi, di contemplarsi, di sapere che lei fosse lì, e infilò l'intimo che le era stato tolto precedentemente, assieme alla sua camicia di lino bianco trasparente . Era da tempo che Isabelle non si prendeva cura di se stessa come avrebbe potuto né acquistava qualcosa per semplice diletto, risparmiando il più possibile e cancellando qualsiasi forma di quello che definiva soltanto uno spietato egoismo. Egoista sarebbe stato mantenere la propria identità sapendo di non aver fatto assolutamente nulla per meritarla. Se qualcuno avesse pronunciato il proprio nome avrebbe dato corpo ad una persona che lei non poteva permettersi di avere, che avrebbe potuto distrarla e avrebbe finito per distoglierla dal suo fine che ormai aveva fagocitato la sua debole esistenza.
Per questo, aveva deciso di indossare una maschera e recitare temporaneamente la parte di Bellatrix, un nome derivato dall'unione di Bella, da Isabelle, e Trix, da Trick, sebbene ogni giorno che passava continuava a consumarla sempre di più e allo stesso tempo la rendeva assolutamente dipendente dal personaggio che lei stessa aveva creato, rendendone impossibile una separazione sana e non conflittuale.
Fu un leggero bussare alla porta che la allontanò dalla cassaforte, nascondendola istintivamente sotto il proprio letto. Notò che fosse strano che qualcuno si rivolgesse a lei, benché tramite la mediazione della sua stanza al dormitorio universitario, che in qualche modo la rifletteva, con tale delicatezza, come se Isabelle, un oggetto facilmente sostituibile, non fosse degna di un simile rispetto e premura.
-A-avanti.
Isabelle constatò che persino la sua voce era cambiata: aveva balbettato di fronte ad un ipotetico cliente, pur non avendolo ancora visto e soprattutto pur essendo ormai abituata, come un automa, a svolgere il proprio lavoro. Possibile che avesse percepito l'essenza stessa della misteriosa persona che si trovava al di là della porta soltanto immaginando il tocco di quelle mani gentili che l'avevano accarezzata con tale morbidezza? Si schiarì la voce, spaventata dalle proprie fantasie, e per la prima volta ebbe paura di ciò che l'attendeva; un'emozione, quella che stava provando, che mai si sarebbe potuta concedere.
Fece il suo ingresso elegantemente, quasi con un pizzico di timidezza, un ragazzo slanciato e dinoccolato, dalla pelle chiarissima sulla quale spiccava, per contrasto, un'accesissima e vivace capigliatura rosso fuoco, che scendeva su un volto armonioso e ben delineato accompagnato da due profondi occhi cristallini seminascosti da un paio di occhialetti. Si aggirava nella sua stanza stordito ed impacciato, come se si sentisse a disagio per la sua presenza in quel posto, come se non avrebbe dovuto essere lì. Isabelle, studiandolo con le labbra socchiuse, poté dire, e fu l'unica cosa sensata che il suo cervello elaborò in quel momento, che era il più bel ragazzo che avesse mai incontrato e che era l'unico cliente che gradiva sinceramente e che aveva timore di deludere nelle sue prestazioni. Il rosso sorrise placidamente nell'incrociare il suo sguardo ed Isabelle percepì, chiaramente, il suo cuore che tornò a darle, per la prima volta in quattro anni, un segnale di vita, battendo forte come se le stesse scoppiando e fuoriuscendo dalla cassa toracica. Isabelle spalancò gli occhi, sorpresa, alla rinascita inaspettata ma a lungo infondo desiderata di quelle emozioni che per tanto tempo l'avevano abbandonata e che lei aveva soppresso e, portandosi una mano al proprio petto, respirò a fondo, beandosi della presenza di quel ragazzo, che, grazie al suo viso angelico e al suo corpo decisamente scolpito, infondeva grazia, calore e salubrità solo mediante la sua espressione buona, che pareva scrutarla con serio interesse, senza alcun intento di bassa qualità. Era un angelo, si risolse Isabelle. Talmente soave e puro, mai sarebbe potuto entrare a contatto con lei, intaccata dal demone dell'oscurità, senza rimanerne danneggiato e quasi fece per indietreggiare, come se non volesse rovinare quel momento magnifico ma allo stesso tempo beneficiarne ancora di più, come se fosse una droga con la quale voleva sempre di più assuefarsi senza però lasciarsi scalfire da essa.
-Credo tu abbia sbagliato camera. -borbottò per prima Isabelle, insultandosi poi mentalmente per essersi comportata in quel modo ed aver interrotto quell'intenso scambio di sguardi, che celava dietro un'apparente curiosità un impulso di pura passionalità.
Stupefatto, il ragazzo sembrò risvegliarsi da un autentico torpore, sbattendo velocemente le palpebre e lisciandosi il completo formale che indossava.
-L-la tua voce..è sempre la stessa.
Isabelle trattenne il respiro per un secondo, corrugando la fronte, e udì il proprio cuore, che fino a quel momento stava correndo all'impazzata, fermarsi e perdere qualche battito. Era incredula, confusa e addirittura terrorizzata.
-Prego? Come?
-Tu..
Il giovane si avvicinò a lei, afferrandole di scatto una mano. Isabelle, sconvolta, si ritirò immediatamente, accarezzandosi il palmo. Chi era quell'uomo? Mai un suo cliente si era presentato a quella maniera, mai un suo cliente le aveva suscitato reazioni così intime, così personali, così benefiche per la propria anima, ormai quasi dissolta. Era una creatura giunta dal cielo per i giudicare i suoi peccati?
Il ragazzo la soppesò per qualche altro secondo buono, con le braccia ferme accanto al proprio corpo, come se fosse incapace di muoverle.
-Isabelle..
Isabelle non comprese assolutamente nulla di quello che accadde da quel momento in poi. Guardò, senza però vedere veramente, il proprio corpo afflosciarsi a terra per l'emozione al riascoltare il suo vero nome dopo un'eternità e assaporò, con sollievo e addirittura con felicità, la gioia di riscoprirsi viva e meritevole di avere un valore, un significato, un posto su quel mondo da lei tanto odiato. Fu così naturale sentire le guance inumidite per le lacrime sgorgate dal suo pianto difficile spontaneo, che ebbe un'azione rigenerante e liberatoria.
-C-chi sei?
L'angelo sorrise, accostandosi al suo volto e stampandovi un bacio dolce e salato, etereo e rassicurante.
-Sono Xavier Foster, tuo fratello.
STAI LEGGENDO
One-shots inazumiane!
ФанфикIl titolo vi dice tutto! Scriverò delle one-shots sull'anime di Inazuma con coppie a vostra scelta. Fatemi sapere nei commenti quale volete che io faccia,anche con i personaggi delle mie storie. Iniziata:29 aprile 2018 Completata: •i fatti e contenu...