ventiquattro.

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La qualità delle pietanze di quel ristorante era non affatto male e, se non ci avesse lavorato Daehyun, Hae avrebbe chiesto a Yoongi di andarci più spesso. Quest'ultimo, infatti, proprio  non riusciva a farsi andare a genio l'altro ragazzo e ne aveva tutti i buoni motivi. Solo che Hae non riusciva a capirlo, credeva non ci fosse nulla di male nel dare una possibilità a Daehyun. Era chiaro che al massimo tra di loro ci sarebbe potuto essere solo un rapporto di amicizia, quindi era convinta che Yoongi non avesse di cui preoccuparsi. In più, adesso Hae si sentiva più forte rispetto al passato, e se Dae avesse provato a ferirla in qualche modo, lei lo avrebbe fermato. O, almeno, così credeva. Per fortuna per lei, fino a quel momento il ragazzo si era comportato bene, non solo meglio rispetto al passato, ma davvero bene. Era gentile, rispettava i suoi limiti ed era grazie a lui se adesso Hae aveva anche un altro lavoro.
Il suo sogno era quello di cominciare a lavorare nell'ambito della traduzione, così da poter lasciare il lavoro in gelateria. Ormai si era abituata a quel mestiere e non le dispiaceva, anche perché era a contatto con del cibo che le piaceva, e aveva legato con persone molto simpatiche. Però non era quella la sua strada  ed era consapevole che prima o poi l'avrebbe abbandonata.
«Allora, come va?» Chiese Dae, portando le sue braccia muscolose dietro la nuca per appoggiarsi. Hae ricordava come fosse attento a frequentare la palestra tutti i giorni e mantenere un regime alimentare corretto.

«Direi bene, questo progetto mi stimola molto. Sono felice di starmi inserendo finalmente in questo ambito professionale, anche se non avrei mai pensato che la mia prima traduzione sarebbe stata quella di un ricettario.»

«Beh, immagino. Il capo è molto severo sul lavoro, però una volta che inserisce un nuovo membro nel suo gruppo, lo integra per bene. Quindi stai certa che parlerà molto di te e riceverai altre offerte. Sai com'è, tra persone benestanti circolano le informazioni.» 

Hae sorrise, non poteva che esserne felice, anche se l'idea - doveva ammetterlo - la spaventava un po'. Era ancora alle prime armi, avrebbe acquisito sicurezza solo con l'esperienza. 

«Cosa mi dici di te invece, come stanno andando le cose?»

Daehyun piegò le labbra in un sorriso, scosse le spalle. «Tutto bene, non posso lamentarmi. Ho solo le caviglie a pezzi, ma considerando il mio lavoro, non è niente di inusuale.»

Dopo questo cordiale scambio di battute, calò il silenzio, come accade tra persone che non hanno molto in comune. Hae aspettava il cibo, sentire il profumo di verdure cotte a puntino provenire dalla cucina le aveva aperto lo stomaco; così, pensierosa, si perse con lo sguardo rivolto verso il tavolo, ricoperto da una tovaglia bianca con una fantasia color ruggine, che ben si sposava con le decorazioni del ristorante. Alzò il viso solo quando lo sguardo di Dae su di lei divenne così pesante da fare in modo che lei notasse, e allora sorrise imbarazzata e gli chiese cosa ci fosse.

Il sorrisetto del ragazzo, invece, si perse nel momento in cui si rese conto di essere stato sorpreso a fissarla. Lei se ne accorse, aggrottò le sopracciglia e la sua espressione chiedeva "cosa sta succedendo?", ma prima che potesse esserci un vero e proprio scambio di parole, il cameriere attirò l'attenzione di Daehyun, arrivando in soccorso e spezzando quell'atmosfera strana che si stava andando a creare.

Quando il cibo le fu servito, Hae notò con piacere che erano proprio i piatti che preferiva e subito afferrò il cucchiaio per assaggiare una zuppa. Dae ricordava stranamente i gusti della ragazza, nonostante non uscissero insieme da anni ormai, e la cosa lo turbava. Non pensava di poter ricordare certi dettagli di un'altra persona, non pensava di ricordare i piatti preferiti di Hae! La ragazza per lui era sempre stata un passatempo, qualcuno da portare fuori a fare casino fino a notte fonda, dimenticando la sua presenza nell'esatto istante in cui incontrava gli amici. Il rapporto con la ragazza era stato di certo quello più duraturo della sua vita e questo la diceva lunga sul ragazzo, ma non gli aveva mai dato così tanto importanza. Adesso, invece, aveva Hae di fronte a lei ed iniziava a realizzare che in passato il suo cuore era appartenuto a lui, che il sorriso che le vedeva indossare di fronte al cibo era in un certo modo un sorriso che Hae gli aveva rivolto tante volte, ma lui non lo aveva mai valorizzato. Si sentiva come se avesse avuto a che fare con due persone diverse: una prima insignificante, da mettere sullo sfondo, da usare a proprio piacimento, ed una seconda con un nome, una personalità, dei sentimenti e solo allora riusciva a rendersi conto di che persona piacevole Hae era se le si prestava attenzione. 

Hae gli offrì del riso e lui lo mangiò, volendo mandare giù insieme al cibo quel groppo che gli si stava formando alla gola. 

Quando i due ebbero finito di mangiare, Daehyun si alzò per sparecchiare, portando in cucina con tanta abilità tutte le ciotoline e i piattini che erano stati portati al tavolo. Anche Hae si alzò e fece per prendere la sua borsa, essendosi fatta ora di tornare a casa. Il ragazzo la fermò.

«Aspetta. Il tempo che metto in ordine un paio di cose e ti accompagno a casa.»

Hae scosse la testa. «Oh no, non ti preoccupare. Dovrebbe passare un autobus tra pochi minuti, tranquillo.»

«Insisto. A meno che tu non abbia impegni urgenti, preferisco accompagnarti io con l'auto. Non starei tranquillo a pensarti sola per strada a quest'ora.» Hae provò a controbattere, ma Daehyun aveva la testa dura, quindi fu costretta ad accettare. A dirla tutta faceva piacere anche a lei ricevere un passaggio, si sentiva più sicura e sarebbe stato più comodo farsi accompagnare, ma odiava essere un fastidio per le persone e temeva anche, sotto sotto, una possibile reazione di Yoongi. Sapeva che non avrebbe approvato. 

Dopo circa un quarto d'ora, Dae ritornòbin sala. Quella volta aveva indosso una felpa di cotone al posto del grembiule nero da lavoro e uno zainetto dove Hae immaginava ci fossero le sue cose. Il ragazzo le fece cenno di avviarsi all'uscita e, dopo aver salutato i colleghi di lavoro e il capo, si diressero verso la macchina. Una volta entrati, indossarono entrambi la cintura di sicurezza e partirono. 

Hae non potè fare a meno di notare come fossero differenti i modi di guidare di Daehyun e Yoongi. Il suo ragazzo era elegante in ogni suo gesto, le sue dita sottili ma forti stringevano con fermezza il manubrio, il suo sguardo era concentrato e sempre fisso sulla strada, anche quando parlava, e per questo motivo era facile per la ragazza osservare il suo profilo mentre guidava, perché anche se lui riusciva a sentire il suo sguardo, non le diceva quasi mai nulla. 

Dae era l'opposto. Guidava tenendo una sola mano sul volante, l'altro braccio era disteso sulla parte superiore dello schienale del sediolino di Hae, si guardava intorno e si faceva compagnia con la radio accesa. Aveva un'aria rilassata, sembrava sereno, come se le otto ore di lavoro appena trascorse non avessero avuto alcun effetto sul suo corpo e sulla sua mente, anche se non era così. Oltre alla musica non si sentiva altro, se non i suoni tipici della strada, perché né lui e né lei avevano voglia di parlare o qualcosa in particolare da dirsi e stava bene ad entrambi così. Era tardi, non troppo, ma pur sempre tardi e tutti e due erano un po' stanchi. L'aria era fresca, entrava attraverso i finestrini e scompigliava appena qualche ciocca di capelli dei due ragazzi, che intanto si godevano la musica e le luci della notte di Seul. 

Ad un certo punto la radio diede una melodia familiare e Hae scattò sugli attenti. 

«È la canzone del tuo ragazzo, o sbaglio?» Ridacchiò Daehyun, trovando buffa, ma anche carina la reazione della ragazza al suo fianco. Quest'ultima annuì emozionata e cominciò subito a cantare la canzone seguendo la scia di Jin, Jungkook e tutti gli altri cantanti che man mano si alternavano le parti.

«Ma quanto sei stonata!» Scoppiò a ridere il ragazzo, prima di alzare ancora un po' il volume dello stereo e iniziare a cantare anche lui con lei.

«La conosci anche tu?!» Chiese Hae esterrefatta.

«Come potrei non conoscerla? La danno in radio ogni dannata ora!» 

E così, tra un rap ed un acuto uscito male, i due terminarono in coro la canzone e giunsero a casa di Hae, dove Daehyun lasciò la ragazza, contento di aver scelto di accompagnarla e vederla sana e salva dietro l'uscio al sicuro. 


Ammetto di non aver riletto, neanche una volta, ed ero molto pensierosa mentre scrivevo, quindi chiedo scusa per eventuali errori e frasi senza senso!

Non ho più voglia di scrivere questa storia, è passato molto tempo e non mi sento particolarmente ispirata, però non riesco più a lasciare le cose a metà, quindi la continuerò un po' alla volta, anche se dovessero volerci anni per terminarla.

Grazie a chiunque abbia letto questo capitolo e sia giunto fin qui, buonanotte!

ig: muranjoon

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 06, 2021 ⏰

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