sedici.

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Anche il giorno dopo, mentre spolverava i ripiani della libreria, Hae continua a pensare alla chiamata che Yoongi aveva ricevuto la sera precedente. Scene di quel momento si ripresentavano incessantemente nella sua testa, la reazione di Yoongi, la voce di quella donna, le cose che erano state dette. A dire il vero, neanche lei se lo aspettava, che la madre del suo ragazzo ripiombasse nella sua vita così all'improvviso, anzi neanche ci pensava tanto spesso ai genitori di Yoongi. Certe volte era capitato che la sua mente vagasse fino a giungere ad immaginare quelle persone sconosciute e si era chiesta se fosse il caso cercare di convincere il ragazzo a riallacciare i rapporti con loro o, almeno, a mettersi in contatto con loro. Dopotutto, erano i suoi genitori, sua madre e suo padre, e nonostante gli errori la cosa non cambiava. Ritenendo, però, di non avere nessuna voce in capitolo, quei pensieri se ne andavano così come arrivavano e adesso non sapeva come comportarsi.
La signora aveva proposto di incontrare i due figli a pranzo durante la loro settimana di permanenza a Seul e di chiarire, anche se non c'era molto da chiarire. I Min non avevano mai accettato le passioni dei ragazzi, ostacolandoli nei loro percorsi verso i propri sogni e adesso era Yoongi che non accettava il loro invito al pranzo. Il maggiore era via per lavoro, di conseguenza non ne sapeva nulla di tutta quella situazione, probabilmente avrebbero chiamato anche lui a breve.
Yoongi aveva liquidato sua madre, con rispetto, ma senza alcun sentimento, senza affetto, anzi sembrava quasi infastidito da quella chiamata, ma Hae, che ormai lo conosceva abbastanza bene, sapeva che era solo ferito e forse anche spaventato, che ce l'aveva a morte con i suoi genitori, ma che allo stesso tempo aveva bisogno di loro, sopratutto adesso che la sua vita stava percorrendo una linea retta verso l'alto abbastanza importante. Avrebbe dovuto aggiornarli sulla sua carriera, per quanto non potesse piacere a loro, perché ciò che c'era scritto sui giornali non era abbastanza, avrebbe dovuto mostrargli la casa dove lui e il fratello abitavano, casa che si erano guadagnati con dure fatiche, avrebbe dovuto presentare la sua ragazza. Hae si chiedeva se davvero Yoongi avrebbe fatto ciò. Insomma, la loro relazione era piuttosto consolidata, non era un dettaglio da poter escludere facilmente. Anche se qualcosa stava cercando di ostacolarla. Infatti, qualche giorno prima, il manager dei ragazzi aveva convocato Yoongi nel suo ufficio e gli aveva chiesto, anche se era più un ordine in realtà, di mantenere la sua relazione con Hae privata, quindi niente più serate nel dormitorio dei Bangtan, niente più effusioni amorose in luoghi troppi affollati nel centro e niente più qualsiasi altra cosa che potesse infastidire le fan. Al contrario di ciò che si possa pensare, Hae non aveva preso male la situazione, era consapevole del fatto che prima o poi sarebbe successo, è un qualcosa che devono affrontare tutti gli idol. Di certo le dispiaceva non avere più piena libertà, ma le bastava comunque sapere che Yoongi l'amasse, la desiderasse e la considerasse parte fondamentale della sua vita. Le poteva andare peggio, avrebbero potuto chiedere loro di lasciarsi ed eliminare ogni traccia della loro relazione, e invece, almeno per adesso, non avevano grossi problemi e potevano continuare a vedersi l'uno nella casa dell'altro.

Quando ebbe finito di pulire la stanza dove dormiva, la ragazza si preparò per andare a lavoro e dopo pochi minuti si diresse alla fermata dell'autobus per raggiungere la gelateria. Arrivato il mezzo, vi entrò stringendosi nel suo cardigan perché quel giorno faceva davvero fresco e si sedette in uno dei primi posti, appoggiando lo zainetto che portava sempre con sé sulle sue gambe. Essendo un po' stanca per lo studio e per avere pulito casa, tutto prima di uscire e andare a lavoro, si appoggiò allo schienale del sedile socchiudendo gli occhi per cercare di riposare un po' e così tutti i rumori della strada e le voci basse di chi le stava intorno passarono in secondo piano. Quei quindici minuti circa, che potevano aumentare o diminuire a seconda del traffico, erano di vitale importanza per Hae perché poteva approfittartene per potersi concedere del meritato riposo senza sentirsi in colpa e in dovere di aprire un libro o andare a sistemare l'anta di un qualche mobile. Per cui, solitamente, si godeva quel momento di pausa senza prendere il cellulare, senza neanche infilare gli auricolari per ascoltare un po' di musica. Una volta era anche capitato che si era addormentata in bus e si era svegliata una fermata più tardi, quindi era dovuta scendere e correre indietro per giungere a lavoro. Per fortuna l'accadimento non si era più ripetuto.
Quando giunse in gelateria, carica di nuove energie, trovò Jiyeon, la sua collega, già impegnata a preparare gelati ed incartare dolci vari.
"Salve Hae," la salutò con tono amichevole, senza però fermarsi dal lavorare e servire i clienti con un sorriso sempre stampato sulla faccia. Hae ricambiò il saluto ed andò nello stanzino per i dipendenti per cambiarsi, indossando la maglia della gelateria, da poco creata, con il grembiule bianco, sempre gentilmente lavato dalla moglie del proprietario che cercava in ogni modo di aiutare le ragazze.
Jiyeon aveva deciso di lasciare gli studi, convinta che non facessero per lei, quindi, con un po' di fatica, era riuscita a guadagnarsi un posto fisso in gelateria tutta la giornata, alleggerendo il carico di Hae che invece andava ancora all'università e non aveva tutta la disponibilità dell'altra.
Insieme continuarono a lavorare fino all'ora di chiusura, immerse in quel profumo di cioccolato caldo sempre pronto e zucchero a velo, senza contare l'odore di vaniglia che proveniva dalle vaschette di gelato.
Erano circa le otto e trenta quando finirono di lavorare, la gelateria chiudeva piuttosto presto non essendo più stagione inoltrata ed ottenendo già abbastanza entrate dal lavoro diurno, per cui Hae non tornava a casa neanche troppo tardi.
L'ultimo cliente di quel giorno fu un ragazzo dagli inconfondibili occhi da cerbiatto e delle labbra rosse carnose.
"Daehyun?" Chiese Hae, sorpresa di vederlo.
Jiyeon le lanciò un'occhiata come a dirle 'lo conosci?' e si avvicinò interessata, squadrando senza neanche provare a non fargliene accorgere il ragazzo.
"Buonasera Hae, potrei avere la cosa più dolce che avete?"
"Mi dispiace, non sono in vendita," rispose Jiyeon facendo spallucce e solo dopo pochi secondi gli altri due capirono la sua battuta, lasciandosi andare in una risata.
"Beh, significa che dovrò accontentarmi di una crêpe, possibilmente piena di Nutella, ne ho davvero bisogno," disse lui stando al gioco della ragazza alla quale non aveva mai fatto caso prima di quel momento, poi tornò a rivolgersi ad Hae, chiedendo il suo ordine con una certa urgenza come se la sua vita dipendesse da quell'ammasso di calorie.
"Ehi, cosa ti prende? Sei sempre stato attento alla linea." Hae lo guardò corrucciata, mentre però nel frattempo preparava comunque la crêpe, che riempì di nutella proprio come l'altro le aveva chiesto.
"Carenza di affetto." Fu l'unica risposta di Daehyun, con un'alzata di spalle.
"Da portare?" Annuì, avendo notato che fosse orario di chiusura ed era l'unico ancora lì come cliente.
"Se fossi meno pieno di te ed egoista avresti molte più persone intorno che ti darebbero affetto," gli rispose Hae, alla precedente affermazione. Non voleva offenderlo, lo si capiva dal suo tono scherzoso, e lo aveva capito anche Daehyun, però non poteva negare che quella frase non gli aveva fatto piacere.
"Probabilmente hai ragione," rispose lui, abbassando lo sguardo pensieroso con un cipiglio sul viso, dopo aver pagato per il suo dolce.
"Vorrei dirti scherzavo però purtroppo sono seria, eppure devo ammettere che mi stai facendo quasi preoccupare. È successo qualcosa?" Chiese Hae, appoggiandosi al bancone dopo aver pulito le mani sul suo grembiule. Intanto Jiyeon se ne stava in disparte, seguendo in silenzio quelle battute.
"Nah, tranquilla." Le sorrise, con quel sorriso che una volta l'aveva fatta innamorare, poi fece un cenno con la testa a Jiyeon, e si avviò verso l'uscita della gelateria.
"Ci si becca in giro."

Dopo essersi assicurata che Daehyun si fosse allontanato abbastanza da quel posto, Jiyeon sbottò come se si fosse trattenuta tutto quel tempo. "Si può sapere chi è quel gran figo e perché non me lo hai ancora presentato?!"
Hae fece una risatina nervosa ed imbarazzata, grattandosi la nuca.
"È il mio ex. E non te lo consiglio, è stato un mostro con me," sospirò, prendendosi una pausa, le espressioni del suo viso seguivano il suo pensiero così la si poté vedere corrucciarsi, "anche se credo che sia cambiato qualcosa. Lo vedo... non saprei, diverso, più spento, più solo."
"E non ti interessa sapere cosa sia successo?"
Hae scosse la testa, ma mentiva.
Aveva una voglia matta di scoprire cosa gli stesse passando per la testa, il motivo di questo suo apparente appiattimento e del suo comportamento arrendevole che prima non aveva mai fatto parte di lui. Si era addirittura chiesta se non fosse stata proprio colpa sua, infondo dopo aver scoperto che lui la tradiva non gli aveva dato possibilità di spiegarsi e se ne era andata senza una parola, senza preavviso, lasciando solo dietro di sé ghiaccio e delusione. Questa idea, però, le sembrava surreale, avendolo comunque visto uscire con la sua ex-migliore amica, quindi escludeva l'opzione di aver provocato in lui tristezza con il suo allontanamento, altrimenti avrebbe cercato di risistemare le cose prima, non dopo due anni.
L'unico modo per comprenderlo sarebbe stato quello di ricreare un rapporto con lui, ma sapeva che Yoongi era contrario e anche lei stessa non era sicura di volersi mettere in una posizione così particolare, diventando amica o qualcosa di simile del suo ex.
Se solo Hae avesse smesso di preoccuparsi sempre di tutti, non avrebbe sentito tutte queste responsabilità pesare su di sé e avrebbe vissuto con più leggerezza, tranquilla.
Purtroppo però, per quanto uno ci provi, non si possono cambiare certi lati del proprio carattere ed Hae avrebbe continuato a preoccuparsi di Daehyun anche se non doveva.

Coldness; m.yg [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora