ventuno.

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Hae fu incuriosita da quella domanda e lo incitò a parlare senza neanche pensarci su. Nel frattempo ritornò a sedersi, accanto a Jimin per lasciare il proprio posto al nuovo arrivato, e l'attenzione di tutti fu catturata da ciò che Daehyun stava per annunciare.
"Hai presente il ristorante dove lavoro solitamente?" La ragazza annuì, ricordando quel posto perché ci era andata in precedenza con Yoongi e lì avevano incontrato anche Dae.
"Lo chef del ristorante ha intenzione di pubblicare una serie di libri di ricette e vuole tradurli per ottenere maggiore visibilità a livello internazionale. Ha chiesto a noi dipendenti se conoscessimo qualcuno di competente che potrebbe collaborare in questo suo progetto per la parte delle traduzioni ed io ho pensato subito a te, cosa ne pensi? Potrebbe interessarti?"
Hae ascoltò tutto con attenzione cercando di capire dove l'altro volesse andare a parare, restando piacevolmente sorpresa quando finalmente capì il motivo di quella visita.
"Dici davvero?" Chiese con forse troppo entusiasmo, facendo ridacchiare Jimin. Si ricompose, ma non riusciva comunque a stare ferma sulla sedia. Sarebbe potuto essere il suo primo ingaggio! Prima ancora di finire l'università. Ovviamente nulla era deciso, ma era emozionata anche solo all'idea di provarci.
"Dico davvero," confermò Daehyun, con un sorriso divertito, non aspettandosi tanto entusiasmo da parte dell'altra.
"Se sei libera, posso organizzarti un colloquio per domani mattina," continuò poi ed Hae annuì sorridendogli riconoscente.
"Scrivimi appena sai qualcosa, per favore."

"Certo. Adesso devo andare, non voglio disturbarvi più del dovuto." Si aggiustò il cappuccio della felpa sul capo, scompigliando involontariamente delle ciocche di capelli, prima di congedarsi. Hae non poté non notare come Daehyun guardava Jimin, sembrava che stesse cercando di capire qualcosa scrutando il viso del suo amico, ma non dava voce ai suoi pensieri.
Quando l'altro ebbe abbandonato l'appartamento, Hae scosse la testa con un sorrisetto confuso, decidendo di non rifletterci troppo perché forse non era importante. Quando, però, si voltò verso Jimin e notò anche nella sua espressione un qualcosa di strano, si insospettì.
"Non è che vi siete già visti?" Jimin fu riportato alla realtà da quella domanda e scosse la testa in segno di negazione, il suo viso non lasciava trapelare nulla, per cui Hae ebbe la conferma di aver semplicemente vagato troppo con la mente.

L'indomani la ragazza alle dieci del mattino aveva già fatto una doccia, indossato la sua camicia più elegante ed una gonna che si avvolgeva attorno alla sua vita stretta. Si guardò allo specchio, mentre Yoongi in chiamata era in vivavoce, per farle compagnia.
"A che ora hai l'appuntamento con questo tizio?"
"Alle dieci e mezza," rispose Hae, cercando attraverso lo specchio un qualsiasi difetto per poterlo correggere prima che fosse troppo tardi.
"Ti passo a prendere, così arrivi in tempo."
La ragazza afferrò il telefono, smettendo finalmente di osservarsi, distratta da quella gentile richiesta che però non avrebbe accettato.
"No, non preoccuparti. Hai mille cose da fare, non puoi perdere tempo. Arriverò in orario se prendo i mezzi."
Intanto afferrò la borsa, una leggera giacca da indossare e si apprestò ad uscire di casa.
"Stai ferma lì, sento il rumore dei tacchi. Oramai sono già alla porta, quindi è inutile che provi a ribellarti."
Ormai Hae non ci provava neanche più a ribellarsi a Yoongi, soprattutto quando usava quel tono autoritario. Sapeva che il ragazzo avrebbe messo da parte ogni impegno pur di starle vicino in un momento importante o aiutarla nel caso ne avesse avuto bisogno.
Così Hae si mise ad aspettare Yoongi seduta sul divano del piccolo soggiorno, tamburellando nervosamente le unghie per la prima volta non sbeccate, ripassando mentalmente tutte le regole fondamentali per evitare di fare le sue solite figuracce. Non camminare troppo veloce, non parlare a meno che non ti venga richiesto, non fare scena muta e ricorda che non si tratta del lavoro della tua vita, stai tranquilla. Non molto più tardi sentì un clacson suonare per avvisare dell'arrivo del conducente, così Hae capendo subito di chi si trattasse, afferrò le sue cose, controllando mentalmente di aver preso tutto, e lasciò casa. Quando vide Yoongi seduto in auto, dimenticò per un attimo tutte le sue preoccupazioni e corse verso di lui o, almeno, ci provò, ma per poco non si slogò una caviglia inciampando su di un sassolino. Il ragazzo scoppiò a ridere da dentro il veicolo avendo osservato tutta la scena, ma ritornò serio in un millisecondo quando lo sguardo di Hae lo fulminò.

"Ci stai provando in tutti i modi a sabotare questo colloquio," scherzò quando l'altra fu entrata in macchina, divertendosi particolarmente a stuzzicare un Hae nervosa.
"Scusa se non sono abituata a palchi e fan e gente che ti ascolta."
Yoongi si sporse verso di lei per lasciare un bacio sulla sua guancia, poi mise in moto cominciando a spostarsi per quel tratto di strada che ricordava e mentre guardava attento la strada cercava di rassicurare la sua ragazza.
"È una sola persona, è umano come te. Se dovesse essere sgarbato, alzati e va' via. Non farti mai trattare male da nessuno solo perché sei più piccola ed hai meno esperienza, va bene?"
"Capito padre, tutto chiaro."
"Ti prego non dire così che poi non riesco più a guardarti." Arricciò il naso, svoltando poi a destra come indicatogli da Hae.
"Sei libero a pranzo?"
Yoongi sembrò pensarci, poi annuì in risposta. In realtà aveva molte cose da fare, ma aveva già un'idea del motivo dietro quella domanda per cui decise di 'mentire'.
"Ti va di mangiare insieme?"
"Certo, però non in quel ristorante ti prego. Non ho intenzione di incontrare di nuovo il tuo amico, è già abbastanza irritante per me sapere che vi frequentate," ammise sinceramente, non nascondendo il suo fastidio. Non le avrebbe vietato di vedere Daehyun, per non comportarsi da fidanzato ossessivamente geloso, ma non ci provava nemmeno a fingere che la situazione gli stesse bene, questo doveva essere ben chiaro alla ragazza.
Hae, non volendo discutere proprio in quel momento, decise di passarci sopra e fingere di non aver sentito il resto della frase, armandosi di un dolce sorriso prima di rispondergli.
"Possiamo andare dove vuoi, magari in un posto vicino all'agenzia così non ti rubo troppo tempo."
"Ho qualche idea," affermò il ragazzo, fermandosi poi nei pressi del ristorante ormai vicino per far scendere la ragazza dall'auto.
"A dopo allora," lo salutò Hae, affacciandosi dal finestrino aperto.
"A dopo, fammi sapere tutti i dettagli appena finisci." I due si salutarono e lei aspettò che la macchina di Yoongi fosse abbastanza lontana da non poter essere più vista prima di entrare nel ristorante. Grazie al ragazzo era riuscita ad arrivare addirittura in anticipo di qualche minuto.
Quando entrò nel locale, tutto era un po' in disordine. Le sedie alzate sui tavoli, secchi colmi d'acqua e detersivo e scope appoggiati qua e là. Una signora sulla quarantina la salutò cordialmente e dopo essersi assicurata che si trattasse di Hae, l'accompagnò nel retro oltre la cucina, dove c'era un piccolo studio.
"Signor Kim, è arrivata la ragazza," l'annunciò la precedentemente citata. La porta era aperta ed un uomo con i capelli brizzolati ed una giacca non molto elegante indosso alzò lo sguardo per incontrare quello della nuova arrivata.
"Oh, lei dev'essere la signorina Jung Hae."
Il signore si alzò per accoglierla, con un sorriso cordiale.
"Sì, sono io." Hae si inchinò in segno di rispetto e gli rivolse un sorriso a sua volta, molto più timido però. I due si sedettero e il signor Kim le parlò del suo progetto e di tutto il processo di traduzione, ammettendo di non saperne molto a riguardo, per cui le avrebbe dato tutta la sua fiducia.
La ragazza non credeva di essere automaticamente assunta, ma l'uomo più grande di lei non sembrava voler perdere tempo e, dopo essersi accertato di trovarsi di fronte ad una persona competente nel suo campo, subito passò ad accordarsi sulle tempistiche ed i dettagli formali.
"Quando crede di poter cominciare?" Strinse gli occhi piccoli, guardando la ragazza dal retro della propria scrivania, con i gomiti poggiati su di essa.
"Anche domani signor Kim." Avendo il desiderio di concludere tutto al più presto per un più veloce guadagno, il signor Kim fu felice di quella risposta e, con una stretta di mano, il colloquio finì.
Alla ragazza fu consegnato il libro nella sua versione coreana originale ed il biglietto da visita nel caso avesse dei dubbi da chiarire.
Questo presentava per Hae un primo passo verso la sua carriera dei sogni ed un ulteriore verso la vita da adulta che aveva ormai intrapreso con la propria casa indipendente e il lavoro in gelateria.

scusate eventuali errori di battitura, ma ho troppo sonno per rileggere tutto >~<

Coldness; m.yg [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora