La serata tra Hae e Daehyun fu inaspettatamente piacevole, così come era piacevole il leggero vento che passava tra le foglie degli alberi e rendeva il clima meno afoso e più sopportabile, nonostante fosse estate inoltrata. I due avevano mangiato tutte le crocchette di pollo che il ragazzo aveva comprato, accompagnate da due bicchieri di coca cola, ormai calda.
Al contrario di come Hae aveva pensato, i due ebbero modo di parlare e neanche per un minuto il silenzio calò su quella panchina. Hae gli parlò dell'università, della casa ormai pronta che l'aspettava e di Yoongi, enfatizzando particolarmente quanto il suo ragazzo fosse, oltre ad un bellissimo essere vivente, una persona responsabile, matura e seria. Voleva in ogni modo che Daehyun capisse quanto lei fosse innamorata di Yoongi e di come fosse determinata a non rovinare nulla di quello che c'era tra di loro. Le fece piacere ricevere domande da Dae, il quale sembrava interessato alla sua vita, comprese le piccole cose, mentre quando erano insieme di rado le chiedeva di parlare di lei e delle sue giornate.
Per Daehyun fu assurdo realizzare quanto in realtà la conoscesse poco e quanto fosse piacevole sentirla parlare, fare conversazione con lei. Dopo un po' di esitazione, non sapendo se fosse il caso parlarne, le raccontò di Jieun, la migliore amica di Hae. Non entrò troppo nei particolari, semplicemente le disse di come lei si fosse sentita troppo in colpa per aver tradito la sua amica e dopo qualche mese si trasferì in un'altra città per frequentare l'università, lontana da lui.
Allora Hae gli chiese se l'avesse mai amata e Dae gli rispose di no, che lui non sapeva amare."Conoscerai anche tu la persona giusta."
Daehyun rise, perché sapeva di essere lui quello sbagliato, e scosse la testa."Sto bene così, non voglio più fare del male alle persone."
Hae si rattristì. Ora che aveva Yoongi, proprio non riusciva ad immaginare una vita senza amore. Non avrebbe potuto sopportare tanta monotonia e grigiore e le dispiaceva pensare che Daehyun stesse vivendo così, provando ogni giorno cose nuove che non lo saziavano, non lo completavano, non lo rendevano una persona migliore, perché in realtà tutto quello che gli mancava nella vita era un po' di amore e qualcuno che fosse capace di distoglierlo dalle cose frivole."Ora dovrei andare, ho un impegno." Hae raccolse i propri rifiuti e li gettò in un cestino, poco lontano da loro. Daehyun si alzò a sua volta, gettando anche le proprie cose.
"Va bene, ti accompagno."
Ed Hae a quelle parole non riuscì a trattenere un sorriso ironico, perché il ragazzo non si era mai proposto di accompagnarla a casa, neanche in orari peggiori. Ed invece con Yoongi questo era stato proprio il modo per approcciare l'uno a l'altro e conoscersi. Non riusciva a capire se Daehyun fosse davvero cambiato o se la stesse solo prendendo in giro. In ogni caso, rifiutò, non volendo infastidirlo e tantomeno trascorrere altro tempo con lui. Nonostante si fosse mostrato come un quasi bravo ragazzo, era pur sempre una delle persone che più l'aveva ferita e quindi preferì passeggiare da sola.
Daehyun la ringraziò per avergli dedicato del tempo e si augurò di poter ripetere una serata simile, magari in un luogo calmo dove consumare un pasto. Hae non gli rispose, non volendo forzare nulla ed illuderlo, o mettersi in situazioni che l'avrebbero fatta sentire a disagio. Inoltre, c'era un altro problema. Prima di instaurare un rapporto di amicizia con Daehyun, sapeva di doverne parlare con Yoongi. Non per chiedergli il permesso, ma perché non voleva avere segreti con lui e voleva essere sicura di non fare nulla che potesse ferirlo, neanche involontariamente.
Ed era proprio Yoongi l'impegno che aveva e la loro videochiamata abituale che di solito facevano a fine serata. Si trattava dell'unico modo per avere un contatto più diretto con il suo ragazzo e cercava di essere libera ogni volta per quell'ora, necessitando di sentire la voce di Yoongi più di qualsiasi altra cosa.Quando giunse a casa, nella sua stanza ormai quasi spoglia di tutte le sue cose personali, si sedette subito alla scrivania dove era poggiato il computer portatile. Lo accese e si accigliò nel notare come Yoongi non avesse provato ancora a chiamarla e non lo avesse fatto poi nei seguenti quindici minuti.
Pensò che avesse da fare, quindi, anche se un po' delusa a causa di tutto l'entusiasmo che aveva di vederlo, si mise ad aspettarlo sul letto, ma nessuna chiamata arrivò. Fu così che si addormentò, ancora vestita con gli abiti che indossava per andare al lavoro, con il cellulare tra le mani. Quando questo squillò, dopo un paio di ore, saltò nel sonno e subito rispose senza neanche controllare che fosse il ricevitore, nella speranza di sentire Yoongi. Ed invece no, si trattava di una vecchia signora dall'altro lato del paese che voleva chiamare sua figlia ed aveva sbagliato numero.
Ancora intontita dal sonno, controllò se Yoongi le avesse mandato qualche messaggio, ma nulla. Fu in quel momento che iniziò a preoccuparsi, da brava ragazza ansiosa che era, e gli chiese se fosse successo qualcosa.
Dopo un'ora, ancora nulla.
Provò a chiamare Jimin, ma anche egli non dava segni di vita e, non sapendo più cosa fare dato che non poteva prendere alle due di notte un aereo per il Giappone, non le restò altro che sperare che Yoongi avesse semplicemente dimenticato di chiamarla e che magari era impegnato in qualche serata tra ragazzi con i suoi amici.La mattina seguente, in una camera da letto, ma a qualche kilometro di quella di Hae, Yoongi fu svegliato dalla luce del Sole che penetrava dalla finestra. Mugugnò infastidito, con gli occhi ancora chiusi e che non avevano intenzione di aprirsi presto, e provò a muoversi su un fianco, ma qualcosa lo bloccò. A quel punto dovette farsi coraggio ed affrontare la giornata, nonostante non ne avesse voglia, e la sua vista dovette fare il proprio lavoro per comprendere cosa stesse ostacolando i suoi movimenti.
Quando i suoi occhi sottili si aprirono, videro, avvinghiato al proprio esile corpo, quello tonico ed abbronzato di Jimin, ancora privo di una maglietta.
In una qualsiasi altra occasione, avrebbe scaraventato chiunque si fosse trovato a così stretto contatto con il suo spazio vitale di prima mattina, ma Jimin che dorme era un qualcosa che proprio non si poteva proprio rovinare.
Yoongi non ricordava nemmeno come ci fossero finiti in quel letto, l'ultima cosa che rinveniva alla sua mente era la scenetta dei due che mangiavano crocchette di pollo guardando uno stupido film comico.
Ora Jimin aveva il viso appoggiato al suo petto, in questo modo la sua guancia destra era leggermente schiacciata e sembrava ancora più paffuta per come cercava di farsi spazio e le sue labbra erano leggermente sporte in avanti, schiuse quanto bastava per liberare dei piccoli respiri. Una mano del maggiore andò a posarsi sulla sua nuca e con le dita cominciò ad accarezzargli quei capelli tinti di un castano chiaro che gli donavano particolarmente. Si mosse quasi impercettibilmente, temendo di svegliarlo se fosse stato troppo brusco e si godette quell'immagine di tenerezza e tranquillità, che per un momento gli fece dimenticare il motivo per cui si trovava in quel posto. Quando Jimin storse il naso, Yoongi subito ritirò la mano, non volendo che nessuno sapesse e vedesse quel suo momento di debolezza. Perché sì, Yoongi mostrava affetto ai suoi amici solo quando questi non potevano notarlo, in un modo così sottilmente celato, ma allo stesso tempo forte. Yoongi c'era sempre, così come il suo amore per le persone a cui teneva - e queste ne erano veramente poche - però era sempre nascosto dietro qualcosa, che fosse uno sguardo mancato, un sorriso negato o delle parole apparentemente fredde.
Così anche quella mattina successe la stessa cosa.
Jimin si svegliò di buon umore, intorpidito da una certa serenità ed un calore che erano purtroppo a lui estrani, non avendo qualcuno che potesse regalarglieli ogni giorno. Eppure non seppe mai di come Yoongi lo aveva accarezzato come se fosse la cosa più delicata del mondo.
Quando il più piccolo si rese conto della posizione in cui si trovava, si scostò subito imbarazzato, arrossito sulle gote, e guardò Yoongi che fingeva di dormire beatamente.
Dopo qualche minuto di silenzio, Yoongi sentì il suono delle lenzuola per quel letto troppo stretto muoversi e dei passi dirigersi verso l'esterno della stanza. Solo quando fu certo che l'altro fosse uscito, aprì nuovamente gli occhi ed un'ondata di consapevolezze lo investì.
Ripensò alla sera precedente, agli occhi di Daehyun che indugiavano troppo sulla figura di quella che era la sua ragazza, il sacchetto di cibo che teneva in mano come se si fossero organizzati per cenare insieme e poi proprio non capì per quale motivo dovessero incontrarsi in un parco, di sera, dove non c'era nessuno. Non comprendeva il loro bisogno di nascondersi, come se ci fosse davvero qualcosa da nascondere dagli occhi indiscreti e non capiva per quale motivo Hae aveva preso a camminare con il suo ex per entrare nel parco. Non capiva come fosse possibile che un essere umano decidesse di trascorrere del tempo con quella che era la persona che l'aveva tradito. Come era possibile che dopo tanta sofferenza, lacrime, resistenze nei confronti di Yoongi a causa di quello stupidissimo ragazzo, lei avesse ancora intenzione di frequentarlo e tra l'altro senza dirgli nulla. Cercò delle giustificazioni, dei motivi plausibili, ma l'unica risposta che gli veniva in mente e che gli martellava il cervello senza sosta, per farsi notare sopra tutto, era l'idea che Hae forse avesse ancora un certo debole per Daehyun e che Yoongi non era stato altro che un modo per dimenticarlo, per rimpiazzarlo e che, una volta toltosi dalle scatole ed avuta l'occasione per riavvicinare l'altro, Hae non ci avesse pensato più di una volta prima di ritornare tra le braccia del suo primo amore.
Si sentiva stupido per dubitare di lei ed anche in colpa, perché in due anni lei era sembrata sempre sincera nei suoi confronti; gli aveva anche detto di amarlo!
E il motivo per cui si sentiva ancora più stupido, era quello per cui aveva deciso di scappare piuttosto che andare da lei ed affrontarla, chiedere cosa stesse accadendo e farsi valere come uomo. Ed invece no, si era fatto prendere ancora una volta dalle sue insicurezze, dalle sue idee sbagliate di non valere abbastanza da poter tenere una persona con sé e dalla paura di perdere l'unica ragazza che lo aveva stracciato via dalla sua apatia ed aveva finto di non vedere, pur di non vedersi sbattere in faccia la verità.helloooo
non so cosa dire, quindi vi ringrazio semplicemente per aver letto fin qui e i voti e i commenti, thank you!AVETE CISTO L'INTORNDI JIN OMGOMGOMGOGKGNT ???