l'ultimo addio

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Giunse il giorno più triste dell'anno, quello dell'ultimo saluto a Katy, morta suicida qualche giorno prima. È già il nuovo anno per Hanya, un nuovo anno tremendo per lei ma con forse qualche nota positiva ma, non in quel periodo, non in quei giorni, non ora. Faceva freddo a Philadelphia, nevicava, come se quel giorno non fosse già abbastanza triste. Si celebrarono i riti funebri, all'aperto in quell'enorme cimitero stracolmo di lapidi. Tutti attorno alla fosse che avrebbe contenuto la barba che lentamente calava sotto, gettando pugni di terra mentre il prete parlava e salutava la defunta. Hanya, in piedi li accanto tra pianti e grida disperare, teneva su grossi occhiali nonostante non ci fosse il sole. I genitori e parenti e varie conoscenze di Katy si stringevano nel dolore per la perdita della loro armata figlia, amica e parente. Hanya non ebbe nemmeno coraggio di avvicinarsi, non era vista bene in città e tutti la conoscevano. La notizia fece il giro dei tg e arrivò alle orecchie di tutti, anche di chi conosceva Hanya. Un uomo era in disparte, appoggiato al tronco di un albero in attesa che la celebrazione funebre si concluse. Osservava tutto, osservava Hanya ma lei non si accorse di nulla tenendo lo sguardo basso e senza incrociare lo sguardo di nessuno. C'era chi nonostante la situazione, ebbe il coraggio di giudicarla, di puntarle il dito e di accusarla di essere la responsabile della morte di Katy. Ad Hanya non toccavano certe accuse, non aveva più nemmeno la forza di controbattere e così rimase in silenzio fino al concludersi della cerimonia.
Una volta conclusa la cerimonia funebre, lentamente andò Via, senza guardare in faccia nessuno. Quell'uomo si avvicinò a lei, chiedendo se potesse parlare. Hanya alzò lo sguardo, riconoscendo in quell'uomo un volto familiare ma di cui non ricordava il legame che ci fosse e se mai ci fosse stato. L'uomo capiva che forse in quel momento era difficile, ma aveva bisogno di parlarle.

*-"so che è complicato adesso e so che tu non hai nessuna colpa. ti ho aiutato in passato e vorrei farlo anche adesso se tu me ne dai la possibilità"

H-"mi dispiace, non voglio l'aiuto di nessuno, posso cavarmela da sola senza problemi. non mi ricordo di te, puoi essere chiunque che vuole semplicemente fregarmi, quindi se non ti dispiace, vorrei non essere più infortunata"

*-"come preferisci, ti do il mio numero, quando sarai più tranquilla, puoi contare su di me. pensaci e vedrai che nn ti deluderò" .

Hanya prese il bigliettino, ringraziando andò via, nel suo motel dove sarebbe rimasta sino alla mattina seguente, quando sarebbe partita per fare ritorno a casa. Infreddolita prese un po' di thè caldo, restando vestita e col cappotto anche all'interno della stanza fatiscente e piena di spifferi. Fissava il soffitto in lacrime, aveva ancora l'immagine della povera Katy impressa sulla mente e sembrava avvertisse il sangue ancora tra le mani, e l'odore della morte mista al fumo della pistola e di Chanel N°5. Era tutto così surreale e triste, angosciante. Fino a quando non avrebbe fatto giustizia, tutti questi sentimenti non sarebbero cessati.
Trascorse la notte, e finalmente poteva scappare da quella cittadina infame. tra qualche ora avrebbe fatto ritorno a New York e si preparava per affrontare la fine del suo incubo attuale.

Hanya tra sesso e cattiveriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora