New York

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Hanya arrivò a New York, respirando a pieni polmoni l'aria della città. Quella città tanto che tanto le aveva offerto e tanto le aveva tolto ma li, in quella città, c'era suo figlio Bill, ma che adesso si chiamava Michael. Hanya era ansiosa di cercarlo, ma prima, sarebbe tornata in quella casa dove visse per alcuni anni insieme a Louis. Le sembrava così irreale e triste allo stesso tempo ma, avrebbe ricominciato da lì. Katy l'avrebbe raggiunta qualche giorno dopo e avrebbero condiviso l'appartamento e Katy avrebbe potuto conoscere tutta l'intera storia mai raccontata da Hanya. Dopo un ora arrivò davanti la casa, all'esterno sembrava il tempo si fosse fermato, sembrava addirittura abitata ma l'unico inquilino era il ricordo che Hanya aveva. Si fece forza ed entrò in casa. Era tutta impolverata, tutto sommerso da lunghi teli bianchi a proteggere la mobilia. Ad un tratto riviveva la sua vita di qualche anno prima, e il suo viso segnato dalle lacrime di dolore e rabbia allo stesso tempo. Iniziava a togliere quei tali da tutta la casa, facendola vivere nuovamente. Non c'era ancora elettricità, e infatti avrebbe dormito in albergo. Il giorno seguente, dopo una bella dormita rigenerante, si avviò verso la casa, e poteva inviare con le pulizie. Accese l'aspirapolvere e la passò per tutta casa, più e più Volte per liberarla dalla polvere. Successivamente con un panno umido e uno spray puliva i mobili, rendendoli nuovamente lucenti come se fossero nuovi. Le foto ancora lì, riprendevano il colore naturale e i ricordi arrivarono sempre di più, più prepotenti. Non si fece sopraffare dall'emozione, un respiro profondo e continuò con le pulizie. Staccò le tende che mise a lavare, tolse i tappeti che sbatteva fuori, in quel piccolo giardino e li lavo. Era il momento di pulire i vetri, con una sedia e uno straccio e con prodotti appositi per i vetri, li lavava. Prima esternamente poi all'interno e dopo, avrebbe ripulito la cucina, forno, frigorifero e vari oggetti adagiati. Nessuno poteva aiutarla e arrivata la sera, ordinò una pizza che mangiò velocemente seduta in quella tavola troppo grande per una sola persona. Crollo successivamente su quella sedia, tenendo la testa poggiata sul tavolo e così passò la notte. Sarebbe dovuta andare in albergo ma c'era tanta roba da fare.  La mattina seguente si sveglia intiepidita e dolorante, e subito si mise a sistemare ancora casa. Chiamò un negozio di materassi per acquistarne uno nuovo e la ditta, avrebbe preso quello vecchio ormai logoro dal tempo. Una volta arrivato il nuovo materasso i facchini lo portarono dentro, Hanya poi li avrebbe sistemato. Così come avrebbe sistemato quei pochi vestiti che si era portata, all'interno dell'armadio. Rimase sconcertata quando aprendo un anta dell'armadio, trovo una giacca di Louis con una rosa ormai secca e senza petali. Temeva a toccarla ma poi prese coraggio. All'interno della tasca interna un biglietto con su scritto:

"È colpa mia, del mio sporco lavoro.. scusatemi"

Hanya pianse tantissimo, si accorse che quel biglietto di scuse l'aveva scritto Louis quando seppe della sua malattia che lo avrebbe condotto alla morte. Hanya però, presa da una crisi di nervi ruppe quel foglio, e successivamente la Giacca, inginocchiandosi poi a terra a raccogliere i brandelli e annusarli nel tentativo di sentire il profumo. Ma ormai era svanito, come la Vita di Louis. Hanya, dopo alcuni minuti di sconforto riprese con le pulizie domestiche che sembravano interminabili ma si intravedeva la bellezza di quella casa. Sistemò la camera da letto e la rese pulita, così come la cucina e attaccò finalmente le prese degli elettrodomestici ancora funzionanti. Mise nuovamente tappeti e tappetini, quadretti e oggetti di vario tipo precedentemente lavati, qualche e respirava finalmente aria di pulito. Era stanca, era veramente Stanca ma Prima che anche quella giornata giungesse al termine, voleva andare in un posto. Era senza auto, l'avrebbe portata Katy facendo un lunghissimo viaggio. Chiamò quindi un taxi e andò a trovare Louis. La sua lapide piantata a terra insieme a tante altre, trascurata dal tempo ma con un enorme tappeto di erba sempre Verde. La sua lapide appariva sporca, non curata. Hanya pulì anche quella e finemente poteva vedere la foto. Ebbe uno strano effetto e con le lacrime agli occhi davanti a quella lapide fredda, disse:

-Perdonami. Perdonami se sto facendo questo, perdonami se sono scappata da questa città. Mi ha dato tanto e se l'è ripreso. Era una bella storia la nostra, il nostro matrimonio. Bill, me l'hanno portato Via e tutto questo non sarebbe successo se fossimo ancora insieme. Perdonami se il tuo spirito immaginario mi tormentava e ti cacciavo, imprecando e implorando di lasciarmi stare. Perdonami Louis se non sono stata una buona moglie o una brava madre. Riuscirò, ci proverò a riprendermi nostro figlio.. ci proverò"

Hanya poi si voltò, e andò Via. Fece una lunghissima passeggiata di tre ore per tornare a casa, stremata e sfinita si lasciò cadere sul divano, crollando in un sonno profondo che le avrebbe permesso di recuperare le energie.
Il giorno seguente, il terzo giorno della sua permanenza a new York, Hanya uscì di casa e andò a fare colazione in un bar dove servivano caffè a tutte le ore del giorno e della notte, ma a lei serviva una colazione energetica. Uova e bacon, toast, e succo d'arancia. Era rilassata, ora poteva iniziare a vivere. Chiamò a Katy per sapere delle novità. Era già in viaggio ma non sarebbe arrivata in giornata, probabilmente il giorno seguente sul tardi. Chiese ad Hanya l'indirizzo giusto in modo da non sbagliare. Tante le avventure che avrebbero accompagnato le due donne..

Hanya tra sesso e cattiveriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora