Prova a scappare, Hanya

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In quei giorni, Hanya era abbastanza provata ma, voleva giocare l'ultima carta che aveva a disposizione. Tutto era silente, un silenzio surreale quasi ansioso. Hanya indossava solo un accappatoio e si accorse che la porta non era chiusa a chiave. La aprì lentamente scrutando in lungo corridoio scuro e privo di ogni arredo. Cammina a fatica, avverte capogiri tremendi e si poggia al muro, fiacca e dolorante. Quel lungo corridoio sembrava non finisse più  per Hanya. Stava per raggiungere le scale quando qualcuno, da dietro, con grande forza la copii alle gambe con un tubo di gomma. Hanya cadde a terra e venne trascinata nuovamente nella stanza, immobilizzata e stuprata un ennesima volta da quell'uomo. Talmente brutale era stato che Hanya perse i sensi, si era accorta solo in parte di ciò che stava accadendo. Una volta concluso, quell'uomo si alzò nuovamente i pantaloni, e dopo averla spuntata uscì dalla stanza, chiudendola a chiave.
Scese le scale e chiamò al 'capo' raccontato ciò che era accaduto e ciò che aveva fatto, ridacchiando e lodandosi spudoratamente. Hanya dopo un po' riprese i sensi, e si copri nuovamente per placare i tremori di freddo che la facevano tremare. Udì un rumore di auto arrivare, per lei quella era la fine. Era pronta a morire, sola, senza nessuno. Ma per Hanya non era ancora giunta la fine. Sentiva due persone parlare con toni accesi ma non riusciva a distinguere i toni e cosa stessero dicendo e ad un certo punto, uno sparò placò quella lite. Sentiva i rumori dei passi veloci salire le scale e percorrere quel lungo corridoio. Il rumore della chiave che apriva la porta, dava ad Hanya un senso di terrore. Era Michael, giunto li per salvarla.

M-"alzati, presto, non c'è molto tempo"

Hanya a malapena riusciva a parlare, ma  con l'aiuto di Michael riusciva a camminare. Michael la sorreggeva, tenendo il braccio attorno al suo collo.

M-"Forza, dobbiamo muoverci, avanti.. "

Scesero qualche gradino quando un altro uomo si piazzò davanti. Un altro colpo di pistola andò a segno.. Riuscirono a scendere le scale, e ad arrivare in macchina dove fece sdraiare Hanya sui sedili posteriori e partendo velocemente. Andarono a casa di un amico di Michael, che gli avrebbe aiutati. Era una casa fatiscente, quasi cadeva a pezzi ma sarebbe stata al sicuro almeno per un po', tempo almeno di riprendersi.
Michael sarebbero rimasto con lei per tutto il tempo. Sapeva che quella era una situazione momentanea, e che non potevano scappare per sempre. A Michael, serviva un aiuto, e solo Hanya poteva aiutarlo ma non in quelle condizioni, non così. Hanya doveva rimettersi in forze. Cibarsi, lavarsi e curare le ferite. Lei non riusciva a parlare,  ma cercò di farlo con lo sguardo e in qualche modo Michael capiva che lo stesse ringraziando.
Passarono i giorni e Hanya cominciava a migliorare. Tra le cure di antidolorifici, e qualche cerotto e creme per i lividi e gonfiori, riprendeva a stare bene. Sarebbero stati giorni di grande pazienza, ma alla fine, sarebbe tornata ad essere la Hanya di un tempo.

Hanya tra sesso e cattiveriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora