Quinto giorno di prigionia

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..Era triste Hanya, tanto triste e desolata. Non credeva di uscirne viva, per Lei e i suoi pensieri, quelli erano gli ultimi giorni che le rimanevano da vivere. Ormai non mangiava più, se non un piccolo boccone di cibo che le dava Subito la nausea. Veniva picchiata di continuo e ormai non sapeva nemmeno più reagire, sapeva che doveva farsi forza ma non aveva nemmeno motivo per farlo. Era sera, e lei era sola, in quella stanza chiusa a chiave e con qualcuno fuori la porta e uno dentro nella stanza con lei affinché non provasse a scappare. Dall'altra parte della città invece c'era Michael privo del suo cellulare, in qualche modo, tenuto in casa anche lui. C'era una cena, tra suo padre, la madre e altri uomini. Lui non poteva partecipare. Quel gruppo di persone era seduta a tavola e mentre attendevano la cena, discutevano del futuro di Hanya. Michel riuscì ad origliare e scoprire tutto, dove fosse e quali erano le sue condizioni. A sentire quelle persone parlare in quel modo, Hanya avrebbe i giorni contati se non avesse deciso di mollare tutto e partire. Michael era disposto ad aiutarla, doveva solo escogitate qualcosa per poter uscire di casa quando sarebbe stato il momento, ma avrebbe dovuto fare le cose nel migliore dei modi. Continuava ad origliare da dietro la porta, nella penombra accanto a delle scale che conducevano al piano superiore della grande villa, udì:

"ha cercato di farsi beffa di me nonostante l'abbia avvisata, e se continua ne pagherà le conseguenze con la vita. Sta giocando a fare la dura ma non sa con chi ha a che fare adesso. E tuo figlio? si è messo ad aiutare una miserabile puttana e non ho problemi a far fuori anche lui se non dovesse chiudere il becco"

*-"bisogna far qualcosa".

"se quella puttana decide di andarsene, non accadrà nulla a nessuno, lasciò ancora due giorni di tempo.. se entro dopodomani non avrà deciso, allora conoscerà il sapore della morte lenta e dolorosa. poi penserò a Michael".

Michael sentendo queste frasi rabbrividì. Doveva per forza escogitate qualcosa entro due giorni. Non poteva lasciare che tutto ciò accadesse, non poteva permettersi di non aver aiutato Hanya. Michael divenne determinato e coraggioso e finse disinteresse. Salì le scale lentamente per nn farsi sentire per scenderle nuovamente in modo da far credere ai presenti di essere uscito dalla stanza in quel momento. Si avvicinò alla grande sala colma di fumo di sigaretta e disse:

"Ci ho pensato, e avete ragione. Non posso pensare a quella, non è affar Mio. Vi chiedo scusa se vi ho fatto arrabbiare, non accadrà mai più.. per me quella non esiste più. Vi voglio bene, e non voglio darvi dispiaceri"

Tanto era convincente che abboccarono tutti. "bravo figliolo, sono fiero di te".
Michael sorrise e abbracciò il padre chiedendogli scusa. Povero illuso quell'uomo, illusi tutti quanti. Michel avrebbe iniziato a sperimentare l'adrenalina e la cattiveria, anche se non lo era ma, in quella famiglia, aveva conosciuto situazioni spiacevoli che l'avevano coinvolto in prima persona.

Hanya tra sesso e cattiveriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora