31. Frost.

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«Dely... tu cosa? Come?» Christopher scosse il capo sconvolto dalla portata delle mie parole. Mi osservava impensierito e turbato, mal celando l'imbarazzo per ciò che avrebbe voluto rivelarmi poco prima.

Si avvicinò cauto un passo alla volta improntando la conversazione con un tono nuovo. «Abbiamo assodato che tu manipoli il tempo fermandolo, rientrando di fatto nella prima categoria di poteri» convenne con il ragionamento, dacché chiuse gli occhi corrugando la fronte ripensando agli ultimi minuti in mia compagnia «Ma dici di aver sognato il nostro incontro, quindi ti identifichi anche nel terzo gruppo: gli imprevedibili. Per questo hai saputo trovarmi con cotanta facilità?» domandò ritornando alla realtà e pensando alle conseguenze di quell'importante scoperta.

Allungai una mano a mezz'aria. Non sapevo neanche io come spiegarlo. «In realtà, se sono qui è perché mi ci sono teletrasportata, altrimenti non sarei mai giunta in tempo» sussurrai colpevole rabbrividendo al pensiero delle sensazioni che avevo provato.

Il biondino inspirò profondamente spalancando le palpebre. Alzò un angolo della bocca con esitazione.

«Perciò sai anche spostarti nello spazio. Sei una viaggiatrice completa, anzi, l'unica viaggiatrice che può fregiarsi di tale titolo. Ma quale è stata la causa? Quale la scintilla? Ricordi cosa stavi facendo nel momento in cui si sono manifestate le nuove abilità? È pericoloso non saperlo, potresti farti del male senza accorgertene.»

Scossi il capo per diniego.

Di notte non avevo il controllo del mio inconscio, mentre per quanto riguardava l'essermi trasportata avevo una mia teoria. «Paura» ammisi evitando il suo sguardo. «Paura che ti capitasse qualcosa.»

Christopher si ammutolì, cercando di collegare il tutto.

«Credo sia meglio raggiungere gli altri... erano tutti preoccupati per te.» Chris si rasserenò in volto provando a proferire parole che prevedessero la sua ammissione di colpevolezza. Ma non ce ne era bisogno.

«Seguimi» proferii afferrandogli una mano. Ci movemmo con calma superando l'ingresso della torre e discendendo gli infiniti gradini. La luce stellare divenne sempre più fioca: abbandonammo le costellazioni di ricordi alle nostre spalle, per mirare lo splendere dei lumi al plasma. Avvertii le sue dita fare presa sulle mie, per poi sciogliersi alla vista dei nostri compagni.

In men che non si dica eravamo giunti nella sala degli archivi.

«Hart! Dove diavolo eri finito? Ti abbiamo cercato dappertutto» l'attenzione venne rivolta a Christopher. Notai i volti dei presenti distendersi. JJ si buttò tra le sue braccia rimproverandolo come un bambino.

«Non devi preoccuparti capitano! Noi saremo sempre la squadra alpha e la Preside non potrà mai eliminare il nostro legame!» Lake era piccola, ma incarnava alla perfezione lo spirito del gruppo. Jezebel tirò su col naso facendo un passo indietro, per permettere a Christopher di avvicinarsi allo scricciolo per scombinarle i capelli.

«Non volevo che vi preoccupaste per me... mi dispiace. Non so che mi è preso.» Sembrava a corto di parole.

«Non c'è bisogno di scusarsi, laddove uno di noi è in difficoltà, accorriamo tutti senza paura.» Sol gli si avvicinò stringendogli una spalla e sorridendo candidamente. Aveva proprio ragione, non saremmo mai stati soli.

«Non è giusto, avevo scommesso con Lake che a scovarti sarebbe stato Max! Ti devo due dolci.» Kit gettò la testa all'indietro, mentre la piccola forza della natura gli rifilava una linguaccia.

«A proposito, ma come ci sei riuscita? Di tutti i luoghi...» Maxfield era il suo migliore amico e la consapevolezza di non essere arrivato dove una novellina era riuscita lo aveva spiazzato.

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