52. Ideali disillusi.

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Christopher vigeva a torso nudo su una stuoia di fibre adagiata al terreno. Stringeva tra i denti una pezza che utilizzava per smorzare il dolore provocato dalle medicazioni. Flare si era prefissata di ricucirlo usando ago e filo e le sue esperienze passate, ma purtroppo non senza sofferenza.

«Sei fortunato che non ti abbia lacerato qualche nervo, in quel caso neanche la mia magia avrebbe potuto aiutarti» aveva ripetuto divertita. Sol osservava il suo mentore procedere con cautela e sagacia, mentre Chris si concentrava su una ferita alla volta per rimanere lucido. Senza anestetici doveva essere insopportabile.

La pelle pallida del ragazzo era edematosa e gonfia. Troppi e profondi erano stati i tagli subiti. Mugugnò sul finire dell'ennesima sutura. «Ecco fatto, sarai come nuovo entro un paio di giorni. Passerò più tardi per accelerare il processo ripativo, nel frattempo non sforzarti troppo.» Il ragazzo annuì sbrogliando il nodo attorno al suo capo e gettando al suolo la pezza intrisa di saliva e sangue.

Non ci aveva degnato di una spiegazione. Dicendo che aveva solo seguito il suo istinto e che si era ritrovato come d'accordi a fronteggiare il grande capo. Ma la verità era che voleva proteggerci, evitando di vederlo perire nello scontro. Sapeva, dopo ciò che gli avevo confidato, che non sarei stata capace di andare avanti.

Flare afferrò gli attrezzi del mestiere e la ciotola con l'acqua calda che aveva aiutato a sterilizzare le ferite facendo rumore e riportandomi alla realtà. Si avvicinò assestando una pacca sulla spalla. «Deve cambiare le fasciature una volta per turno, mi raccomando.» Annuii convinta gravandomi dell'incarico. La donna ci superò ritornando nella tenda dove alloggiava.

Fu allora che avvertii le sue pupille bruciare sulla mia figura. Non avevamo scambiato parola da quando eravamo tornati all'accampamento, imbarazzata per ciò che c'era stato tra di noi. Arrossii al solo pensiero.

«Come sta il nostro suicida preferito quest'oggi?» Colton aprì la tenda facendo capolino con un sorriso a trentadue denti. Alle sue spalle vi erano Max e Mallek. Tutti avevano intenzione di sapere le sue condizioni.

Sol alzò un angolo della bocca, mentre terminava di pulire con un panno umido il sangue in eccesso sulla cute ricucita. «Se vuoi rimproverarlo mettiti in fila. Testardo cocciuto che non sei altro.» La ragazza tirò un filo pendente.

Christopher gemette di riflesso. «Errore mio» si scusò Sol rimettendosi in piedi. «Vado a prendere un altro po' di lozione.» E con il disappunto sul volto preferì scomparire. Era infervorata. Durante quelle ore non aveva fatto altro che ripetere come fosse stata una scelta egoistica quella di non informarci dello scontro, che era stato irresponsabile e immaturo! Ammisi che l'avevo persino vista piangere a un certo punto, ma aveva tirato via le lacrime continuando a fare la dura.

Rimasi in disparte aspettando che fossero i ragazzi a comunicare con lui.

«Me lo merito» iniziò il biondo. «Ho sbagliato e ne sono consapevole. Credevo avrei potuto lasciarvi tranquilli e tornare vincitore.» Chris raccolse le ginocchia al petto facendo attenzione ai movimenti bruschi.

Mallek lo superò scuotendo il capo. «Eppure, non sarebbe andata così! Per fortuna ci siamo accorti che mancavi dalla tenda appena in tempo.» Mi scambiai un'occhiata con il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, il quale sembrava essere sollevato. Mi strinsi nelle spalle interpretando il suo sorriso con positività. Eravamo riusciti a cambiare il suo futuro, vero?

All'improvviso l'uragano Lake entrò nella capanna stringendo tra le sue mani il polso del povero James che non poté fare altro che seguirla chiedendo venia. Mike si scusò con noi per aver interrotto la nostra discussione, ma non poteva fare nulla per impedire alla sua bella di fare ciò che ella voleva. Era più forte, più veloce e ostinatamente più determinata di chiunque conoscesse.

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