43. Proteggere e servire.

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Ci afferrammo saldamente tra di noi, eravamo a corto di tempo e di energie mentali. Sapevamo che la scelta più saggia sarebbe stata quella di utilizzare i nostri poteri al fine di anticipare le mosse nemiche.

I corridoi, un tempo affollati, erano ridotti al collasso e spogli di ogni viaggiatore. Eravamo riusciti a recuperare le ultime pecorelle smarrite a una velocità incomparabile, perquisendo lo stabile dalle sale d'addestramento in giù: territorio ancora per poco neutrale.

Ci affidammo a Max per il teletrasporto verso la biblioteca. Il nostro compito non sarebbe terminato fintanto che tutti i viaggiatori non sarebbero stati al sicuro. E fu grazie alla materializzazione successiva che il mio cuore si alleggerì.

Ricaddi su un ginocchio, tenendo ben salda la mano di James, il quale si accasciò al terreno trattenendo un conato. «Non mi ci abituerò mai» sentenziò irriverente.

Il mio sguardo si posò ai piedi del patio dove tre portali erano stati aperti e dietro i quali stanziavano le figure di Colton, Sander e del signor Valek. Il mio cuor si alleggerì nel rivederlo.

Christopher corse a una velocità sovraumana verso il fratello abbracciandolo e marcandolo stretto. Alzai un angolo della bocca conscia del fatto che i sentimenti d'amore che provavano l'uno per l'altro non sarebbero svaniti mai. Come sarebbe stato per me e James. Sol era dietro di lui, più lenta, ma altrettanto decisa a ricongiungersi con l'amato.

Mi guardai intorno constatando che le file di viaggiatori in coda per il loro trasporto erano poche centinaia e si stava procedendo a un tempo sterrato.

JJ e Max si occuparono di serrare l'ingresso della biblioteca. Non sarebbe stato molto d'aiuto, ma almeno avremmo potuto confonderli o rallentarli.

Ci facemmo spazio tra i viaggiatori per raggiungere i tre pilastri.

«Vedo con piacere che ce l'hai fatta, dolcezza.» Colton sorrise irriverente stringendo i denti, mentre goccioline di sudore scendevano fine sulla sua fronte. Ce la stava mettendo tutta pur di mantenere aperto quel portale. Era l'unica possibilità di salvezza del suo popolo e non si sarebbe tirato indietro.

«Potrei dire lo stesso di te.» Ci scambiammo uno sguardo di intesa, consci del fatto che sarebbe bastato solo un altro po' di resistenza.

«Signor Valek, quale è la situazione?» Chris lasciò lavorare il fratello, il quale utilizzava un solo braccio per far presa sulla nuvola di antimateria. Prima di quel momento non avevo idea di quali fossero le sue capacità. Sembrava essere un lavoro estremamente facile da svolgere.

«Secondo i miei calcoli servono poco meno di cinque minuti per terminare i trasferimenti. Stiamo facendo il possibile per dirigere i viaggiatori in epoche ospitali, ma allo stesso tempo che siano difficili da individuare. Sto tenendo traccia degli spostamenti e un giorno, forse, sarà possibile ritornare in Accademia. Ma la vedo molto difficile. Se devo essere onesto sono grato del fatto di aver potuto salvare i miei ragazzi: è tutto ciò che conta.» L'uomo con il monocolo mi scrutò solenne. «La degna figlia di Victoria» concluse beffardo.

Corrucciai la fronte. Chissà cosa aveva rivelato Sander pur di convincerlo. «Conosceva mia madre?»

L'uomo dal completo variopinto annuii convinto. «La donna che in una notte ha messo in fuga centinaia di ancore, salvando questo mondo dal collasso, era la mia istruttrice. Mi ha insegnato tutto ciò che so fare.»

Incurvai un angolo della bocca sussurrandogli un grazie che si perse nei meandri del tempo. Una testolina color miele comparve dal nulla, richiamando a gran voce lo scricciolo della squadra.

JJ e Sol si impietosirono a vedere Mike in quella situazione. Probabilmente Lake sarebbe scappata via evitando il paffuto ragazzo come la peste.

«Lake avete fatto in tempo! Ma dove è Kit?» gli occhi azzurri di lui brillarono di felicità nello scorgere il volto dell'amica. Ma, al contrario di quanto creduto dall'innocente ragazzo, i nostri cuori si impietrirono.

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