57. Betrayal.

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Lake sbatté più volte le palpebre rimanendo in visibilio a causa di ciò che stavamo facendo. «Riusciamo a sentirli!» La ragazzina si spinse in avanti per osservare le pareti spoglie e i mattoni grezzi. Le colonne cementate e i teloni da imballaggio erano esattamente come ricordavamo fossero.

Avevamo avuto la certezza che ciò che avesse detto Arkus corrispondesse a verità. Ai ribelli piaceva alzare il gomito dopo una cattura.

«Lake! Non muoverti. Dobbiamo rimanere più compatti, altrimenti Sol potrebbe non farcela» intimò. Christopher scrutava imperturbabile la situazione. Non potevamo permetterci passi falsi. Un solo centimetro e la nostra copertura sarebbe saltata. Purtroppo, notificare il sorriso arido di quella donna equivaleva al ricordo di un nostro compagno perso. Chris chiuse la mano in un pugno con stizza. Ero certa che avrebbe tanto desiderato cogliere l'occasione per terminare la vita di colei che aveva costretto Sander all'estremo sacrificio.

Più di tutti, però, sapeva che il destino del fratello si era portato a compimento e che non avrebbe potuto fare nulla per cambiarlo.

Si rilassò solo dopo aver contato i nemici. Oltre a Melissa, Theon e Shark, ve ne erano altri cinque.

Qualcosa ci stava sfuggendo. I ribelli che avevamo dovuto affrontare erano solo sei.

«Chi è quello che sta toccando James?» domandai irritata e alterata. A distanza di pochi metri, giaceva al suolo il ragazzo con cui ero cresciuta. Privo di sensi e senza che avesse potuto ribattere.

L'uomo che stanziava su di lui, si sfilò un guanto di pelle lucida con estrema eleganza. A differenza degli altri aguzzini, non si era lasciato trasportare dai fiumi d'alcol, né tanto meno era stato tirato in causa. Sfiorò con l'indice la fronte di James e, nel farlo, portò indietro il suo capo mordendosi le labbra.

Sembrava godere di quel gesto estremamente invadente.

I capelli brizzolati gli ricaddero lunghi sulle spalle curve, mentre una risata cristallina e sinistra riempì la stanza.

«Hai il suo stesso sorriso.» Tirò con il polpastrello la pelle candida ai lati della bocca di James.

«Non ne ho idea, ma incute davvero paura» confidò Colton. Un brivido mi attraversò la schiena.

L'uomo si rimise dritto dopo l'infinita ispezione. Sembrava volesse avere l'assoluta certezza... ma di cosa?

Infilò il guanto scuro con estrema grazia a circondare le sue dita, richiamando l'attenzione con uno schiocco secco.

Non volò più neanche una mosca.

«Pare che abbiate catturato la preda sbagliata. Dove è la ragazza che è nel suo inconscio? Perché non è qui? È la copia sputata di una nostra vecchia conoscenza...» iniziò cauto mostrando i denti marci ai suoi compagni. Avvertii la tensione salire. Melissa trasse la spada puntandola alla gola di Theon.

«Era compito tuo. Rispondi» Melissa sputò inalberata contro l'uomo che aveva tentato di rapirmi.

Il genio delle tecnologie inumane scrollò le spalle spaurito facendo dei tremolanti passi indietro.

«L'avevo catturata! Ma poi è giunto di figlio di Mark Thompson che mi ha messo al tappeto. Non sono un combattente! Sono solo uno scienziato ed è colpa vostra che mi avete lasciato da solo a bloccare il tempo, se lei è scappata!» rincarò la dose afferrando tra le sue dita la spada tagliente della donna, scostandola dai punti vitali. «Come credi che mi sia fatto questo?» gridò sgranando gli occhi e toccandosi il volto tumefatto. Il suo naso era gonfio e edematoso. Christopher glielo aveva rotto quella mattina stessa, salvandomi.

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