51. Contro tempo.

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Le ombre circondavano il mio corpo.

Era una sensazione che con il tempo avevo imparato a controllare e riconoscere. Mi trovavo in quella che doveva essere la frazione che separava il sogno dalla fantasia, la realtà dal futuro.

I miei occhi si posavano sulle tenebre, mentre cercavo una via d'uscita per quel labirinto di infinite possibilità.

C'era qualcosa di diverso, però. Arrancavo e avvertivo il respiro venire meno a ogni passo. Pensai da subito che fosse l'effetto collaterale del ritrovarsi ai confini dell'universo, sperando che sarei riuscita presto a scaglionare quel luogo.

Boccheggiavo esausta, eppure, avrei continuato la ricerca fintanto che il mio fisico lo avrebbe permesso. E venni ripagata.

Il freddo che lambiva la mia pelle venne avvolto dal candore che risplendeva oltre la frattura luminosa. Ma fu proprio quando misi l'ultimo passo che l'ossigeno mi venne meno.

Trattenni il respiro sperando di riuscire a cogliere ciò che avrei dovuto.

Luce, luce e ancora luce che raggiante mi accecava impedendomi di identificare i contorni della figura che avevo d'innanzi.

Una sagoma appena abbozzata si parò a coprire il sole caldo.

Schiusi le labbra, conscia del fatto che sarei presto tornata indietro, affidando gli ultimi attimi di quel sogno a ciò lui che mi avrebbe rivelato.

L'uomo che stanziava al mio cospetto si aprì in un candido sorriso. Gli occhi mi si umidificarono all'istante.

Quanto avrei desiderato abbracciarlo, cercarlo, stringermi a lui. Ma non potevo. L'unico motivo per il quale ero lì era per ascoltare le due parole che ancora una volta avrebbero cambiato il mio destino.

«Corri, Delaney.»

Il mio tempo era esaurito e non mi era più permesso stare lì.

***

Tirai in dentro quanta più aria possibile, tossendo a causa dello sforzo. Mi rigirai tra le coperte constatando quanto avessi vissuto.

Tra un gemito e un altro ritrovai lacrime salate cadere per effetto della gravità sulla stuoia.

Cosa significava? Perché lo aveva sognato? Che fosse una premonizione? Un segnale, un pensiero o un messaggio che aveva attraversato i limiti del tempo con l'unico scopo quello di farmi venire nostalgia dell'uomo che mi aveva cresciuta?

No. Non era niente di tutto ciò.

Mi guardai attorno indagatrice, notando alcuni componenti della squadra dormire profondamente. Sentivo che c'era qualcosa di profondamente sbagliato.

La malconcia tenda venne presto invasa da mio fratello, Colton e Mallek, i quali erano di ritorno dal loro turno di ricognizione. Inspiravano ed espiravano feroci, privati dalle energie del mattino.

«Delaney, Chris è sparito!» aveva urlato il primo senza troppe cerimonie, velocizzando il suo parlare e tagliando corto sulle possibili spiegazioni.

«Abbiamo cercato alla piantagione, al mercato e all'esterno dell'accampamento, ma non si trova lì. Sarà andato da Arkus!» Colton era furioso. Come aveva osato dileguarsi senza avvertirlo?

A quel punto mi fu tutto più chiaro.

Stephan Holland voleva avvisarmi. Voleva che lo salvassi... e per farlo avrei dovuto correre contro tempo.

«Dobbiamo andare, adesso!» urlai mettendomi in piedi. Le nostre voci bastarono affinché gli altri membri si destarono. Non potevo perdere un secondo di più.

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