Le urla di Lake riempirono l'intero spazio adimensionale facendo risonanza nei nostri cuori.
Kit non mentiva. Lei era davvero la più veloce di tutti.
La ragazzina si gettò contro l'uomo che impugnava l'arma fumante in un battito di ciglia. Era Theon, lo scagnozzo di Shark e Melissa che già avevamo avuto il dispiacere di conoscere. Colui che aveva progettato il dispositivo antipoteri e che durante lo scontro di New York aveva ferito Max al braccio. Ma quella seconda volta non aveva fallito nel perseguire il suo obiettivo: uccidere.
Ciò significava che erano lì. Tutti loro erano lì.
Non avevamo più alcuna speranza di fuga. Avremmo dovuto combattere fino a che ne avremmo avuto le forze.
Avrei voluto urlare, vomitare, stringermi a terra e cacciare via il dolore e la paura. A spezzarci fu la consapevolezza del destino cui saremmo andati incontro.
E ci colpì, a uno a uno, la desolazione e l'angoscia. Macchiando le nostre anime pure, decimandoci fino a che non ci sarebbe rimasto più nessuno.
Lake trasse fuori le sue taglienti lame eliminando l'obiettivo come una cruda assassina. Non aveva esitato, né aveva avuto alcun dubbio, mentre il sangue del caduto inondava le sue vesti ormai lerce. Non si tornava più indietro.
Il piccolo scricciolo non aveva fatto bene i suoi conti, buttandosi nella mischia non si era resa conto di chi fossero i suoi avversari.
Shark le afferrò le braccia, spezzandogliele di forza. Lake urlò dal dolore facendo cadere al suolo le spade di metallo, riecheggiando per tutto l'atrio. Il corpicino della ragazza venne stretto dal torace. E a Shark piacevano quelle grida sommesse. La cicatrice che gli attraversava l'occhio si rifletteva nella pozza di sangue del compagno ribelle, mostrando a tutti la crudeltà che le aveva riservato. Le ossa vennero frantumate una dopo l'altra fino a che non ne rimase più alcuna. A nulla erano valsi i movimenti rapidi e decisi di Lake: non riusciva più a respirare. Oscillava inerme con lo sguardo vacuo tra le braccia del nemico.
Ci movemmo con ritardo, trasportati dalle emozioni e guidati dal rancore che covavamo.
Sol utilizzò la frusta sperando di riuscire a tenere fermo l'energumeno, mentre JJ aveva iniziato a sparare nella loro direzione facendo attenzione a non colpire Lake. Le era difficile: le lacrime le ostruivano la visuale.
Persino l'ispanica si rese conto di quanto era inutile il suo intervento. Se avesse utilizzato l'elettricità della frusta avrebbe ferito Lake e lei non voleva farle patire più alcun male. Shark si liberò del suo intervento con uno strattone.
Christopher scattò usando la sua super accelerazione con l'unico intento di sbalzare via l'avversario, ma il colpo che assestò contro quella montagna di muscoli non servì neanche a fargli il solletico: il gigafut aveva bloccato il flusso di energia derivato dei suoi poteri consumandola tutta per permettergli di avvicinarsi.
«Scusa-te-» sospirò in un gemito la piccola fanciulla, quando ancora il suo cuore batteva.
Shark le afferrò il capo stritolandolo tra le sue dita pesanti e gettandola oltre il parapetto come fosse spazzatura. Avvertii le ossa del cranio scrocchiare come cartapesta.
«Lake!» urlò disperato Kit alle mie spalle cadendo sulle ginocchia. L'aria venne squarciata dal dolore. Il ragazzo si accasciò al terreno iniziando a sputare sangue seppur non fosse ferito. James si gettò al suo fianco per assisterlo e sorreggerlo coraggioso come non mai.
«Scappate!» Ordinai loro, ma Kit non sembrava essere in forze per farlo. Era l'unico che poteva ancora avere un futuro insieme a mio fratello. Strinsi i pugni ripensando egoisticamente che anche io ne avrei potuto avere uno giocandomi la carta del teletrasporto.

STAI LEGGENDO
Travellers
Science FictionTempo. Intuizione e rappresentazione della modalità secondo la quale i singoli eventi si susseguono. E se i singoli eventi potessero essere mescolati? Quale sarebbe il corretto ordine, chi detterebbe legge e chi soccomberebbe? Se neanche il tempo h...