Capitolo 6

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"Sì, Zayn. Sto tornando a casa. Sì, ho comprato quello che mi hai detto. Sì, ho preso la birra. Sì, sì. Ops, Zayn- Zay- non- non ti sento. Zayn? Zayn!" Chiudo la chiamata e mi dirigo alla metropolitana. Certe volte avere un fratello come Zayn è stressante. Ha 22 anni ma si comporta come un bambino a cui sono state tolte le caramelle preferite. Mi siedo sulla panchina della stazione, stanca della giornata appena trascorsa a lavoro, e aspetto che arrivi la metro. Di solito, il negozio di musica è frequentato soprattutto da giovani adolescenti alla ricerca di musica pop metallara che ti manda fuori di testa o di musica pop di band che tanto adorano ma credetemi, le band piacciono anche a me. Oggi, però, c'è stata la catastrofe! Ok, non proprio la catastrofe, ma c'eravamo vicini. Nel negozio si sono presentati due anziani che volevano acquistare dischi di musica folcloristica degli anni '50, genere musicale che, ho tentato in tutti modi di far capire loro, non avevamo. Dopo due ore e mezza piene di Elvis Presley, Frank Sinatra ed altri ancora, hanno deciso di lasciare il negozio, lamentandosi della generazione moderna e altre cose varie.

Mi risveglio dai miei pensieri e, appena scorgo in lontananza la metro, mi alzo dal mio posto avvicinandomi ai binari.

Aperte le porte, entro e prendo il mio solito posto accanto al finestrino. Oggi il tempo sembra trascorrere più lento del solito. Certe volte, le nostre giornate sono così monotone. Sto pensando ancora a tutti i dilemmi della vita (?), quando sento una voce femminile imprecare. Mi volto trovando un ragazzo di spalle che cerca di scusarsi con una signora, a cui ha calpestato la lunga sciarpa di seta. Ma dico io, chi nella metro metterebbe una sciarpa di seta? Bah! dopo aver scansato, per un pelo, il colpo che la donna gli aveva riservato con la sua borsetta dai manici di finto oro dipinto, il ragazzo si volta. Un sorriso imbarazzato è sul suo volto e posso osservarlo meglio. È alto e magro, muscoloso più che altro. Ha un viso squadrato, un naso ben proporzionato, labbra cuoriformi rosse e piene. Una massa di ricci color cioccolato ricade sulla sua fronte. Rimango, però, spiazzata dai suoi occhi. Verde foresta o verde mare, non so dirlo con esattezza. Sono una perfetta combinazione tra loro. Vedo che si avvicina e prende posto accanto a me. Mi sorride e, cazzo, è stupendo. Mi si presenta davanti un sorriso degno di Oscar. Denti perfettamente dritti e bianchi e due dolci fossette ai lati della bocca, mi creano un vuoto allo stomaco.

"Ciao" sorride gentilmente "Sono Harry" mi porge la mano.

"Sophie" afferro la sua mano e la stringo, sorridendogli a mia volta.

"Allora che ci fa una bella ragazza come te a quest'ora sulla metro?"chiede continuando a sorridere.

Non rispondo, piuttosto lo guardo impacciata.

"Scusa, non volevo essere invadente" si imbarazza, pensando che non lo abbia risposto perché mi sia infastidita per la sua domanda.

Rido leggermente e poi gli rispondo "Non preoccuparti. Non sei affatto invadente"

"Grazie al cielo" butta fuori un sospiro di sollievo con fare teatrale "Odio quando faccio arrabbiare le belle ragazze" mi manda un sorrisino sghembo.

"Ehm, beh, grazie" ridacchio goffamente a sguardo basso.

"Forse ho capito cosa fai a quest'ora qui. Dove vai con tutte queste borse?" chiede ancora una volta, questa volta indicando i sacchetti della spesa e riportando la mia attenzione su di lui.

"A casa. Sai, mio fratello adora fare la spesa" alzo gli occhi al cielo. Forza con l'ironia, Sophie, forza! Mi dice la mia vocina interiore.

"Beh, anch'io odio i supermarket. Quindi lo capisco" ride rumorosamente "Voi, donne, siete più esperte in questo campo. Sai, detergenti, profumi, ehm ... cose femminili. Dovete sbrigarvela voi" continua a ridere, più leggermente ora.

"Hai ragione. Sarebbe imbarazzante chiedere di comprare gli assorbenti a mio fratello" dico sovrappensiero, solo dopo un po' mi accorgo della frase che ho detto e giurerei di essere rosso bordeaux, ora. Mi volto verso Harry che ha le lacrime agli occhi dalle risate.

"Ehm, scusa. Io non volevo dire, ciò ... ciò che ho detto. Dio, che imbarazzo!" nascondo il mio viso fra le mani, ma sento il ragazzo riccioluto mettere una mano sulla mia spalla e lo rialzo.

"Non nasconderti. Mi piace" mi sorride.

"Cosa ti piace?" gli chiedo ingenuamente inclinando leggermente la testa di lato. Sono confusa davvero!

"Mi piace il fatto che sei schietta, spontanea. Lo adoro" si complimenta sinceramente.

"Beh, grazie" mi risulta più come una domanda che un'affermazione.

"Oh, è la verità, Sophie" mi fa un occhiolino.

Arrossisco di nuovo. Ok, credo di essere arrossita troppo negli ultimi tempi. Devo cercare di darmi un contegno.

"Beh, Harry" pronuncio il suo nome con abbastanza enfasi "Io sono arrivata. È stato un piacere conoscerti" impugno meglio i sacchetti fra le mie mani e mi alzo dal mio posto.

"Anche per me, Bellissima" mi sorride "Spero di rivederti presto".

Sto per andare via, ma mi tira indietro e mi abbraccia leggermente. Mi sussurra, poi, all'orecchio "Sei stupenda quando arrossisci" per poi lasciare un bacio sotto il lobo.

Arrossisco nuovamente, causando un suo risolino divertito e scendo da quella metro che vuole cambiarmi la vita, in un modo o nell'altro. Ero così presa dal "conversare" con Harry che solo ora mi accorgo di un particolare: Niall oggi non c'era.

***

"Zayn, sono a casa" urlo per farmi sentire da mio fratello.

"Sono in cucina, Soph" urla di rimando.

"Ciao, fratellone. Ecco la spesa" poggio i sacchetti sull'isola della cucina. Mi volto, trovandolo vicino alla finestra con una sigaretta fra le labbra.

"Zay, quando la smetterai?"

"Di fare cosa?" mi guarda confuso.

"Di fumare, Zayn. Di fumare" sospiro "Sai, che quella roba lì fa male" mi avvicino a lui.

"Sophie, lo sai che da quando mamma e papà sono- " lo interrompo non facendogli finire la frase.

"Lo so, Zay, lo so. Ti prego, non ne parliamo" gli abbraccio il torace e mi accoccolo al suo petto caldo. Posso sentire i battiti del cuore di mio fratello: sono lenti e calmi. È rilassante. Lui mi cinge le spalle con un braccio e, dopo aver finito, butta la sigaretta.

"Ti voglio bene, fratellone" lo guardo negli occhi color cioccolato, come i miei.

"Te ne voglio anch'io, Sophie" mi guarda dolcemente.

"Ti supplico, non lasciarmi mai" i miei occhi sono lucidi e posso vedere anche i suoi addolcirsi.

"Mai, piccola. È una promessa" detto questo, mi accoccolo di più al suo petto, mentre fuori comincia a piovere e le nuvole coprono le piccole e lucenti stelle di qualche momento prima.

Il Ragazzo della Metro||N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora