Capitolo 11

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"Hai qualcosa da abbinare a questo?"
Chiede con un sorrisetto alzando il sopracciglio destro.

"Oddio, dove l'hai trovato?" Corro verso il mio migliore amico e gli prendo la gruccia con l'abito dalle mani.

"Beh, era nell'armadio di Zayn" risponde Louis con un'alzata di spalle.

"Si arrabbierà moltissimo, non solo perché hai frugato nel suo armadio ma perché questo... Questo era della ... Della mamma" tiro su con il naso, sentendo immediatamente il peso crescere nel petto e un nodo formarsi alla gola.

"Ehy, Ehy non volevo farti piangere" Lou accorre a me e io mi sento immediatamente stringere le spalle dalle sue forti braccia, forse ricoperte di qualche tatuaggio di troppo ma pur sempre confortevoli e calde.

Mi sciolgo lentamente dalla presa di Louis, facendo finire l'abbraccio che, più di sembrare quello di due migliori amici, sembra quello di due fratelli. Ma, infondo, é questo che lo considero: un fratello.
Attraverso la camera e raggiungo il mio letto, ponendoci l'abito su. Apro la cerniera che si trova giusto al centro dell'involucro di cotone che serve a proteggere il vestito all'interno e rimango stupita quando noto ciò che vi è dentro è rimasto perfettamente intatto nonostante i tanti anni trascorsi. L'abito di mia madre é lì, in tutto il suo splendore. É blu, di quel blu non troppo scuro ma nemmeno troppo appariscente. Quel blu zaffiro, blu come il cielo. Ricordo ancora le giornate intere da bambina passate a sfogliare gli album di mia madre, quando era giovane e bella. Le foto insieme a papà scattate con una polaroid vecchia ed ecco che mi viene in mente. C'è una foto, forse quella che mi ha sempre colpito di più. C'è mia madre, su un'enorme terrazza ed è poggiata ad una ringhiera in ferro battuto bianco, con qualche screziatura della pittura scheggiata che lascia intravedere il metallo al di sotto. Ha i capelli scompigliati dal vento, gli occhi luminosi, la bocca rossa allargata in un sorriso e una grande distesa blu la circonda: il mare. E lei indossa questo abito, lo stesso che io ora ho tra le mie mani. Il merletto blu le fascia perfettamente le braccia e le spalle esili e la gonna ricade morbida lungo le curve dei suoi fianchi. Ricordo magnificamente. E proprio ora sto pensando se riuscirò mai ad indossare un abito del genere con la stessa grazia che solo lei poteva avere.
É Louis a riscuotermi dai miei pensieri.

"Ehy, bella addormentata, a cosa sta pensando quella tua folle testolina?" Picchietta delicatamente l'indice sul mio capo sorridendo leggermente in modo tenero.

"Nulla, Lou. Non preoccuparti." Scuoro la testa ricambiando il sorriso.

"Beh, vogliamo vedere come ti sta questo vestito? Si o no?" Ridacchia lui.

"Oh, certo. Dammi solo un minuto" prendo l'abito dal letto e mi affretto per la camera quando mi blocco immediatamente. Aspetta...

"Ehy, questa é camera mia. Esci subito fuori!" Urlacchio.

"Dai, Soph. Non è chissà cosa sia se ti vedo cambiarti" scrolla le spalle.

"Louis William Tomlinson!" Urlo e lo spingo fuori dalla porta.

"Ok, ok. Ahi mi fai male" alza le mani in segno di resa mentre gli chiudo la porta in faccia.

Ritorno indietro e prendo l'abito precedentemente posato (di nuovo) sul letto e comincio ad indossarlo. Prendo le scarpe col tacco argento e vado verso lo specchio. Alzo i capelli in una crocchia spettinata e mi trucco leggermente. Posso guardarmi finalmente. Quando alzo gli occhi non posso credere alla figura che ho davanti. Sembro diversa, sembro Lei. Mia madre é lì, quella di sicuro non è Sophie.
Sento la voce di Louis chiedermi il permesso di entrare e annuisco, non avendo la forza di parlare ma quando mi rendo conto di non poter essere vista sussurro con voce flebile un "Entra".

"Quanto diamine ci ha mes-" il mio fratello "di cuore" si blocca vedendomi e comincia a farfugliare cose incomprensibili mentre si dirige verso di me.

"Sophie" sussurra, guardandomi con occhi spalancati.

"Lou" imito il suo sussurro.

"Sophie sei- sei bellissima" non stacca gli occhi da me.

"Grazie" accennò un timido sorriso.

"Vuoi far letteralmente sbavare il biondino eh?" Ammicca malizioso. Ecco che il solito Tommo egocentrico ritorna. Il momento dolce è durato circa... Quanto? 5 secondi?
Alzo gli occhi al cielo "Lou smettila!". Sento improvvisamente più caldo.

"Ow, la piccola é arrossita" mi tira le guance come se fossi una bambina di sei anni.

"Dai, idiota, smettila" gli schiaffeggio le mani facendogli mollare la presa.

"Ok" sbuffa. Posso sentirlo borbottare un "guastafeste di una Sophie" mentre gonfia le guance come un bimbo viziato. Mi trattengo dal ridere.

"Ehy guarda che ti ho sentito" mi fingo offesa.

"Si,si. Comunque se fossi in te mi affretterei dato che mancano cinque minuti alle sei" picchietta il suo dito indice sul polso indicando un orologio. Cosa però non presente su di lui. Bah, chi lo capirà mai. Sbarro gli occhi e mi affretto a scendere le scale, il mio migliore amico al mio seguito.
Sento il campanello suonare e con lui sale anche il cuore in gola. L'agitazione si fa spazio nel mio petto, espandendosi sempre più. Eppure non è brutta sensazione, anzi è piacevole. Per la prima volta sono agitata per qualcosa di bello. Come quando a Natale o al tuo compleanno non vedi l'ora di aprire un regalo, o soffiare sulle candeline di una torta tutta panna. Un'agitazione provata per qualcosa che ti da gioia. Apro la porta e lo spettacolo che mi ritrovo davanti é mozzafiato.

Il Ragazzo della Metro||N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora