Il corridoio era silenzioso, quasi troppo silenzioso, ti sembrava che nessuno intorno a te fosse realmente esistito. Gli studenti erano sparsi per il posto, ma a differenza di ogni altro giorno, non ti guardavano, né sussurravano mentre passavi. Sembrava....normale e snervante. Qualcuno ti urtò e, come gli altri giorni, il tuo libro cadde a terra. Almeno questa era un piccolo momento a cui eri abituata.
"Oh mio Dio, mi dispiace così tanto." Disse freneticamente lo studente. "Per favore, non uccidermi." Continuò lui mentre prendeva il tuo libro in fretta per poi porgertelo, incapace di staccare gli occhi da terra. Esitante, lo presi. Poi il ragazzo scappò. Le persone che scappavano da te non ti erano insolite, ma era lo sguardo di paura sul suo viso mentre scompariva dal corridoio che ti rendeva estremamente preoccupata. Nonostante le voci secondo cui avevi ucciso tua madre, nessuno aveva mai avuto paura che tu potessi ucciderli. Ma quella preoccupazione non era tra le prime priorità in quel momento. Non appena vidi il maglione e le stesse scarpe brutte da tennis, corsi verso di lui e le afferrasti il braccio.
Hoseok, che era già consapevole che eri dietro di lui, fece finta di ansimare per rendere la scena un po più convincente. I suoi occhi si addolcirono un po quando vide quanto eri preoccupata per i lividi sul suo viso. Lentamente, allungasti la mano per toccargli la guancia. Avrebbe voluto afferrarti la mano e premerla più vicino al suo viso, ma si trattenne. "Mi dispiace, è tutta colpa mia. Non avrei dovuto lasciarti solo." Per tutta la notte e la mattinata, eri rimasta preoccupata per il povero ragazzo, Seokjin pensava che avessi dei problemi con un ragazzo quando gli avevi chiesto cosa significava quando un ragazzo ti diceva di scappare. Credevi che i genitori di Hoseok fossero andati fuori di testa, e pensasti che molto probabilmente ti avrebbero odiata per averlo lasciato al suo destino. Ma poi ti sorrise e il tuo cuore palpitò. Era molto più innocente dello sguardo che ti aveva lanciato ieri, non eri ancora riuscita a spiegartelo.
"Non dire così. Sono contento che tu stia bene." Rispose lui. Indossava un paio di occhiali diversi, un paio di occhiali che distorceva un po i suoi occhi in modo da non poter davvero vedere la loro nitidezza.
"Oh," esclamasti, frugando nella tua tasca e porgendogli una boccetta. "È un unguento, per i tuoi lividi."
L'angolo della sua bocca si sollevò leggermente. "Non dovevi comprarlo."
"Oh, non l'ho comprato. Ne avevo già uno per i miei lividi," risposi tu casualmente. Quando si rese conto di ciò che avevi detto, il suo sorriso si spense. "Voglio dire, mi capita spesso di cadere."
"Non mentire." Disse serio. "Sei ferita?" chiese lui.
Scossi la tua testa, "Solo un piccolo livido della caduta, ma niente di grave. Penso che dovresti preoccuparti prima di te stesso." Poi ti trascinò in un'aula vuota, la sua stretta era forte e stranamente calmante. Si sedette al suo tavolo e sporse il viso in avanti. "Cosa fai?" chiesi tu.
"Aspetto che tu mi metta l'unguento." Rispose lui.
"Perché-"
"Fallo e basta." Dichiarò con fermezza lui, la sua voce rimbombò attraverso l'aula vuota, la lezione in quell'aula sarebbe dovuta iniziare di lì a poco. "Per favore." Disse di nuovo, questa volta, era come una brezza d'aria fresca. Ti inginocchiasi davanti a lui e applicasti l'unguento in vari punti del suo viso. Rimasi sorpresa dal fatto che avesse un aspetto migliore del previsto, Woo Joo normalmente non era delicato con i nuovi arrivati.
"Avresti dovuto restare a casa o, meglio ancora, trasferirti in un'altra scuola." Sospirasti tu. Lui ti stava guardando attentamente mentre gli toccavi il viso con un calore che non aveva mai sentito prima da nessuno.
"E perché avrei dovuto?" chiese lui, inclinando innocentemente la testa di lato.
"Vuoi essere picchiato di nuovo?" lo rimproverasti tu.
"Dovrei farti io questa domanda." Disse lui. "Perché lasci che queste persone ti rovinino la vita in questo modo? Perché non le affronti?"
"Perché sono debole e sono una codarda." Dissi tu onestamente, ed entrambi rimaneste sorpresi dalla tua risposta. "Non posso permettermi di andare da nessun'altra parte. E non posso lasciare la mia famiglia. Voglio solo uscire di qui il più velocemente possibile."
"Beh, non c'è fretta per andartene." Disse Hoseok." E non devi preoccuparti per il dolore. Nessuno oserà alzare un dito su di te d'ora in poi." Prima che potessi mettere in dubbio le sue parole, il professore insieme agli studenti iniziarono ad entrare nell'aula. Mentre stavi per sederti al tavolo infestato di vernice, una delle ragazze che normalmente spettegolavano su di te si alzò e lo spinse via.
"Cosa stai fac-"
"Ecco, prendi il mio posto." Disse lei. Non era per gentilezza, era per paura. Non ti guardò negli occhi nemmeno mentre vi scambiavate il tavolo. Guadasti lei mentre tremava, come se una forza invisibile la stesse controllando. Volevi parlarle, chiederle cosa fosse successo. Ma Hoseok ti tenne il polso, tirandoti indietro.
"Siediti e basta." Disse annoiato. Voleva che accettassi la faccenda come se fosse normale. Niente di tutto questo andava bene, pensavi, qualcosa non andava. Durante la lezione eri concentrata sui discorsi degli altri studenti. Era principalmente un borbottio, ma potevi raccogliere alcuni pezzi. Come "sangue", "picchiato", "Woo Joo." All'inizio pensavi che stessero spettegolando su come Woo Joo avesse aggredito te e Hoseok ieri.
Ma questo non aveva senso, normalmente non avrebbe sussurrato il suo successo. Hoseok aveva notato che ti stavi preoccupando. Pensava che quello che aveva fatto ti avrebbe fatto sentire meglio invece. Che ragazza curiosa e stupida, pensò Hoseok tra sé e sé. "Se n'è andato," iniziò a parlare lui.
"Cosa?"
Appoggiò la guancia sul tavolo di fronte a te. L'atto infantile smascherò l'ombra della sua anima. Poi i suoi occhi si chiusero come se stesse sperimentando pura beatitudine, "Woo Joo, se n'è andato."
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ʙʟᴜᴇ sɪᴅᴇ - ᴊᴜɴɢ ʜᴏsᴇᴏᴋ x ʀᴇᴀᴅᴇʀ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]
Fanfic[COMPLETATA] Un sorriso diabolico si dipinse sul suo viso. Sarebbe interessante, pensò tra sé. Aveva messo gli occhi su di te dal giorno in cui aveva messo piede in quella città, qualche mese prima. A essere onesti, il suo sguardo non ti aveva mai l...