Capitolo 12

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I giorni successivi sembrava che tu stessi vivendo in uno stato di stordimento, uno stato costante di paralisi del sonno. La casa in qualche modo sembrava sempre buia, minacciosa con una sfumatura rossa. Sembrava che il sole e la luna si fossero coordinate per rendere la casa ancora più un incubo di quanto non fosse in realtà. Le ombre si moltiplicavano e no si vedeva quasi mai la luce del sole, ne da lui che sembrava portarla ovunque quella luce ne dal cielo.

Ogni volta che vedevi Hoseok, o era nel momento in cui stava bevendo o era già ubriaco. Rimase negli studi la maggior parte del tempo e smise di venire al tavolo da pranzo per i pasti. Era chiaro che ti stava evitando ad ogni costo. Avresti potuto essere entusiasta, felice. Ma eri ancora a disagio. Ad un certo punto, avevi persino pensato che fosse stata colpa tua che fosse diventato in quel modo, perché quello che avevi detto era stato davvero terribile. Allo stesso tempo, ti aveva preso per una ragione egoistica e non potevi perdonarglielo, e non lo avresti neanche mai fatto.

Contrariamente a quanto gli avevi detto, avevi passato innumerevoli ore a cercare di ricordare pezzi di lui nel tuo passato, con scarsi risultati. Era come se ogni particella della sua esistenza fosse stata cancellata dai tuoi ricordi e ti fosse solo rimasta l'odore ammaliate degli agrumi. Quella parte era chiara. Se sentivi quel profumo abbastanza a lungo, avrebbe potuto farti ricordare qualcosa. Ma questo significava che avresti dovuto stargli più vicino ed era qualcosa che non volevi fare. Inoltre, la forza dell'alcol aveva completamente sostituito l'odore degli agrumi. Anche se avessi ricordato, non c'era modo che la tua percezione di lui potesse migliorare.

Nemmeno l'afflusso delle ragazze che si portava a casa aveva migliorato quella percezione. Ogni sera c'era un volto nuovo, una personalità molto più carina, aderente e meno distintiva dell'ultima. Doveva piacergli la sensazione di essere necessario e desiderato, lo avevi capito, la casa da allora non era mai vuota. Anche in questo momento, la casa era rumorosa. Aveva invitato alcuni dei suoi membri per un "incontro" come lo chiamava Areum, che consisteva nel bere, gioco d'azzardo e ragazze. Rimasi in camera tua tutta la notte, eri troppo spaventata anche solo per scendere per cenare. Areum perciò ti aveva promesso che ti avrebbe lasciato del cibo fuori dalla tua camera.

Era l'ora, il tuo stomaco aveva iniziato a brontolare. Aprendo delicatamente la porta, vidi che il corridoio era buio e l'unica luce proveniva dallo studio di Hoseok in fondo al corridoio. La cucina sarebbe stata una zona sicura ora. Quindi in punta di piedi, arrivasti al tavolo da pranzo tutta intera per poi vedere che Areum aveva già preparato la tua cena. Dopo aver deciso che sarebbe stato sicuro mangiare al di fuori della tua stanza, iniziasti a riempirti lo stomaco. Ogni secondo ti sembrava terrificate come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Essere in grado di muoverti liberamente quando eri stata imprigionata ti sembrava sbagliato.

Scrollasti via quel pensiero, cercando di trarre il meglio della situazione. Una volta che ebbi finito di lavare i piatti, presi un bicchiere d'acqua e tornasti in camera, in punta di piedi ancora una volta. "Chi diavolo sei?" chiese qualcuno bruscamente. La sua voce era come il grido di un uccellino. Ti girasti lentamente per vedere poi una ragazza sconosciuta, tutte lo erano, ricordasti. Come tutte le altre, indossava un vestito nero attillato, con riccioli sciolti e labbra cremisi. Aveva un solo gusto, lo derisi. Senza rispondere, tornasti nella tua stanza.

I suoi tacchi tintinnava e preso la sua mano fu sul tuo polso, facendoti girare verso di lei. "Ti ho fatto una domanda, ora rispondi stronza." Continuò lei.

"E perché ti devo rispondere?" replicasti tu.

La ragazza schiocco la sua lingua e alzò gli occhi al cielo. "Odio i topi come te che pensano di poter parlare in tono irrispettoso a persone come me."

"Sono molto sicura che tu mi abbia letto nel pensiero," sospirasti tu. "Non voglio disturbare, quindi torna da dove sei venuta." Provasti ad allontanarti di nuovo ma ancora una volta la ragazza ti trattenne, questa volta spingendoti contro il muro. La tua schiena lo colpì con un tonfo.

"Mi stai dando fastidio solo respirando," ringhiò lei. "Dimmi chi sei e cosa ci fai a casa di Oppa."

"Oppa?" chiesi tu, poi capisti. La gelosia si manifestò in modo riconoscibile ed evidente. "Oh, non sono letteralmente nessuno. Non hai nulla di cui preoccuparti."

Lei rise, "Nessuno? Allora perché indossi vestiti così carini e perché ti è permesso mangiare a tavola? A me non è mai stato permesso avvicinarmi."

Ancora una volta, la gelosia era prevedibile. "Allora immagino che dovrai chiederglielo. Ora lasciami andare prima che mi arrabbi."

La ragazza gettò indietro la testa irritata, poi la sua mano scese troppo velocemente poiché tu potessi vederla. Tutto quello che sapevi era che una delle tue guance stava bruciando. Poi procedette ad afferrarti il viso, mentre gli artigli che si ritrovava affondavano nelle guance fino al tal punto che sentivi il sangue sgorgare. "Non puoi parlarmi così, sono migliore di te in ogni modo. Odio a tua vista. Odio la tua menzione. Odio il modo in cui ti guarda."

"Cos-"

La sua mano si alzò di nuovo, ma ti colpì. Quando apristi gli occhi, incontrasti un Hoseok sobrio e infuriato. Sembrava un'eternità dall'ultima volta che lo avevi visto, era molto più magro e incolore. Aveva i capelli in disordine e non si radeva da una settimana. Ti sentisti stranamente malinconica a quella vista. "Cosa diavolo pensi di fare?"ringhiò lui, tenendo stretto il braccio della ragazza come se le sue mani fossero state delle catene di metallo. La ragazza piagnucolò.

"L-le stavo solo dando una lezione perché sembra fuori posto." Rispose lei tranquillamente.

"E chi ti ha detto che potevi farlo?" chiese Hoseok, si morse l'interno delle guance e questo mostrò ancora di più la sua mascella definita.

"O-oppa, scusa." Piagnucolò lei. Vidi le lacrime scendere dai suoi occhi, non eri riuscita a decifrare se fosse triste o spaventata, ma molto probabilmente era entrambe le cose.

"T/N, vai nella tua stanza," comandò lui. "E non guardarti indietro."

"Che cosa hai intenzione di fare?"

"Non è qualcosa che ti riguarda." Rispose lui senza degnarti di uno sguardo. "Vai, ora."

Feci come ti aveva detto. "Non farle del male." Mormorasti prima di andartene. Sospirò guardandoti mentre chiudevi la porta della tua stanza. La ragazza si voltò verso di lui con occhi imploranti.

"Mi dispiace, non lo farò più."

"Certo che non lo farai più." Disse lui. "Perché non te lo permetterò."

"Cosa hai intenzione di farmi?" chiese, soffocando le proprie lacrime. Lei voleva solo che lui l'amasse, che la guardasse come faceva con te.

Le lasciò andare il braccio e si scrocchiò le nocche. "In qualsiasi altra occasione, ti avrei spezzato il braccio per averle messo un dito addosso. Ti avrei spaccato le costole per averla fatta sanguinare. Ma dal momento che mi ha gentilmente chiesto di non farti male, penso che potresti sopravvivere con qualche cicatrice sul viso."

Fece un pass indietro e osservò i suoi uomini che la trascinavano via. Lei gridò forte, urlando che lo amava. Lui era immune a tutto, non era la prima volta che aveva visto quella scena. Ma era la prima volta che lasciava che qualcuno se la cavasse così facilmente quando era arrabbiato. Poi si rivolse a un altro uomo per chiedere ad Areum di aiutarti con le tue ferite.

Quella notte dormisti, ricordando vivamente il profumo degli agrumi di quando era apparso davanti a te.

Mono_l1sa

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ʙʟᴜᴇ sɪᴅᴇ - ᴊᴜɴɢ ʜᴏsᴇᴏᴋ x ʀᴇᴀᴅᴇʀ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora