[COMPLETATA]
Un sorriso diabolico si dipinse sul suo viso. Sarebbe interessante, pensò tra sé. Aveva messo gli occhi su di te dal giorno in cui aveva messo piede in quella città, qualche mese prima. A essere onesti, il suo sguardo non ti aveva mai l...
Dopo che il torpore fu svanito e le lacrime si erano asciutte, i tuoi piedi toccarono il freddo pavimento di legno duro. Avevi fatto del tuo meglio per mettere tutto da parte, tutti i ricordi orribili, tutte le parti orribili della storia. Avevi cercato di non immaginare il viso di tua madre, o di tuo padre, o di Hoseok quando Seokjin gli aveva riferito di stare lontano da te. Potevi solo immaginare di quanto potesse essersi sentito solo, la persona che pensava sarebbe sempre rimasta completamente dimenticata di lui era andata avanti con la sua vita felice e l'aveva lasciato indietro nel passato.
Salisti le scale familiari con disinvoltura, forse solo un po di pesantezza al petto, ma non si trattava dell'ansia che avevi provato quella stessa mattina. La sua porta era completamente chiusa. Un tenue bagliore arancione proveniva da sotto la fessura della porta, era ancora sveglio anche se era già tardi. Poi feci qualcosa che non avresti mai fatto, bussasti alla sua porta. I suoi passi si trascinavano frettolosamente verso la porta, speranzosi che fossi tu.
Aprì lentamente la porta, esaminando il tuo viso per vedere se c'era qualcosa che non andava. I suoi occhi erano spalancati, le sue labbra rosee erano socchiuse, i suoi capelli erano sciolti, leggermente arricciati all'estremità. Ti ricordasti di come i suoi capelli fossero lunghi quando era più piccolo, abbastanza lunghi al punto che ti avrebbe permesso di raccoglierli in una coda di cavallo o di giocarci come ti piaceva a te perché lui amava vedere il sorriso sul tuo volto.
"T/N, stai bene?" chiese lui dolcemente. La tua testa era bassa, fissa al suolo. Ci volle tutta la sua forza per trattenersi dall'abbracciarti. "Ti ricordi, vero?"
"Perché non me l'hai detto?" chiesi tu, con gli occhi ancora fissi sul pavimento. Hoseok indossava dei calzini pelosi con i suoi pantaloni da jogging.
"Cosa?"
"Perché non mi hai detto cosa era successo? Mia mamma, il mio passato, i miei ricordi, tu." Lo fissasti mentre dicevi l'ultima parola. "Mi sono dimenticata di te. E mi hai portata a credere che fossi un mostro quando in realtà stavi solo cercando di andare avanti. Non posso cancellare tutte le cose cattive che hai fatto, voglio dire, non so nemmeno se hai mai fatto qualcosa di male perché non mi dici niente, ma perché dovresti farti sembrare orribile ai miei occhi?"
Si morse il labbro inferiore, per poi distogliere lo sguardo. Non riusciva a reggere il tuo sguardo, sentiva di non meritare i tuoi occhi su di lui. "Perché dovresti odiarmi."
"Cosa?" eri in dubbio. "Posso entrare?" lui esitò a muoversi dalla porta. Non aveva nulla da nascondere, ma per lui la sua stanza sembrava troppo contaminata per te. Tuttavia, si era fatto da parte e ti aveva permesso di enrare. Il bagliore arancione proveniva dalla lampada, accanto al cavallo viola. "Te l'ho dato io?"
Lui annuì e non riuscì a trattenere un sorriso affettuoso, "Il giorno del mio compleanno, l'anno dell'incidente. Mi ha mantenuto calmo nel corso degli anni." Il cavallo era stato tenuto in ordine e pulito. Era incredibilmente prezioso per Hoseok.
Ti voltasti verso di lui, "Hoseok, cosa è successo?"
Si sedette con cautela dall'altra parte del letto, di fronte alla finestra aperta. Una fresca brezza soffiava oltre le tende, facendole svolazzare come delle ali. "Dopo quello che è successo all'incidente, il boss mafioso mandò i suoi uomini per uccidermi." Cominciò Hoseok, alzando e abbassando ritmicamente le spalle. "Non potevo tornare a casa, altrimenti avrei messo in pericolo Areum. Quindi ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi ragazzo con il cuore infranto, mi sono unito a un'altra mafia. Non erano i soldi o per causare dolore a nessuno, beh tranne uno. Il mio obiettivo era vendicarmi per te, per tua madre, per tutta la tua famiglia. La mia missione era uccidere quell'uomo che ti aveva toccata e fatta diventare così. L'unico modo in cui potevo farlo era lavorare duramente, ed è ciò che ho fatto. Nel corso degli anni, ho raccolto informazioni su dove si trovasse quell'uomo. Ogni volta che pensavo di poterlo raggiungere, lui scompariva come un fantasma."
Si voltò di poco facendoti vedere il suo profilo. Il bagliore della lampada lo faceva sembrare un angelo. Lui si sentiva più lontano, anche se era a pochi metri da te. "Ho già ucciso delle persone," confessò lui. "Ho picchiato le persone, le ho usate per il mio tornaconto. Non sono una brava persona. È per questo che voglio che tu mi odi."
"Allora perché mi hai preso?"
Lui sospirò, poi si massaggiò timidamente il retro della nuca. "Onestamente, non lo so. Forse perché ti sei avvicinata a me quel giorno. Ero consumato dall'avidità e mi mancavi troppo. Ero tornato qui solo per assicurarmi che stessi bene. Ma la parte di me che ti voleva era diventata troppo potente perché io potessi controllarla. Ecco perché sono rimasto e ho fatto tutto questo." La testa gli cadde tra le mani. "Cazzo, mi dispiace così tanto. Ti ho ferita e ti ho spaventata. Tutto perché sono così egoista."
Sembrava così piccolo in quel momento, ricordasti tutte le volte che lo avevi visto piangere quando era piccolo. Il tuo cuore si spezzò. Dopo alcuni secondi di silenzio, strisciasti sul letto e appoggiasti la fronte sulla schiena. Il suo corpo si tese, ma non si mosse per respingerti.
"Ero spaventata," piansi anche tu. "Sono stata potata via in questo posto strano con uno sconosciuto."
"Mi dispiace."
Scossi la testa, "Ma il dolore che hai provato, nell'essere abbandonato e solo. Non riesco nemmeno a immaginare, devi essere stato ancora più spaventato di me. Mi dispiace. Per aver frainteso quando hai fatto tutto questo per e. Capisco anche che essendo nella mafia, ti è difficile esprimere i tuoi sentimenti e la freddezza che si è manifestata era il tuo meccanismo di difesa. Non posso perdonarti così facilmente per essere stato violento con me, ma ora so cosa pensi e posso essere preparata per la prossima volta."
Le sopracciglia di Hoseok si aggrottarono. Girò delicatamente il suo corpo in modo che la tua testa non cadesse in avanti. "Non ci sarà una prossima volta, perché tu non rimarrai più qui."
"Cosa?"
"Ora che conosci la verità, è ancora più pericoloso per te. Non voglio che tu sia coinvolta in questa mia vita. Non posso rischiare che ti succeda qualcos'altro. Domani ti farò accompagnare da qualcuno dalla tua famiglia."
"Non me ne vado. Ora che so la verità, so che hai bisogno di me, e anch'io avrò bisogno di te."
"Mi amor,"
"E voglio essere io a uccidere quel bastardo." Dissi tu, con la brace ardente nei tuoi occhi. Qunaod non disse nulla, ti sentisti scoraggiata. "Mi ami, vero?"
Hoseok ti guardò incredulo, "Certo che si."
"Allora su questo siamo d'accordo. Inoltre, questo sarebbe il posto più sicuro per me. Non farai del male e voglio recuperare tutti i miei ricordi. Poco per volta."
"Va bene." Con cautela, Hoseok appoggiò la fronte sulla tua spalla. Era come se si stesse ricaricando, finalmente era in grado di respirare di nuovo. Si sentiva stanco delle bugie e dei segreti. Gli fu tolto un peso enorme. Era sollevato che non fossi disgustato da lui e che iniziassi ad accettarlo. Sarebbe stato un lento progresso, ma era felice di obbedire ai tuoi ordini finché fossi stata con lui.