Capitolo 16

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- Vero. - disse finalmente, con un tono di voce quasi impercettibile, e abbassando il capo dalla vergogna. Io mi morsi il labbro, trattenendo la voglia di piangere o di sbatterlo al muro. Lo avevo portato in un bar proprio perché la nostra conversazione potesse rimanere civile e non sfociasse in una scenata.

- Perché? Perché ci hai fatto questo? Perché hai riportato le mie parole su quella rivisita esattamente come erano state dette? Mi ero confidata con te, ti ho accolto in casa mia, ti ho affidato la cosa che ho più cara al mondo. - dissi, abbandonando per un attimo il mio tono acido e furioso per fargli capire quanto mi sentissi ferita e tradita.

- È il mio lavoro, Emma. Mi dispiace, mi vergogno come un ladro. - continuò a parlare a testa bassa, senza guardarmi. Sentivo che avesse la voce spezzata, sapevo che quel groppo che aveva in gola in quel momento non lo faceva respirare. Era lo stesso che sentivo io.

- Ci siamo fidati di te, ti abbiamo considerato uno di noi. Abbiamo creduto a tutte le tue cazzate, e ci siamo arrabbiati per quegli articoli che hai scritto su di noi, proprio davanti a te. Ti ho letteralmente aperto la porta, Manuel. Ho aperto la porta di casa mia, e quella della mia vita a un ladro. Fai bene a vergognarti, perché sei un ladro sul serio. - gli puntai il dito contro, per poi richiudere la mano in un pugno e tenendola a mezz'aria. Lui finalmente alzò gli occhi su di me, visibilmente lucidi e colpevoli.

- Hai qualcosa da dire in tua discolpa? - gli chiesi, aspettando di sentire la sua versione dei fatti. Peccato che la sua non fosse così diversa dalla mia, non poteva nemmeno provare a giustificarsi.

- Tu e Marco credo che abbiate capito un po' come funziona questo mondo. L'hai detto tu stessa che è pieno di avvoltoi. Io ho dovuto farmi strada tra questi, ho dovuto spiccare per avere un minimo di speranza. E ora ho il lavoro dei miei sogni. Nessuno potrà mai capirmi fino infondo, ma ho dovuto giocare sporco per poter vincere. Mi dispiace, ma è così. - disse, cercando di cacciare indietro le lacrime e di rimanere tutto d'un pezzo.

- No Manuel, questo non lo puoi chiamare lavoro. Il lavoro di una persona non dovrebbe far soffrire gli altri. Non importa quando sia difficile il tuo mondo, o il mio mondo. Tu non hai idea di quando sia difficile per me fidarmi di qualcuno. Io sono fatta così, Marco lo è diventato per le cose che gli sono successe nella vita, e Marta si è rimessa in gioco e ha messo di nuovo il suo cuore nelle mani di un uomo che non se la merita. - dissi, passandomi le mani tra i capelli per non strappare quelli di Manuel uno ad uno.

- Lo so, l'ho capito quando vi ho conosciuti veramente. è per questo che mi dispiace sul serio, è perché mi è piaciuto sentirmi vostro amico. Credimi, non c'è giorno in cui io non desideri di avervi incontrato davvero per puro caso, quel giorno alle Maldive. - disse con un mezzo sorriso, un sorriso disperato. Il sorriso di chi ha capito di aver perso tutto per un qualcosa che forse non ne valeva neanche la pena.
Cercai di non farmi impietosire dalle sue parole, che comunque sarebbero potute essere tutte parte della sua recita. Ma c'era qualcosa in lui che mi sembrava autentico, genuino. Il suo dispiacere era reale, proprio come la sua vergogna. Forse si era davvero affezionato a noi, forse da una parte si era pentito di quello che ci aveva fatto.

- E allora perché non ti sei fermato? Perché hai dovuto far pubblicare questo ultimo articolo? Se ci hai capiti sul serio, se hai capito che siamo ragazzi esattamente come te, perché non ci hai risparmiato? Perché non hai smesso di usare Marta per i tuoi comodi? - gli chiesi frustrata, perché proprio non riuscivo a comprendere come lui avesse potuto camminarci sopra in quel modo nonostante gli piacessimo sul serio. Come si poteva essere così egoisti meschini?

- Perché io non sono il capo di me stesso, e ho bisogno di lavorare per vivere, come tutti. Il mio capo voleva altri articoli su di voi, su Marco e la sua azienda. Nessun altro aveva modo di scrivere qualcosa di sostanzioso, perché avete tenuto tutto privato. Marco non ha fatto nemmeno una conferenza stampa per l'azienda, solo io potevo scoprirne qualcosa. E so che ormai ciò che dico non conta, ma Marta non l'ho usata. Avrei potuto semplicemente fare amicizia con te e Marco, senza doverci provare con lei. Se l'ho fatto è perché qualcosa in lei mi ha catturato dal primo momento in cui l'ho vista. So che non avrei dovuto farlo, perché sapevo che si trattasse di lavoro e che non fosse la cosa più giusta, ma non ho potuto farne a meno. Non mi sono mai sentito così, non ho mai provato nulla del genere per nessuna. Con Marta non ho mai finto, mi sono innamorato di lei senza neanche rendermene conto. Non l'ho scopata, ci ho fatto l'amore, ed è stato come essere in Paradiso. - sorrideva mentre parlava della mia amica, un sorriso che di certo non avevo mai visto fare a Tommaso lo psicopatico. Forse Manuel non le avrebbe mai fatto del male, forse l'amava sul serio, ma come ci si poteva fidare di lui?

- Non so se stai dicendo la verità, non voglio nemmeno provare a capirti, a comprenderti. Non mi fido di te, ma so che non sei cattivo. Potrei benissimo denunciarti, ma non lo farò. Ti chiedo solo di sparire dalle nostre viste di non scrivere più di noi. E hai ventiquattrore da adesso per dire a Marta chi sei. Altrimenti lo farò io e non ti conviene. - gli dissi, cercando di rimanere impassibile alle sue belle parole. Gli lanciai un ultimo sguardo di gelo prima di alzarmi e lasciarlo lì, che nascondeva il viso nelle mani giunte.

La mia sessione estiva era ufficialmente terminata quella mattina, e l'esame era andato piuttosto bene, considerando la mia vita nella ultime settimane.
In quel momento ero a casa da sola con Spettro, Marta non l'avevo vista ancora ma credevo di sapere dove fosse. In realtà speravo vivamente di avere ragione, perché altrimenti avrei dovuto spiegarle io che il ragazzo al quale aveva deciso di concedersi con tutta se stessa non era chi diceva di essere.
Mi sedetti sul divano, Spettro era addormentato ed io non sapevo che fare.
Avevo pulito tutta casa, e stavo per mettermi a preparare la cena quando poi mi accorsi che fossero ancora le cinque del pomeriggio.
Guardai di fronte a me lo schermo spento della tv, e pensai a quanto volessi vedere un film strappa lacrime in quel momento.
Resistetti alla tentazione, e presi in mano il telefono per noia. Ovviamente ero piena di notifiche di tag su Instagram, tutte foto sia vecchie che recenti di me e Marco, e mi accorsi delle innumerevoli fanpage che erano state aperte su di noi. Sorrisi senza neanche accorgermene quando vidi una foto di Marco e Spettro addormentati insieme proprio sul divano dove ero seduta in quel momento. Il mio sorriso si spende quando mi resi conto di quanto le cose possano cambiare in un batter d'occhio.
Uscii da Instagram per evitare di farmi del male e cliccai sull'icona della rubrica. Fissai il contatto di Marco, indecisa se chiamarlo o no. Si trattava di Marta, e in realtà anche di noi, quindi doveva sapere. Ma anche in passato, Marta era stata l'occasione per riavvicinarci e tornare insieme. Il fatto di dover starle vicino ci aveva come obbligati a frequentarci di nuovo. Stavolta volevo che tornasse solo ed esclusivamente per me.
Bloccai il telefono quando sentii il rumore delle chiavi nella toppa. Corsi nell'atrio, immaginandomi la faccia distrutta della mia amica.

- L'ho lasciato. - disse lei secca, senza neanche versare una lacrima.
Io all'inizio aggrottai le sopracciglia, sorpresa da quella sua reazione apparentemente contenuta.
- Come ti senti? - le chiesi, mettendomi una mano sul petto con apprensione, come spesso faceva mia madre quando mi succedeva qualcosa.
- Non lo so, sinceramente. Mi viene quasi da ridere in realtà, mi sento presa per il culo dalla vita. - scosse la testa ridacchiando amaramente, buttando la borsa sul tavolo e buttandosi sulla sedia della cucina. Io cercavo di decifrare la sua espressione ma non riuscivo. Avevo paura che scoppiasse da un momento all'altro, o che se ne andasse di nuovo a casa dei suoi. Avevo una paura tremenda di dover rivivere tutto ciò che era successo quando aveva lasciato Tommaso.
- Cosa ti ha detto? In che modo si è giustificato? - le chiesi.
- Mi ha detto della vostra conversazione di ieri, del fatto che Bianchi lo abbia scovato. Mi ha spiegato tutto, e che non avrebbe fatto resistenza. Infatti non si è giustificato affatto. Si è preso i miei insulti e se ne è andato, per sempre. Senza dire nient'altro. - fece spallucce lei, come se fosse quasi delusa dal fatto che lui non abbia nemmeno provato a lottare per lei.
- Gli ho detto di sparire dalle nostre vite, mi sembrava la cosa più ragionevole da fare. - dissi io con il suo stesso tono, non sapendo però cosa lei volesse veramente che dicessi.
Lei annuii e mi fece un mezzo sorriso.
- Ma l'amore non è mai ragionevole. Vuoi davvero che sparisca dalla tua, di vita? - le chiesi di getto, senza pensare a quello che stessi dicendo. Non volevo che rinunciasse all'amore per colpa mia o di Marco. Doveva essere una sua decisione, se fidarsi di Manuel o no.
- Non lo so, Em. Non ci voglio pensare adesso. Mi sento presa in giro, usata. E fa ancora più male perché pensavo che lui fosse quello giusto. Lo guardavo negli occhi e vedevo verità, amore, interesse. Ma chiaramente mi sbagliavo. - si passò nervosamente una mano fra i capelli che in quel periodo avevano dei riflessi rossastri che la rendevano ancora più bella. Io annuii, capendo esattamente le sue parole, perché anche io avevo visto quella luce sincera negli occhi di Manuel.
- Che vuoi fare? Cenetta e un bel film strappalacrime o... - cercai modi per distrarla, dando sfogo finalmente alle idee che avevo accumulato durante le ore che avevo passato ad aspettarla.
- Voglio andare a ballare. Siamo d'estate, no? E siamo tutte e due libere al momento, giusto? - mi guardò con un sorrisino malizioso. Io ridacchiai, ricordandomi quanto nelle fossero le nostre serate in discoteca.
- Andiamo a scegliere i vestiti!! - disse saltellando verso la camera.
- Arrivo. - dissi ridendo, per poi prendere il telefono.
Sentivo anche io che Manuel fosse diverso, e mi chiedevo perché non avesse lottato per Marta.
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La povera Marta ha preso l'ennesima delusione in amore. Ma è davvero finita tra lei e Manuel? Vi aspetto nel prossimo capitolo ❤️
- treatyourselfbetter

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