Capitolo 6

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Marco aprì la porta ed uscì di casa con Prince al guinzaglio. Mi raggiunse dall'altro capo della strada e insieme scendemmo verso la scalinata di Piazza di Spagna. Lui mi salutò con un bacio dolce ed io lo osservai con un sorriso compiaciuto.

Era passato qualche giorno ed io e Marco non ci eravamo quasi visti. Infatti in azienda le cose erano tutt'altro che sistemate, ma lui sembrava essersi abituato un po' di più alla situazione, e per fortuna aveva smesso di bere whiskey alle otto di mattina.

- Ti vedo più riposato. - constatai contenta, e lui fece un sorrisetto dei suoi.

- Sì, lo sono. Mio padre è tornato a Milano, il che mi rende il cuore pieno di gioia, e la casa finalmente vuota senza di lui. Ora che lui se ne è andato, vorrei trovarti affianco a me quando mi sveglio, e non il muso di Prince che vuole giocare di prima mattina. - ridacchiò, ed io feci intrecciare le nostre dita. Subito dopo mi ricordai della questione dei paparazzi e del nostro segreto, e mi venne quasi da lasciare la sua mano. Poi però mi ricordai anche del fatto che ormai il nostro non era proprio un segreto grazie alle foto delle Maldive, così tenni una presa salda sulle sue dita.

-  Povero Prince! - risi io, guardando i nostri cani che passeggiavano fieri l'uno allo stesso ritmo dell'altro. Spettro sembrava proprio un bravo fratellone.

Ci appoggiamo per un attimo sotto la scalinata dove c'era l'ombra per prendere un po' d'aria. Ormai luglio era arrivato, e il caldo asfissiante di Roma anche.

- Mi manchi anche tu, ma credo che prima tu debba risolvere le tue cose. Non penso che tu abbia la forze per fare altro se non dormire quando torni a casa dall'ufficio la sera tardi. - risi prendendolo in giro, e dandogli un pugno scherzoso sull'addome.

- Il fatto che tu metta in dubbio le mie prestazioni fisiche mi ferisce nel profondo, e tra l'altro non ho ancora dimenticato come tu mi abbia trattato l'altra sera a casa tua. - si difese da me mettendosi a braccia conserte, e cercò di rimanere serio mentre sapeva di essere nel torto.

- Oh, povero principino! Ti ricordo come tu mi abbia trattata quella mattina mentre eri mezzo ubriaco? - gli chiesi con sfida, mettendomi anche io con la braccia conserte e guardandolo con un sopracciglio alzato.

- Mi dispiace. - rise con occhi sinceri e limpidi, e mi si scaldò il cuore. Marco si avvicinò a me e mi avvolse in un abbraccio che valeva più di mille parole.

- Ti prometto che mi farò perdonare. Per tutto... per essere stato intrattabile e anche piuttosto assente. Il problema è che non so quando potrò farlo, perché non so quanto lavoro ci vorrà ancora in azienda. Gli operai sembrano essersi stancati di protestare, ma non vengono a lavoro. Ho letteralmente tutto fermo, e questo causerà delle gravi conseguenze sulla produzione, la vendita e tutto il resto. - sbuffò guardandomi dispiaciuto. Si sentiva chiaramente in colpa, e in più cercare di sistemare le cose era per lui come brancolare nel buio.

- Beh, posso solo immaginarlo. Per quel che vale... io sono qui, Marta anche, Davide ti sta dando tutto il tempo che ti serve, e tutti noi crediamo in te. E intanto... mi accontento di questa passeggiata che mi stai concedendo, anche se so che tra poco devi andare via. - gli sorrisi cercando di rassicurarlo, e gli accarezzai la guancia che più ruvida del solito a causa della barba che probabilmente non aveva nemmeno il tempo di farsi.

- Infatti. E poi sappi che questa passeggiata te l'ho concessa solo perché mi serviva che tu mi facessi il favore di tenere con te Prince oggi. - disse con una smorfia, ed io gli diedi uno schiaffetto sulla guancia che prima stavo accarezzando. Lui rise e mi diede un bacio leggero sulle labbra.

- A proposito, perché Prince te lo devo tenere io? In tutti questi giorni come hai fatto? - gli chiesi confusa, sperando che non avesse abbandonato il piccolo chissà dove.

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