Capitolo 2

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Mi spazzolavo i capelli di fronte alla mia specchiera, mentre guardavo attraverso di essa il riflesso di Marco che dormiva beato nel mio letto. Quando poi lui si svegliò mormorando ancora con gli occhi chiusi, distolsi lo sguardo per non farmi beccare. Avrebbe fatto una battutina sul fatto che lo stessi ammirando in tutta la sua bellezza, e quindi il pallone gonfiato si sarebbe impettito ancora di più.

Continuai a spazzolarmi i capelli, cercando di dare un po' di senso a quelle onde naturali e disordinate che si erano formate per aver lasciato i capelli asciugarsi all'aria.

- Ehi. - disse lui finalmente, e probabilmente aveva aspettato così tanto a spiccicare parola perché era lui quello che mi stava ammirando in tutta la mia bellezza.

- Buongiorno. - mi girai e gli sorrisi, cercando di non scendere con lo sguardo sul suo corpo abbronzato e scolpito, che giaceva sul mio letto in maniera così innocente. Peccato che proprio quella visione mi ispirasse cose tutt'altro che innocenti.

Lui picchiettò sul letto accanto a lui per invitarmi, ed io non me lo feci ripetere due volte. Mi appoggiai alla testiera del letto e lui si accoccolò contro il mio petto come un bambino. Sorrisi come un'ebete, approfittando del fatto che non se ne potesse accorgere, e tuffai le dita nei suoi capelli corvini. Lui sbuffò non contento, visto che gli stessi scompigliando i capelli, ma sapevo quanto lo rilassasse.

Ammetto che la mia era tutta una tecnica per farlo addolcire, volevo che si abbandonasse completamente a me. Volevo che mi raccontasse tutto per filo e per segno, e non perché fossi diventata una di quelle fidanzate appiccicose ed invadenti, ma perché volevo portare sulle spalle quel macigno insieme a lui.
La sera prima, quando era arrivato a casa nostra così di punto in bianco, aveva cenato tranquillamente con me e Marta, e poi si era addormentato sul divano mentre accarezzava Spettro. E quindi ovviamente non aveva proferito parola sulla sua giornata e di cosa fosse successo in azienda.

- Sei preoccupato? - gli chiesi con voce calma, per metterlo a suo agio il più possibile.

- Mmh... come hai fatto ad indovinare? - mi chiese sarcastico, alzando un attimo gli occhi verso di me. Sembrava mio padre in quel momento: quando ero piccola mi era capitato spesso di vedere gli occhi di papà velati da un qualcosa di strano. Lui faceva sempre in modo di sembrare tranquillo e sereno, e soprattutto entusiasta di passare il tempo libero a giocare con me. Cercava di nascondermi i suoi problemi sul lavoro per non turbarmi, ed io all'epoca mi facevo distrarre piuttosto bene da quegli occhi apparentemente limpidi.

Ora però ero grande e grossa, ed era arrivato il momento di supportare gli uomini della mia vita, compreso il principino che mi faceva dannare la maggior parte del tempo.

- L'ho capito dai tuoi capelli. Sono particolarmente aggrovigliati stamattina. - ridacchiai e lui fece lo stesso. Quando poi calò il silenzio, tornai all'attacco.

- Che succede? - gli chiesi, senza nemmeno dover specificare a cosa mi riferissi. Per un attimo in cui Marco rimase immobile, pensai che sarebbe restato muto, o che con un grugnito se ne sarebbe andato via a rifugiarsi da Marta o che se ne sarebbe tornato a casa sua di corsa.

Al contrario, mi sorprese. Si rivoltò nel letto, mettendosi a pancia in giù e abbracciando le mie gambe per guardarmi dritta negli occhi.

- Succede che stavolta il grande e potentissimo Lorenzo Riva ha fatto un gran casino, ed ora io sto cercando di rimettere in piedi i pezzi. - disse facendo spallucce, come se in realtà non fosse spaventato a morte da quel problema decisamente più grande di lui.

Io schiusi la bocca per la sorpresa, e lo invitai con lo sguardo a spiegarsi meglio. Di solito non era il contrario? Perché un figlio doveva porre rimedio ai guai del proprio padre?

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