- Oh, vedo che ti sei portato la cheerleader. - disse Lorenzo guardando il figlio divertito, e poi squadrando me dalla testa ai piedi con una smorfia.
- Oh, vedo che ti sei degnato di venire. - gli rispose a tono l'altro. Marco assunse una posizione quasi d'attacco: il suo corpo era teso e leggermente proteso in avanti, come se fosse pronto ad attaccare il padre e a difendersi dai suoi colpi.
Anche se cercavo ogni giorno di abituarmi a quel tipo di rapporto che c'era tra loro due, e a vedere Marco soffrire per colpa del padre, non sarei mai riuscita a comprendere fino infondo come fosse possibile tutto ciò. E soprattutto non osavo immaginare come ci si sentisse ad essere presi per i fondelli tutti i giorni dal proprio padre. Perché in quel momento Lorenzo lo stava palesemente prendendo in giro.
Aggrottai le sopracciglia ed assottigliai gli occhi, come per analizzare per bene l'espressione di Riva Senior. Il suo corpo, al contrario di quello del figlio, era completamente rilassato, ma il ghigno che aveva sulle labbra sembrava essere uno scudo. Lorenzo sapeva che di lì a quale secondo Marco lo avrebbe rimproverato, addossandogli colpe che probabilmente lui invece pensava di non avere.
Era evidente che Lorenzo fosse in difficoltà, e che non riuscisse a metabolizzare il tutto. Guardava gli operai attorno a noi con fare distaccato, come se quello che stessero facendo non fosse nulla di cui preoccuparsi, e soprattutto come se questo non lo riguardasse. Ma che diavolo di capo era?
Inoltre, il fatto che lui si fosse subito concentrato su di me e avesse fatto una delle sue battute poco gentili, la diceva lunga su di lui. Come poteva concentrarsi sul prendere in giro la ragazza del figlio mentre i suoi operai stavano urlando contro di lui? Lorenzo Riva stava chiaramente fuggendo, perché non sapeva come gestire la situazione.
- Ora che si fa? Perché io non lo so... questo genere di cose non me l'hai mai insegnate. - fece spallucce Marco, facendogli notare il suo disappunto ma senza alterarsi.
Lorenzo in risposta gli lanciò uno sguardo titubante, visto che nemmeno lui aveva le risposte che il figlio cercava.
- Certo, non lo sai nemmeno tu. Questo perché in vita tua non hai pensato alla possibilità di fallimento. Pensi di essere eternamente invincibile, di essere furbo e il migliore nel tuo campo ma... beh, stavolta non lo sei stato. E ora io devo pensare alle conseguenze delle tue azioni, a quanto pare. - disse ancora Marco puntandogli il dito contro.
- Beh, volevi avere le redini di questa sede a Roma? Eccoti accontentato. Ora dimostra di saper gestire le responsabilità che tanto volevi assumerti. - disse il padre con un sorrisetto odioso, simile a quello del figlio ma anche così diverso. Se quando avevo conosciuto Marco vedevo l'antipatia e l'arroganza in quel sorriso, ora vedevo tutta la cattiveria e il disprezzo del mondo in quello di Lorenzo.
- Marco... devi venire subito nel tuo ufficio, devi rispondere al telefono. È urgente. - disse Bianca che comparve all'improvviso con una faccia scura. Aveva ragione Marco, persino lei aveva perso quel suo sguardo rassicurante.
Il moro ci lanciò un'ultima occhiata, assicurandosi che io me la cavassi, e che il padre non facesse altri casini.
- Marco non è stupido come lei crede. - dissi a Riva Senior non appena il Junior ci voltò le spalle.
- Come, prego? - mi chiese Lorenzo, facendo finta di non capire. Mi misi a braccia incrociate e gli puntai contro i miei occhi minacciosi.
- Non faccia finta di fare il padre generoso che si fida di lui cedendogli il comando. Le ricordo che Marco si è trasferito qui mesi fa per essere il capo, non il ragazzino che ha bisogno di un supervisore come quello che gli ha appioppato lei. E guarda caso vuole accontentarlo proprio ora. Ora che l'azienda è appesa ad un filo e lei si è fatto sfuggire la situazione di mano. Lo sa lei, lo so io, lo sa Marco e tutti i dipendenti qui dentro, che lei stia lasciando la patata bollente al proprio figlio perché non sa assumersi le conseguenze delle proprie azioni. - dissi schietta, senza peli sulla lingua. Quell'uomo aveva bisogno che qualcuno gli sbattesse la verità in faccia, altrimenti avrebbe continuato a marciare sugli altri. Come mi diceva sempre mia madre, con educazione si poteva dire tutto.
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Amor vincit omnia
RomanceSequel di "Ad maiora" "L'amore vince su tutto." "Camminai sul quel tappeto cercando di ignorare quella sensazione di freddo che provavo per l'assenza del corpo di Marco che mi aveva accompagnato sin dal primo giorno, anche quando non ci potevamo ved...