Ridevamo, ancora su quella panchina con gli occhi verso il cielo di Roma. I nostri stomachi brontolavano ma cercavamo di ignorarli. Ad un certo punto, il telefono di Marta squillò.
- Ehi. Quando finisci? - rispose Marta, ed io mi drizzai sulla panchina quando capii che fosse Marco.
- Sì certo, siamo qui fuori ad aspettarti! - gli disse ancora la mia amica, ma il suo sorriso si spense non appena l'altro le rispose qualcosa che non riuscii a sentire. Marta aggrottò le sopracciglia e mi guardò delusa. Che le aveva detto Marco?
- Ma sei sicuro? - insistette lei, sempre con quella smorfia sul viso.
- Oh, okay. Come vuoi tu, ciao. - rispose con voce piccola, chiudendo poi la chiamata.
- Allora? Per quanto ne ha ancora? - le chiesi impaziente, e lei abbassò lo sguardo scuotendo la testa.
- Non lo sa, è pieno di cose da fare, da sistemare. Ha detto che è meglio se dorme in ufficio. - disse, cercando di non apparire arrabbiata con lui ma solamente dispiaciuta per me. Probabilmente lo avrebbe richiamato per dirgliene quattro, ma davanti a me cercava di essere comprensiva, perché non voleva che io a mia volta mi arrabbiassi con lui.
Avrei dovuto? Mi aveva lasciata lì fuori da sola, senza degnarsi di uscire nemmeno una volta per vedere se fossi ancora viva, senza mandarmi nemmeno un messaggio per dirmi che le cose erano lunghe e che quindi avrei fatto meglio ad andare a casa. Certo, ero io ad aver assistito per accompagnarlo e lui mi aveva avvertita, ma comunque io non mi sarei comportata così al posto suo.
- Dormire in ufficio? Sul serio? Io direi di andarlo a prenderlo e tirarlo fuori da quell'ufficio. - dissi decisa, alzandomi dalla panchina in fretta e furia. Marta assunse subito un'espressione contrariata e mi afferrò il polso per fermarmi.
- È una pessima idea, Em. So in che situazione si trovi ora: è sopraffatto da tutto quello che deve cercare di risolvere, non ha nessuno che possa dargli le risposte che cerca, e l'unico che potrebbe dargli consigli l'ha abbandonato. Marco probabilmente adesso sta avendo un attacco di panico, vorrebbe lanciare in aria tutte le scartoffie che ci sono sulla sua scrivania, sbattere il telefono che non smette di squillare contro il muro, e spaccare tutti i premi e le targhette che ha sulle mensole. - Marta alzò la voce, pensando così di essere più convincente. Aveva detto quelle cose come se conoscesse perfettamente la situazione, come se fosse già capitato. Sicuramente negli anni della loro amicizia Marta lo aveva dovuto sostenere in un momento del genere, ma sapevo che quello che stava succedendo ora non era mai capitato prima. Però ero quasi gelosa del fatto che Marta sembrava conoscere Marco come le sue tasche, ed indubbiamente sapeva come prenderlo più di me.
- Appunto per questo! Vuoi che si riempia lo stomaco di tranquillanti, che si strappi i capelli e che metta sul serio il suo ufficio a soqquadro? - le chiesi, alzando la voce come aveva fatto lei. Ma che problema aveva? Marco aveva bisogno di aiuto e lei lo voleva lasciare annegare?
- Se serve a calmarlo sì! Emma, sappiamo tutte e due come diventa Marco durante i suoi momenti... tende a dire cose che non pensa e a fare cose che non vorrebbe fare. Tende a respingere chiunque provi ad aiutarlo. - disse, irremovibile più che mai. Io strinsi i pugni lungo i fianchi cercando di contenere la rabbia e di non ucciderla.
Le sue parole che io non comprendevo, mi ricordarono le volte che invece io ero stata capace di tirare fuori Marco dall'abisso in cui stava cadendo. Ero riuscita a farlo sfogare quando aveva litigato con il padre, quando stava per uccidere Tommaso di botte, o quando non era stato in grado di fingere davanti alla fotocamera per una stupida pubblicità. Marco mi aveva fatto entrare, mi aveva dato le armi per poterlo aiutare, e forse Marta questo non riusciva a concepirlo perché con lei non l'aveva mai fatto.
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Amor vincit omnia
RomanceSequel di "Ad maiora" "L'amore vince su tutto." "Camminai sul quel tappeto cercando di ignorare quella sensazione di freddo che provavo per l'assenza del corpo di Marco che mi aveva accompagnato sin dal primo giorno, anche quando non ci potevamo ved...