Capitolo 24

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Ero sdraiata sul divano con le mani dietro la testa, che guardavo il soffitto assorta nei miei pensieri.
- E quel sorriso da ebete è per... - mi disse Marta con una smorfia di disgusto quando mi trovò in quella posizione. La smorfia era perché già sapeva la risposta alla sua domanda.
- Ma non sei contenta per me? - le chiesi, un po' stranita. Aveva fatto il tifo per me e Marco da ancora prima che ci mettessimo insieme, e ora sembrava quasi infastidita dal fatto che fossimo finalmente in pace e decisamente innamorati.
- Certo che lo sono, stavo scherzando. - mi rispose scuotendo la testa e facendomi mezzo sorriso. Non riuscì a convincermi però, perché notai i suoi occhi velati da un qualcosa che non riuscivo a definire.
- Sei per caso invidiosa? - le chiesi ancora, guardandola con la testa piegata da un lato per studiarla per bene. Lei smise di botto quello che stava facendo e mi guardò con quella smorfia, di nuovo.
- Certo che no, e perché dovrei esserlo scusa? - disse, facendo finta di non capirmi. Forse perché si stava rendendo conto ciò che si stava perdendo con Manuel, tutto quello che avrebbero potuto vivere se non fosse stato per quel suo errore madornale.
- Ti manca Manuel. - dissi secca, senza nemmeno porgliela come domanda. Lei alzò gli occhi al cielo, e fece per andarsene in un'altra stanza.
- Se fai così non risolvi niente. Scappare non serve a nulla. O affronti il dolore, soffri, aspetti che il tempo ti guarisca le ferite e ci metti una pietra sopra, oppure vai da lui e te lo riprendi. - dissi senza fronzoli o dicendole quello che voleva sentirsi dire. Doveva affrontare la realtà, e prendere una decisione invece di girare per casa come una morta che camminava.
- Certo, come tu hai fatto con Marco. Ma a me non basterà farci sesso in un letto a baldacchino in un hotel di lusso a Milano per perdonarlo! - mi disse lei puntandomi il dito contro. Io indietreggiai d'istinto, nonostante lei fosse comunque lontana da me. Ma le sue parole erano state come un schiaffo. Gliela feci passare, sicuramente stava soffrendo come non aveva fatto nemmeno per Tommaso, ma avrei dovuto farla ragionare.
- Mi dispiace. - disse lei, cambiando completamente espressione quando vide la mia reazione alle sue parole. Si mise le mani tra i capelli per il nervoso, e la vidi sospirare come se non avesse aria nei polmoni.
L'abbracciai forte per cercare di rassicurarla ed assorbire un po' del suo dolore.
- Non importa. Ci terrei a precisare però, che non ho perdonato Marco quando siamo andati a letto insieme. L'ho fatto quando ho visto la sincerità nei suoi occhi, il pentimento, la voglia di riprovarci. L'amore. E mi ha dimostrato di meritarsi il mio perdono con i fatti. L'ho perdonato perché si è arreso ai suoi sentimenti una volta per tutte senza cercare di combatterli, e mi ha fatto entrare nella sua vita, completamente. - le dissi mentre le accarezzavo i capelli per farla calmare. Lei mi sorrise, pensando che forse lei non avrebbe mai letto quelle cose negli occhi di Manuel. Ma si sbagliava.
- E fidati, anche Manuel aveva l'amore negli occhi, aveva la sincerità, il pentimento, e la voglia di riconquistarti. Solo che tu eri troppo occupata ad essere furiosa con lui per riuscire a leggere i suoi occhi. - la guardai con dolcezza, dispiaciuta e arrabbiata perché come al solito avrei voluto poterla aiutare di più. Ma oltre che a consigliarle cosa fare, potevo fare ben poco. Avrei voluto solo che potesse vedere Manuel con i miei occhi invece che con i suoi. Molte volte bisognava solo cambiare prospettiva e scegliere dopo aver avuto una visione completa della situazione.



- Ehi. - gli dissi, e lui posò subito le labbra sulle mie. Marco era raggiante, e chiaramente contento di vedermi. Eravamo tornati da Milano dopo qualche giorno dall'infarto di Lorenzo, e per quella sera avevamo organizzato un cena con i nostri amici e colleghi dell'agenzia, e ovviamente avevamo invitato anche Marta.
Dopo che mi fece entrare in casa, sciolsi Spettro dal guinzaglio, e lui subito andò a cercare il piccolo Prince per giocare.
- Come va? - chiesi a Marco mentre mi tolsi le scarpe e lanciai la borsa sul divano. Adoravo il fatto di sentirmi a casa come se fosse la mia.
- Ora che sei qui, meglio. - mi disse lui con un sorrisetto, avvicinandosi pericolosamente a me e avvolgendo la braccia attorno alla mia vita. Io risi, cercando di non cadere nella sua trappola. Il fatto che fosse a petto nudo, come sempre durante l'estate, mi stava distraendo molto, ma cercavo di ignorarlo.
- Ti sono mancata. - dissi facendo la vocina che usavo con Spettro, come per prenderlo in giro per la sua dolcezza.
- No, è che non so da dove iniziare. L'unica cosa che ho fatto è stata spostare un po' di cose in modo da rendere il salotto più spazioso e poter poggiare il cibo in vari posti. - disse, ovviamente scherzando sul fatto che gli servissi solo per organizzare quella cena.
- Certo, hai fatto l'unica cosa di cui sei capace: il tuo lavoro. - gli dissi facendogli il verso, e lui alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
Ad un certo punto mi sentii sollevare da terra, e come di consueto iniziai ad urlare e battere i pugni sulla sua schiena.
- Cosa prepariamo per la cena? Un bel sacco di patate che ho trovato in offerta al supermercato! Qualità "Emma Guerra"! - si mise a girare per la casa con me a testa in giù e ad urlare facendo il cretino. Mi aveva appena dato del sacco di patate?
Aspettai che mi mettesse giù per provocarlo. Mi fece sedere sul ripiano della cucina, e lui si mise in piedi davanti a me. Io cinsi la sua vita con le gambe e lo avvicinai a me.
- Immaginati stasera, quando la cena sarà finita, e tutti se ne saranno andati... - iniziai a mormorare con fare seducente, baciandogli il viso per poi scendere sul collo. Lo vidi che si morse il labbro e chiuse gli occhi, in estasi. Feci un ghigno, notando con piacere che il mio piano stava funzionando.
- E la casa sarà un disastro ma a noi non fregherà niente perché saremo stanchi, ma felici, ed eccitati... - continuai la mia opera di seduzione, fino a far gemere il principino che reclinò la testa per lasciarsi baciare.
- Ma non succederà niente perché tu mi hai appena definita come "sacco di patate". - dissi secca, allontanandomi da lui e spingendolo via in modo che potessi scendere dal ripiano.
Lui fece un gesto con le mani come se mi volesse strozzare, e poi mi guardò scuotendo la testa.
- Ti odio, Emma Guerra. - disse stringendo i denti per trattenere la voglia di uccidermi. Io con un sorrisetto me ne andai verso il frigo per iniziare a preparare.
- Lo sa tutto il mondo che non è così. - gli dissi con fare sicuro, ricordandomi i commenti che ricevevamo ogni giorno sotto le nostre foto dalla gente che impazziva per noi due insieme.
- Non è vero. - disse lui cercando di negare l'evidenza, con una smorfia simile a quella che Marta mi aveva fatto poche ore prima. Doveva pur esserci un motivo perché quei due fossero così tanto amici.
- No infatti. Hai solamente mezzo milione di persone che commentano le foto che posti di me dicendo quanto tu sia diventato, e cito testualmente, "innamorato e sottone". - continuai, cercando di mantenere un tono serio. Purtroppo però la faccia che fece era così esilarante che scoppiai a ridere, e lui subito dopo di me.



- Wow, è tutto stupendo! - esclamò Marta dopo che si era fatta un giretto per il salotto. Marco ed io avevamo anche allestito il balcone che dava su Piazza di Spagna, e avevamo fatto davvero un gran bel lavoro.
- Sul serio? Perché Emma si è ostinata, come al solito, a voler fare tutto da soli e mandare in vacanza la mia adorata signora che mi avrebbe preparato un banchetto reale se glielo avessi chiesto. - disse facendo il simpaticone, e Marta lo guardò in modo strano, come se gli stesse facendo la radiografia.
- Sei sempre il solito. - brontolai guardandolo male, anche se quello che aveva detto non era del tutto una bugia. Volevo solo che Marco imparasse ad apprezzare il divertimento che ci potesse essere dietro le piccole cose, come preparare una cena. E credevo che far tornare prima a casa dal marito la signora che veramente gli faceva tutto, sarebbe stato l'ideale per quella poveretta.
Marco ridacchiò e mi diede un bacio fra i capelli prima di andare dagli altri ospiti.
- No, non lo è. - disse Marta con un sorriso soddisfatto, riferendosi alla mia ultima frase. Io la guardai confusa, convinta che Marta mi stesse per esporre tutta una sua teoria.
- Sì, lo vedo proprio diverso. Certo, ti fa sempre venire voglia di dargli un pugno su quel suo bel nasino, ma ha una luce diversa. Lo vedo più sereno, anche se sicuramente ha molte cose per la testa. Ma mi sembra in pace, ecco. E se mi avessi chiesto di descriverti Marco, di certo non avrei detto che fosse una persona in pace con se stessa e con il mondo. - disse lei, come se ci avesse riflettuto per bene, durante quei pochi secondi che aveva visto Marco da quando era arrivata.
- Forse è perché con il padre stanno cercando di risolvere le cose, e si stanno occupando dell'azienda insieme, senza farsi la guerra. - feci spallucce, e lei mi guardò divertita.
- È merito tuo Em, e di nessun altro. Tu sei per Marco ciò che Elena è ed è stata per Lorenzo. - disse ovvia, con fin troppa sicurezza ed entusiasmo. Io aggrottai le sopracciglia quando mi resi conto che non avessi ancora avuto tempo per spiegarle bene ciò che era successo con il padre di Marco.
- So tutto, me l'ha raccontato Marco per telefono. E sì, ha sentito la vostra conversazione in ospedale. Forse è anche per quello che si è dichiarato... nessuno si era mai messo così tanto in mezzo al suo rapporto con il padre per salvarlo. - mi sorrise, e vedevo quanto fosse fiera di noi due. Credevo che non si sarebbe mai immaginata che i suoi due migliori amici potessero arrivare fino a dove eravamo arrivati noi.
- Mi sembra tutto troppo bello, e ho paura che come è già successo in passato, la nostra bolla di felicità scoppi da un momento all'altro. - dissi, rivelando l'ansia che non mi aveva mai del tutto abbandonata.
- Lo so Em, è normale che tu abbia paura che tutto questo possa finire una volta per tutte. Ma non fasciarti la testa prima di rompertela, non preoccuparti troppo del futuro. Mica te lo devi sposare. - disse lei cercando di ironizzare per togliermi dalla testa quei pensieri. Io annuii, sapendo che avesse perfettamente ragione.
In quel momento, come se avesse sentito che stessimo parlando di lui, Marco si girò verso di me mentre andava in cucina e mi fece l'occhiolino. Io gli sorrisi e lo seguii con lo sguardo. Continuavo a guardarlo e a desiderare che quel sogno non finisse mai.
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Siamo giunti alla fine di questa storia, e spero che il finale vi sia piaciuto!
Spero che grazie ad Emma abbiate imparato che non sempre la scelta che sembra quella più giusta, lo è davvero. Spero che grazie a Marco abbiate imparato che accettare i propri sentimenti non significa essere deboli, ma al contrario, vivere veramente. Spero che questa storia vi abbia divertito e distratto ogni tanto dai vostri pensieri, proprio come ha aiutato me a farlo mentre la scrivevo.
Questa storia è una parte di me, e ringrazio ognuno di voi per averle dato un senso. ❤️
Vi lascio con un'ultima sorpresa...
- treatyourselfbetter

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