Capitolo 13

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Fissavo Marta che era seduta di fronte a me a tavola, immaginando le possibili conversazioni che aveva avuto con Marco sulla faccenda "pausa di riflessione". Mi chiedevo cosa le avesse detto il principino a tal proposito, se avesse usato con lei le stesse esatte parole per spiegare come si sentisse. E mi chiedevo lei in qualità di sua migliore amica cosa gli avesse detto al riguardo, ed in qualità di mia migliore amica cosa gli avesse consigliato di fare.

Volevo saperlo così ardentemente che stavo letteralmente mangiando la faccia della mia amica con lo sguardo, e lei dopo poco se ne accorse.

- Em? Mi stai ascoltando? - mi chiese lei, sporgendosi di più verso di me per provare ad ottenere la mia attenzione. Io sbattei le palpebre più volte e cercai di mandare via quei pensieri e di aprire le orecchie.

- Sei sicura che ci pensi tu qui? Manuel mi viene a prendere fra poco ed io devo ancora prepararmi. - mi disse lei, ricordandomi della sua uscita con il suo fidanzato che lei non voleva definire così.

- Sì. - dissi solamente, cercando di nascondere la mia disperazione dopo aver visto tutti i piatti che avrei dovuto lavare. Non riuscivo a capire come, ma quando Marta cucinava sporcava mille pentole, posate e ciotole, e ogni volta i piatti da lavare sembravano quelli del cenone di Natale nonostante fossimo solo io e lei.

Lei annuì, alzandosi da tavola per andare a prepararsi. Poi si soffermò sulla mia espressione alquanto inquieta, così sbuffò, guardò l'orologio che aveva al polso, e poi si risedette di fronte a me.

- Okay, chiedimelo. - disse frustrata, con la consapevolezza che avrebbe fatto ritardo al suo appuntamento. Io, proprio perché non le volevo rompere le scatole, rimasi in silenzio, guardandola interrogativa.

- Em, lo so che muori dalla voglia di chiedermi qualcosa su Marco, ma purtroppo non siamo ancora arrivate ad un livello di telepatia tale da sapere cosa tu voglia chiedermi quindi... parla e basta. - mi guardò un po' spazientita, ma sapevo che avrebbe parlato di quella faccenda anche per un'ora, se questo mi avesse fatto stare meglio.

E per di più, ero consapevole del fatto che Tommaso non l'avrebbe fatto aspettare e che avrebbe rimandato la nostra conversazione, quindi al contrario Manuel non le aveva inghiottito il cervello, e per questo ne ero grata.

- Cosa ti ha detto? Come sta? Come vanno le cose in azienda? Vuole lasciarmi? - le chiesi a raffica, non preoccupandomi di sembrare una ragazzina piagnucolona ed insicura, perché infondo era Marta.

- Beh, sta bene, è vivo e vegeto, o almeno per ora. Sta sopravvivendo anche ai problemi dell'azienda, ma secondo me non durerà a lungo. - disse lei facendola breve, ed io tirai un sospiro di sollievo, ma non capivo quella sua ultima frase.

- Cioè? - chiesi con un'espressione da ebete. Odiavo sentirmi in balia di quell'emozioni piuttosto scomode, ed odiavo lasciarmi sconvolgere il cuore, la mente e la vita da Marco Riva.

Era come se avessi perso la padronanza dei miei pensieri e sentimenti. Questa sensazione di essere fuori controllo mi metteva un'ansia incredibile, e se pensavo all'amore mi veniva in mente soltanto tutta la sofferenza ed il dolore che avevo provato al liceo quando ero stata lasciata, e da cui ero riuscita a guarire totalmente più di un anno dopo la rottura. La verità era che avevo una paura incredibile di ritrovarmi nella stessa situazione, proprio perché allora mi ero ripromessa di non permettere ad un uomo di avere così tanto potere su di me.

- Em, io capisco le sue ragioni, e credimi, mi ha anche sorpreso questo suo atto di maturità. E so anche che ultimamente ti ho dato opinioni confuse sull'amore, e su voi due, ma credo che ormai quello che c'è tra voi è troppo forte e troppo importante per essere cancellato, o ignorato. - lei mi puntò i suoi occhioni color cioccolato nei miei, e mi prese la mano.

Amor vincit omniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora