- Oh, emmh, il mio accompagnatore è miracolosamente comparso. Devi scusarmi. - sorrisi a Michele, il quale annuì lanciando uno sguardo simpatico a Marco.
Io presi il pallone gonfiato che in quel momento sembrava sul punto di scoppiare, e lo portai in un angolo appartato, così per dargli un po' di spazio nel caso avesse voluto fare una scenata di gelosia.
- Ce l'hai fatta. - gli sorrisi, cercando di non vedere quel spaventoso cipiglio sul suo viso che non prometteva nulla di buono.
- Già, ma mi sembra che te la stessi cavando benissimo. - mi disse sarcastico, ed io scossi la testa contrariata.
- Michele il siciliano? Sul serio, Emma?! - sussurrò lui per non farsi sentire, ma riuscì comunque ad esprimere la sua rabbia.
- Che hai contro i siciliani? - gli chiesi facendo spallucce, poi mi ricordai che lui fosse di Milano e che credesse che la sua città e la sua gente fossero le migliori di tutto il mondo.
- Ti stava mangiando con lo sguardo. - disse con una smorfia, ed io cercai di non ridergli in faccia. Alla fine non era così furioso come mi aspettavo, ed era quasi tenero in quel momento.
- Ti sbagli, sei tu che vedi ogni ragazzo intorno a me come un possibile nemico. Stavamo solo parlando del più e del meno. E ti stavo aspettando. Queste feste sono così strane senza di te. - gli dissi sincera, ed il suo sguardo si addolcì.
Mi avvicinai di più a lui, e gli presi le mani nelle mie. Rimasi in silenzio, ma quello era un modo per dirgli quanto mi mancasse in quel periodo. Mi mancavano le sue battute e i nostri battibecchi, rimanere nel suo letto fino a mezzogiorno con le cupole di Roma a farci da sfondo. E soprattutto mi mancavano i suoi occhi limpidi e senza preoccupazioni, ora invece sembrava invecchiato di vent'anni tutto d'un tratto, sempre irritabile e concentrato sul lavoro.
Ma anche se solo per una sera, avrei potuto risvegliare quel Marco Riva che mi aveva aperto la porta del bagno mentre ero mezza nuda e che non si era nemmeno scusato di averlo fatto.
- Dimmi che almeno non hai mangiato le tartine al salmone senza di me. - mormorò lui, piuttosto seriamente.
- Non lo farei mai! - esclamai ovvia, e poi scoppiammo a ridere. Mi prese sotto braccio come al solito e ci dirigemmo verso il buffet.
Stavo bevendo il mio amato tè freddo alla pesca, di nascosto a Marta perché secondo lei aveva troppi zuccheri, mentre accarezzavo Spettro che si era accucciato sotto i miei piedi. Quando poi sentii dei rumori provenire dal bagno di Marta, mi sbrigai a bere l'ultimo sorso, e a nascondere la bottiglia del tè nel frigo. Quando la mia amica entrò in cucina, mi trovò tutta tranquilla a fare colazione con i miei soliti biscotti.
- Buongiorno! Come è andata ieri sera? - mi chiese squillante, schioccandomi un bacio sulla guancia. Io le sorrisi nervosamente, sperando dentro di me che non avesse sentito l'odore del tè.
- Bene, alla fine Marco non è venuto nemmeno così tanto in ritardo. - risposi contenta, e lei iniziò a prepararsi il suo strano infuso verde e bollente che beveva in qualsiasi stagione dell'anno, anche quando fuori c'erano quaranta gradi all'ombra.
- Oh, menomale! E come mai sei già in piedi? A che ora sei tornata stanotte? - mi chiese curiosa, ed alzai gli occhi al cielo.
- Sono tornata presto, infatti. Marco stamattina doveva andare in azienda, come tutti i giorni. - dissi con un sospiro, e lei mi guardò dispiaciuta.
- Oh, e quindi niente notte di fuoco? - mi guardò con due occhioni, senza malizia. Era solo sinceramente dispiaciuta del fatto che io e Marco non sembravamo nemmeno più in una relazione amorosa.
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Amor vincit omnia
RomanceSequel di "Ad maiora" "L'amore vince su tutto." "Camminai sul quel tappeto cercando di ignorare quella sensazione di freddo che provavo per l'assenza del corpo di Marco che mi aveva accompagnato sin dal primo giorno, anche quando non ci potevamo ved...