Capitolo 5

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[Simon]

Fu una forte raffica di vento a svegliare di soprassalto Simon che, notando la finestra della sua camera aperta, si rese conto di essersi addormentato senza chiudere la tapparella. Con gli occhi ancora assonnati cercò a tentoni il cellulare. La luce dello schermo lo accecò per un paio di secondi, ma riuscì comunque a guardare l'ora: 5.54. "Almeno sono riuscito a dormire un paio d'ore" pensò il corvino. Da un paio di giorni, infatti, addormentarsi gli risultava sempre più difficile. Complici i pensieri che gli facevano scoppiare la testa: lo strano comportamento di Sara dall'inizio delle vacanze, i doppi turni di sua madre per mantenerli, le richieste di aiuto di suo padre, e infine Wilhelm. Quando la mente raggiunse quel pensiero, Simon si svegliò di colpo, ricordando la chiamata del giorno precedente, quando dopo giorni di silenzio aveva risentito la voce del principe.

"Sei l'unica cosa reale della mia vita" gli aveva detto. Sorrise a quel pensiero e fu quasi tentato di scrivergli per vederlo davvero, ma vederlo significava riportare a galla tutti i sentimenti che da giorni cercava di reprimere con tutte le sue forze. Cercò di ripetersi che mai e poi mai sarebbero riusciti a stare insieme e che doveva andare avanti. Vederlo non era un'opzione possibile. Doveva distrarsi, doveva pensare ad altro, doveva....

Stava quasi per finire il pensiero quando si rese conto che le sue dita stavano giocando con qualcosa intorno al suo collo e quel qualcosa era proprio il ciondolo che Wille gli aveva regalato per Natale. Prese il cuscino da dietro il capo e lo schiacciò sul suo viso soffocando un grido di frustrazione. Tutto lo riportava sempre a lui, tutto si collegava sempre a Wilhelm. Come poteva uscirne?

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Era quasi ora di cena quando Simon, intento a giocare una partita ai videogiochi, sentì la vibrazione di un messaggio arrivare nel suo cellulare. Sbloccò lo schermo e sgranò gli occhi quando lesse proprio il nome di Wilhelm:

"Wilhelm:
Allora questa sera ci vediamo?"

E ora? Voleva dirgli di sì, voleva disperatamente dirgli di sì ma non poteva farlo e lo sapeva.

"Simon:
Non è una buona idea Wille, ti prego di capire".

Ma la risposta di Wilhelm lo spiazzò:

"Wilhelm:
Lo sai anche tu che non riusciamo a stare distanti, perché fai così?"

Non riuscì a non arrabbiarsi di fronte a quel messaggio. Perché faccio così? Come poteva chiedere una cosa del genere? Come poteva incolpare lui di voler stare distanti?

Simon, spinto dalla rabbia che teneva dentro da settimane, inviò il messaggio di getto, senza nemmeno rileggerlo:

"Simon:
Perché tu hai negato la nostra storia davanti a tutto il Paese. Perché mi hai lasciato da solo ad affrontare tutto questo casino. Perché non hai avuto le palle di dire a tutti che sei gay e che mi ami".

Simon sbiancò rileggendo ciò che aveva scritto e che Wilhelm aveva appena letto e se ne pentì immediatamente. Ma si rese anche conto che non erano bugie e non poteva fare a meno di sentirsi arrabbiato con lui. Allo stesso tempo sapeva che anche per il biondo la situazione era complicata e le pressioni che aveva erano già molte.

Furono minuti interminabili senza ricevere una risposta di Wilhelm. Era pronto a tutto, a ricevere la stessa rabbia indietro, allo sfogo sulle sue responsabilità da futuro Re. Al discorso su quanto sua madre lo stesse riempiendo di stress. Ma la sua risposta, al contrario, fu molto più breve.

"Wilhelm:
Hai ragione Simon. Ti lascio andare. Buona serata e scusa ancora per tutto".

Ti lascio andare. Ti lascio andare. Ti lascio andare.

simonxwilhelm - What if?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora