Capitolo 11

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[Wilhelm]

Quando Wilhelm aveva aperto gli occhi quella mattina, il suo pensiero era andato immediatamente a Simon. Non che fosse una novità, ma questa volta il motivo era molto più importante. Ciò che lo aspettava nelle ore successive sarebbe stato tutt'altro che semplice per loro.

Era arrivato quel giorno, il giorno. Sarebbe tornato ad Hillerska, avrebbe ricominciato il semestre lontano da quelle quattro mura in cui si sentiva soffocare e avrebbe rivisto il ragazzo che amava tutti i giorni.

Era come se fosse un nuovo inizio, una nuova ripartenza. Peccato che quel sogno ad occhi aperti fu immediatamente infranto nel momento in cui si ricordò tutto ciò che era accaduto negli ultimi giorni.

Sua madre era stata chiara, niente errori, niente guai. Niente Simon. Per non parlare della questione August. Avrebbe dovuto stare vicino al ragazzo che più di tutti aveva tradito la sua fiducia, che aveva rovinato la sua vita.

Si ritrovò a pensare che forse le quattro mura della sua camera non erano una prigione così terribile. Stava per rimanere intrappolato in un altro incubo, ancora peggiore. Perché Simon sarebbe stato lì, vicino a lui, e lui non avrebbe potuto fare niente.

Wilhelm avrebbe dovuto sentirsi disperato, senza una soluzione. Ma non era così. Perché lui una decisione l'aveva presa ed era sicuro della sua scelta. Aveva evitato anche di scrivere a Simon, non voleva distrazioni ma solo trovare la soluzione che gli aveva promesso, per essere felici insieme. Così aveva passato l'intera settimana a progettare per filo e per segno come sarebbe stato rivederlo, ricominciare insieme.

Avrebbe mandato a fanculo tutto, tutte le regole, tutto ciò che sua madre gli aveva imposto, tutti i giudizi. Sarebbe arrivato lì, avrebbe ignorato tutto e tutti e sarebbe andato diretto verso il suo ragazzo. L'avrebbe baciato, davanti a tutti. Gli avrebbe preso la mano e senza smettere di guardarlo negli occhi (perché gli occhi di Simon avrebbero brillato come mille stelle) sarebbero entrati a scuola, sotto gli sguardi sbigottiti di chiunque.

Si sarebbe scatenato il panico, la notizia sarebbe uscita immediatamente. E lui avrebbe detto a tutti come si sentiva: "Non so cosa sono, chi sono. So solo di essere perdutamente, irrimediabilmente innamorato di questo ragazzo".

E lo avrebbe baciato di nuovo. Tutti lo avrebbero accettato, anche sua madre. Si sarebbe sentita fiera di lui e profondamente dispiaciuta per ciò che aveva fatto. Per come lo aveva fatto sentire.

Aveva pensato a questo e tutto sembrava avere senso. Tutto sarebbe andato bene. Era stata la notte più lunga della sua vita ma il film che si era fatto della sua storia con Simon sembrava filare senza nessun problema, nessun ostacolo.

La domanda era: sarebbe riuscito ad essere così coraggioso?

A distoglierlo da quella domanda fu un bussare alla sua porta:

«Altezza, la colazione è quasi pronta e la macchina partirà fra mezz'ora» sentì dire a una delle guardie.

«Certo, ora arrivo. Grazie» rispose soltanto.

Si vestì, cercò di risultare ordinato e di nascondere quelle occhiaie terribili che aveva sotto agli occhi.

Poi prese la valigia e lo zaino. Prima di uscire dalla porta si voltò un attimo per osservare la stanza che stava lasciando. Era incredibile come la stanza in cui si era sentito più al sicuro nella sua vita, fosse ora lo spazio che più lo terrorizzava, che lo aveva visto soffrire da matti e che lo faceva sentire impotente e incapace di respirare.

Si ripromise che mai nella vita avrebbe dovuto sentirsi di nuovo così. E stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche, uscì dalla camera.

simonxwilhelm - What if?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora