Capitolo otto: imparando a conoscersi

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Sono passati ormai tre giorni dal mio "appuntamento" con Baston. Non si è più fatto sentire e non l'ho neanche più visto in giro. Oggi ci sono di nuovo gli allenamenti di Quidditch di Grifondoro ma non ho intenzione di andarci. Mi dispiace per Ginny, le ho detto che non potevo venire. Non ce la faccio a vederlo giocare tranquillamente mentre io soffro a causa sua.

"Ecco per te una bella dose di felicità" dice Ron entrando in sala comune con un vassoio pieno di pollo.

"Mangialo tu Ron, non mi va" gli rispondo spingendo il vassoio dal suo lato del tavolino. Amo quest'ora del pomeriggio perché la sala comune è deserta, sono tutti a guardare gli allenamenti o nelle loro camere a riposare.

Prendo un libro e mi siedo su una poltrona e sento Grattastinchi strofinarsi sulla mia gamba. Lo prendo in braccio e lo faccio accomodare sulle mie ginocchia.
Leggo per una mezz'oretta circa mentre Ron mangia rumorosamente il pollo accanto a me.

La mia pace dei sensi (interrotta dal rumore provocato da Ron e dalle sue cosce di pollo) viene però interrotta quando sento la Signora Grassa urlare dal suo ritratto.

"Sta più attento ragazzo!" urla mentre vedo Baston precipitarsi in sala comune.

"Che vuoi? A quest'ora non dovresti essere al campo a giocare?" dice Ron alzandosi dalla poltrona.

"Non ci riesco se non c'è lei" dice guardandomi negli occhi. È pazzo. È completamente pazzo.

"Oliver ma sei impazzito? Ma cosa ti prende? Atterrare nel bel mezzo di un allenamento e abbandonare il campo con il rischio di prenderti una pluffa o peggio un bolide in faccia!" urla Ginny dopo essere corsa in sala comune per raggiungerlo.

"Vieni agli allenamenti" mi dice Oliver ignorando Ginny.

"Mi hai dato buca e adesso vuoi che venga agli allenamenti?" gli rispondo guardandolo e sostenendo il suo sguardo.

"Vieni agli allenamenti" continua a dire imperterrito. Cosa pretende? Che io lasci quello che sto facendo (non che sia particolarmente interessante) e lo segua fuori verso il campo da Quidditch?

"No" gli rispondo secca.

"VIENI-AI-MIEI-ALLENAMENTI! CAVOLO!" urla a squarciagola scandendo le parole.

"OLIVER!" dice Ginny prendendolo per un polso. Lui si libera rapidamente dalla sua presa e corre verso le scale del suo dormitorio. Presumo stia andando in camera sua.
Non so neanche io per quale assurdo motivo ma decido di seguirlo. Busso alla porta della sua camera (so qual è dato che è la stessa dei gemelli) aspettando che mi apra.

"Chiunque sia mi lasci in pace!" urla ma sento la sua voce soffocata dal pianto.

"Sono io, Emily" rispondo a un tono di voce talmente basso che non sono sicura lui abbia sentito. Il mio dubbio viene subito chiarito quando sento la maniglia della porta abbassarsi e la porta aprirsi subito dopo. Ha gli occhi rossi, misti tra rabbia, delusione e paura. Entro timidamente nella stanza e noto due letti e lo spazio adiacente ad essi pieni di cianfrusaglie, invenzioni varie e scatole, scatole, scatole: ovviamente i letti di Fred e George. Un altro letto vicino alla finestra che capisco subito essere quello di Lee dalla scritta sul muro che recita "letto di Lee" e poi quello vicino alla porta, senza dubbio il suo. Ha la coperta blu del Puddlemere United, la sua squadra di Quidditch preferita. Intorno ci sono tutti poster e foto di Quidditch e poi, sopra il letto, una piccola foto di lui con i suoi genitori, sua sorella e suo fratello.

"Penso che tu mi debba delle scuse" inizio a dirgli mentre mi guardo le mani imbarazzata.

"Hai ragione... Scusami" mi risponde sedendosi sul letto. Subito dopo mi fa cenno di sedermi accanto a lui e io, per paura della reazione che potrebbe avere se dovessi contraddirlo, obbedisco.

"Non avere paura di me, ti prego" mi dice come se mi avesse letto nel pensiero. Non credo sia capace di fare un legillimens di questo livello.

"N-non ho paura" gli rispondo guardando ovunque tranne che lui.

"Ho avuto una reazione esagerata lo ammetto, non ho mai avuto problemi a controllare la rabbia... È solo che..." fatica a trovare le parole "nessuna ragazza mi aveva mai detto di no, ecco" mi dice.

"Mi hai dato buca Bas" gli dico e non so neanche perché l'ho chiamato così. Mi è venuto spontaneo.

"Bas?"

"Non cambiare discorso"

"Sono venuto, un'ora dopo ma sono venuto. Ti ho vista molto vicina a Ronald"

"Un'ora dopo? Eri così indeciso? Me l'hai dato tu l'appuntamento"

"Non cambiare discorso" mi ripete le stesse parole che gli ho detto io poco prima. Ho capito che vuole che gli parli del quasi-bacio con Ron.

"Ha tentato di baciarmi, non significava niente. Puoi chiedere anche a lui se non mi credi" rispondo, sulla difensiva.

"Ci hai tenuto a precisare che è stato lui a tentare di baciarti" mi dice guardandomi.

"Perché ti importa?" rispondo io e subito dopo lui si alza.

"Voglio che tu venga ai miei allenamenti" mi dice subito dopo con tono calmo.

"Perché Bas? Perché ci tieni così tanto ad avere la mia presenza su quegli spalti ogni volta che giochi?"

"Io non lo so Elle, non lo so, te lo giuro" mi dice e capisco che è sincero. Noto che mi ha chiamato Elle e sono sicura che l'ha fatto di proposito.

"So solo che se non ci sei tu non riesco a giocare... Non ne ho parata nessuna negli ultimi due allenamenti. È come se... Se la tua presenza mi infondesse sicurezza"

"Non voglio giocare male, non posso giocare male. Non posso permetterlo. E non capisco perché le mie prestazioni a Quidditch dipendano da una ragazza"

"Sapevo di essere solo questo per te, UNA ragazza, UNA delle tante" gli dico alzandomi da letto.

"ELLE! Mi ascolti quando parlo?" urla. "Non ho mai detto questo! Non ho mai detto che sei una delle tante!"

Non lo sopporto urlare. Mi fa paura. Inizio a piangere.

"Fammi uscire da qui" gli dico mentre sento l'aria che inizia a mancarmi. Credo di stare per avere un attacco di panico.

"Elle! Elle stai bene? Elle?" si avvicina a me mentre le gambe mi cedono e finisco seduta sul pavimento della sua camera.

"Respira con me okay?" mi dice e io annuisco. Un respiro, due respiri, tre respiri, finché non riesco a respirare normalmente.

"G-grazie" gli dico rimanendo seduta a terra. Si siede anche lui vicino a me con le spalle appoggiate alla porta.

"Sono un idiota. Un completo idiota" dice mentre si prende la testa tra le mani.

"Non sei un idiota Bas" gli dico prendendo la sua mano, impedendogli di tirarsi i capelli.

"Ti ho detto delle cose importanti Elle, l'hai capito questo, vero?" mi chiede guardandomi negli occhi. Annuisco accennando un leggero sorriso.

"Quindi? Quando sono fissati i prossimi allenamenti?!"

La ragazza del capitano || Oliver Baston Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora