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𝚃𝚊𝚎𝚑𝚢𝚞𝚗𝚐 𝙿𝚘𝚟

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𝚃𝚊𝚎𝚑𝚢𝚞𝚗𝚐 𝙿𝚘𝚟

La mattina dopo mi svegliai parecchio strano, avevo una brutta sensazione e quando scesi per fare colazione non trovai il tenente bensì c'era il colonnello.
Rimasi immobile sentendo il sangue gelarsi nelle vene.

"Passeremo del tempo insieme, arma." Disse e abbassai subito lo sguardo sentendo il suo puntarsi su di me.
Di scatto mi ritrovai in ginocchio e mi teneva fermo per il collo.
"La mia piccola arma è tornata dal suo legittimo proprietario" disse con una risatina gelida.
"Ti farò ricordare qual'è il tuo posto."
Mi fece mettere giù, completamente in un inchino profondo e sottomesso con la fronte appiccicata al pavimento, proprio a pochi centimetri dalle sue scarpe.
"Ecco dov'è il tuo posto" disse mollando la presa.
Poi prese una catena e la legó al mio collo e mi lasciai trascinare fino al tavolo mentre lui finiva di fare colazione.

Dov'era il tenente? Perchè mi aveva abbandonato tutto ad un tratto?
Sapeva che suo fratello mi detestasse, eppure ero finito tra le sue grinfie.

[...]

Dopo aver finito di fare colazione mi portó nella sua enorme casa.
Sua figlia non c'era quindi avrebbe potuto dare benissimo sfogo alla sua rabbia verso di me.
Infatti dopo avermi portato in una stanza vuota mi inizió a picchiare violentemente dicendomi di tutto e di più.
Subii semplicemente come facevo quando ero suo, quando gli appartenevo.

Mi rialzavo sempre e continuavo a tenere lo sguardo sul pavimento.
Jeon Hyun aveva questa particolare capacità  che mi faceva sentire l'essere più inferiore di questo pianeta.
Lo lasciai sfogarsi e alla fine mi attaccó alla parete con le catene.

"Guai a te se fai un fiato.
Se mia figlia ti scopre giuro che ti ammazzo".
Sapevo che non stesse scherzando, lo avrebbe fatto senza alcun problema.
"Si, signore" dissi flebilmente.

[...]

Conoscevo fin troppo bene il carattere del colonnello, il suo modo di pensare, le sue torture e le sue punizioni.
I giorni seguenti me la fece pagare.
In primo luogo per sua figlia, per essermi legato così tanto a lei, per essere così amici.
Poi per essere voluto essere un ragazzo normale, non essere più un arma, non essere più un freddo essere che veniva comandato a bacchetta.
Poi non mi fece né mangiare né bere.

Ovviamente con il suo modo di fare, il suo lavaggio nel cervello mi ero indurito di nuovo sentendomi davvero, di nuovo un oggetto fatto solo per essere usato.
Ad un certo punto avevo smesso di chiedermi dove fosse il tenente.

Prima o poi qualcuno si sarebbe chiesto dove fossi e se non fossi morto prima sarei uscito di lì.

Quella mattina il colonnello entró con una gabbietta e vidi che c'era un coniglietto dentro.
Avevo già capito cosa sarebbe successo e ora che avevo preso possesso dei miei sentimenti, durante quelli anni sarebbe stato decisamente più difficile.
Ma non così tanto visto che ero davvero affamato.
Del resto l'uomo non cacciava continuamente? Non uccideva continuamente?

"Sai già cosa fare" disse aprendo la gabbietta e mettendomi il coniglietto sulle mani.
Era così dolce, dal manto nero e da degli occhietti dolcissimi.
Non dovevo esitare, non dovevo mordermi il labbro, non dovevo sospirare.
Dovevo solo uccidere e mangiare.
Così feci, lo accarezzai un ultima volta, scusandomi con lui, mentalmente e gli ruppi l'osso del collo.
Il colonnello mi lanció un coltello per scuoiarlo e disossarlo e così feci.

Lo mangiai crudo, sapendo che mi sarei sentito male, ma al colonnello non importava, dovevo seguire i suoi ordini senza fiatare.
Non avevo nessun diritto di fare altro.
Infatti vomitai tutto ore dopo e infine venni riportato a casa del tenente.

"Il tenente tornerà domani mattina.
Non dirai ciò che è successo, altrimenti la prossima volta che mi capiterai a mano sarà davvero la fine per te.
Hai la febbre e dirai che l'hai avuta per tutto il tempo in cui lui non c'è stato" comandó con tono gelido.
Annuì e mi furono date delle medicine dopo mi feci un bagno e mi disinfettai le ferite.
Non avrei fiatato.

𝑆𝑡𝑎𝑦 |𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora